====== Fichte ====== [{{ :filosofia:johann_gottlieb_fichte.jpg?200|Ritratto di Gottlieb Fichte}}] **Johann Gottlieb Fichte** (1762, Rammenau, Germania) fu un filosofo tedesco, uno dei massimi esponenti dell'[[filosofia:idealismo|Idealismo]] del periodo [[arte:romanticismo|romantico]]. Il suo idealismo è definito <>, <> e <> ===== Vita e Opere ===== Fichte nacque nel 1762 a Rammenau. Studiò a Königsberg e in seguito scrisse un'operetta simile al primo [[filosofia:kant|Kant]]. Divenne un professore a Jena. Le più significative opere di Fichte sono: * //**Fondamenti dell'intera dottrina della scienza**// * //**Discorsi alla nazione tedesca**// * //Lezioni sulla missione del dotto// * //Lo stato commerciale chiuso// * //La missione dell'uomo// ===== Filosofia ===== La nostra autocoscienza, che è il punto di partenza per la filosofia di Fichte, può qualificare di verità anche il principio di identità. L'io fichtiano è infinito (non limitato dal noumeno) e produce la realtà che conosce. L'io, prima di porre il principio d'identità, deve necessariamente porre sé stesso, la cui prima affermazione è il principio d'identità: ${A = A}$. Questo è un principio filosofico riconducibile addirittura a Parmenide, ma per Fichte esso costituisce la risposta all'Io Penso kantiano. L'Io Penso di Kant si manifesta solo in ambito gnoseologico, come configuratore di forme. L'Io di Fichte è invece infinito, puro, e si configura come un creatore dell'essere, sul piano metafisico-ontologico. L'Io Penso kantiano non può affermare nulla senza prima affermare la sua auto-esistenza. L'Io Infinito è assoluto, pertanto, pone sé stesso. Fichte osserva l'antico principio filosofico di affermare l'esistenza di qualcosa sostanziandola con l'esistenza del suo opposto (es. luce / buio, caldo / freddo ecc.). Partendo da ${A = A}$, non si ha una chiarificazione dell'esistenza di ${A}$. L'Io puro, pertanto, per poter esistere nella sua forma più assoluta è costretto a creare il non-io, e ad opporlo a sé stesso. Se l'Io fichtiano è assoluto e infinito, la realtà oggettiva sensibile costituisce il non-io. Avendo creato la realtà (il non-io), ha necessità di affrontarla, ontologicamente e gnoseologicamente. Esistono pertanto tanti io divisibili --- noi --- e tutti i non-io divisibili --- gli oggetti della natura. Attraverso l'uomo, pertanto, l'Io si riappropria della propria creazione. Il ritmo triadico di Fichte è così strutturato: - Tesi: si afferma qualcosa - Antitesi: la si nega - Sintesi: si torna alla tesi iniziale con l'arricchimento del superamento dell'antitesi Tutti e tre gli idealisti sono convinti che la filosofia abbia questo ritmo. Con la sintesi (che per l'io divisibile sta nell'azione), si ha un superamento dell'opposizione data dal non-io, che dà all'uomo un maggior grado di libertà, sia a livello soggettivo/etico che a livello collettivo. Il processo di creazione dell'Io è esposto dalle tre proposizioni dell'Io della Scienza: - Tesi: l'Io pone sé stesso (l'Io esiste come agente e soggetto dell'azione, ovvero è //**Tathandlung**//) - Antitesi: l'Io pone il non-io - Sintesi: all'interno del grande non-io ha creato tanti piccoli Io (le nostre coscienze) e tanti piccoli non-io (il non-io è parcellizzato negli oggetti materiali) Fichte chiama l'Empirismo <>: mentre l'Idealismo parte dall'Io, l'Empirismo ha una prospettiva che parte dall'oggetto. L'Idealismo è una dottrina che permette all'Io di capire che nulla di esistente in questo universo è inaccessibile ad egli, e pertanto promuove la libertà dell'individuo; al contempo l'Empirismo porta all'idealizzazione e alla venerazione del non-io, che è quindi ridotto a dogmi e percepito come un insieme come entità estranee. Anche se noi la analizziamo in passaggi logici, la produzione del non-io da parte dell'Io è contestuale e automatica, e non è cronologicamente scindibile. La Produzione dell'Io infinito è inconscia, e avviene nel momento in cui l'io si pone come mente infinita, che possiede l'//immaginazione produttiva//. Nell'auto-porsi, compie attività mentale, la quale dà luogo alla realtà. Il processo conoscitivo diventa pertanto un processo non solo di auto-consapevolezza, ma anche di appropriazione del significato profondo della propria esistenza. Nella Dottrina Morale, Fichte riprende da Kant il primato della Ragion Pratica e volge quest'idea in senso idealistico. Nel suo sistema a sintesi aperta, l'Io continua a esistere, e pertanto gli Io finiti compieranno questo sforzo per tendere all'Io infinito; tale sforzo, che richiede una continua attività, si configura nel primato della Ragion Pratica sulla Ragion Pura (ossia dell'azione sulla mera contemplazione). La soddisfazione intellettuale((Ossia pensare di "avere capito")) non è ammessa, perché nella tensione sta l'attività, e nell'attività sta la libertà. L'uomo deve costantemente sforzarsi di tendere verso l'Io infinito, di conoscere e comprendere come gli oggetti attorno a noi non siano altro che un nostro prodotto (e non -- invece -- qualcosa di estraneo). Il corpo è visto come la prigione dello spirito, da cui gli uomini devono compiere una fuga; lo possono fare al meglio non come singoli individui, ma come membri di un ente plurimo: l'umanità; è dunque imperativo cooperare con gli altri uomini per comprendere che il non-io è una nostra produzione, e liberarci dalle "catene" della materia. Il dotto è colui che ha capito in maniera più compiuta la produzione dell'Io, e a lui spetta guidare gli altri uomini. Chi non esplicita questo compito non sta dando un reale significato alla sua esistenza. Il costante sforzo dell'uomo prende in tedesco il nome di //**Streben**//. **Il processo conoscitivo non porta solo all'auto-consapevolezza ma all'appropriazione del significato profondo della propria esistenza**, che avviene in modo progressivo e per fasi: * Sensazione * Intuizione * Intelletto * Giudizio * Ragione Se le condizioni politiche sono avverse, scoprire che il mondo è un nostro prodotto diventa molto difficile. Fichte vede lo Stato ideale come un'autarchia, totalmente chiusa, priva di contatti con l'estero e interessata a produrre al meglio, un'entità che impone regole che facciano sentire l'uomo al sicuro. Fichte resta comunque nella tradizione contrattualista, riconoscendo agli uomini diritti naturali quali la vita, la proprietà e la conservazione. Lo Stato è solo un mezzo attraverso cui l'umanità si può realizzare, pertanto deve preservare i diritti naturali e riconoscere l'importanza degli uomini. A differenza di [[Hegel]], Fichte sostiene che lo stato non abbia un'importanza strutturale. Nei //Discorsi alla Nazione Tedesca//, Fichte dà vita a una nuova tradizione orale che si svilupperà in modo non strutturato e getterà le basi per le ideologie che sostengono la supremazia del popolo tedesco su tutte le altre razze. Secondo Fichte, per permettere agli uomini di riappropriarsi del mondo esterno è importante che vi sia una pedagogia capace di insegnare le cose fondamentali; non tutti i popoli capiscono che il non-io è prodotto dell'Io, e quello che lo capisce al meglio è il popolo tedesco, che mostra ancora una cultura e delle tradizioni originali, non essendosi mischiato mai con altre etnie. I tedeschi sono gli unici a poter parlare di "patria" (//heimat//) a pieno titolo. La Germania è la "nazione eletta", il luogo in cui nascono le ideologie e le teorie che in futuro verranno adottate e sviluppate anche dagli altri popoli nelle altre nazioni d'Europa. La Nazione Tedesca, così come i dotti dovranno guidare gli uomini, dovrà guidare l'Europa nell'acquisizione della consapevolezza che le cose sono emanazione del non-Io.