Cartesio (italianizzazione di René Descartes) fu un filosofo razionalista francese. Nacque nel 1596 nella Loira (Francia) e morì nel 1650 a Stoccolma (Svezia). Come filosofo, Cartesio fa del dubbio un pilastro fondamentale della sua filosofia, tuttavia riconoscendo nell'auto-esistenza una certezza innata (gli uomini sanno di esistere in quanto in grado di pensare), principio riassunto nella celebre locuzione: «Cogito, ergo sum», in contrapposizione ai filosofi scettici. Egli afferma che non esiste alcuna garanzia di saper discernere la veglia dal sogno: l'evidenza del sogno può essere tanto verosimile quanto quella dello stato di veglia. Pertanto, è possibile acquisire qualsiasi conoscenza sia da svegli, sia sognanti.
Secondo Cartesio, la conoscenza proviene dall'osservazione dell'evidenza, sottoposta al criterio di giudizio della ragione.
Nato nel 1596 a La Haye, Cartesio studiò nel collegio gesuita di La Flèche e nel 1628 si trasferì in Olanda, condividendo quegli ideali sociali, politici, economici e religiosi su cui si fondava il liberalismo olandese. Aveva in piano di pubblicare un ambizioso trattato di fisica e cosmologia, progetto a cui si vide tuttavia costretto a rinunciare dopo la condanna di Galilei per aver sostenuto la sua stessa tesi – l'eliocentrismo – nel Dialogo sui massimi sistemi. Nel 1644 si trasferì, su richiesta della regina Cristina di Svezia, presso la corte di Stoccolma, dove morì nel 1650.
Le sue principali opere sono:
La filosofia di Cartesio ha come punto di partenza una nozione innata: la certezza dell'esistenza: se io dubito, anche in modo iperbolico, vuol dire che sto pensando; pertanto esiste in me un pensiero attivo, e questo fa in me un essere dotato di pensiero dubitante, quindi dotato di esistenza. In primo luogo, quindi, l'uomo esiste come sostanza pensante («res cogitans»). Riconoscere di essere una sostanza pensante fonda la validità dell'auto-esistenza stessa e l'efficacia della propria azione sul mondo.
Questa forma di ontologia razionale è basata sulla metafisica: Dio è infatti la prima delle idee evidenti e innate.
Le idee sono gli elementi in cui si articola il nostro pensiero. Risiedendo nella mente, alcune di esse sono vere, altre sono false. Come già visto, la prima idea di cui abbiamo la certezza è Dio; essendo perfetto e buono, è il fondamento della nostra conoscenza, nonché il criterio di evidenza: l'idea stessa di Dio è il metodo per giungere alla verità.
Secondo Cartesio, Dio è un'ente razionale. Dai suoi predecessori adotta due vie per dimostrarne l'esistenza:
Le idee sono classificate in:
Cartesio sviluppa una filosofia di tipo dualista. L'uomo è infatti costituito fondamentalmente da due parti:
È infatti proprio tramite la ghiandola pineale che secondo Cartesio sono legate la res cogitans e la res extensa.
Secondo il criterio dell'evidenza, è vero tutto ciò che si presenta come chiaro e distinto: dove c'è evidenza c'è verità. Prima di considerare esclusivamente il corpo, devo quindi considerare tutto ciò che è fisico e corporeo al di fuori di me: comprendo di non essere solo res cogitans, ma sono anche un corpo che occupa uno spazio (dotato di una certa estensione spaziale).
Le due sostanze non hanno la medesima dignità: ha preponderanza la res cogitans (l'esistenza della res extensa va dimostrata attraverso la res cogitans).
Come secondo Galileo, la scienza può fondarsi solo su quanto è misurabile, sulle proprietà oggettive (quantificabili) e non quelle soggettive (incommensurabili). Secondo Cartesio, la fisica dell'Universo può essere trasposta sul piano semiotico-semantico della geometria: rifiuta il finalismo di Aristotele e pone la quantità di moto originale del mondo come unica fonte di cambiamento nel cosmo. L'Universo è infatti unicamente governato da due princìpi:
Ripudia dunque l'idea di forze mediate a distanza (come la gravità o l'elettromagnetismo), ritenendo gli urti come unico mezzo per l'interazione tra i corpi, con conseguente ridistribuzione della quantità di moto e dunque dell'aspetto che la res extensa va ad assumere nei corpi.
Lo spazio vuoto è in realtà occupato da frammenti di materia sottile incoerente, con cui Descartes spiega anche i fenomeni gravitazionali e orbitali dei pianeti. Era dunque una teoria in contrapposizione alla Gravitazione Universale di Newton.
La visione pragmatica di Cartesio è enunciata nella terza parte del Discorso sul metodo: è introdotto il concetto di «morale provvisoria» come mezzo decisionale per stabilire al meglio possibile come agire quando l'intelletto non ha ancora formulato un proprio giudizio razionale e imparziale. Essa si articola in tre regole:
Dal punto di vista etico, Cartesio pone un grande accento sulla distinzione tra le azioni e le affezioni: mentre le prime sono intraprese in base alla volontà, le ultime sono invece involontarie e sono governate dalle emozioni e dalle sensazioni del corpo (dalla res extensa).
La fortezza d'animo consiste dunque nel sapere vincere le emozioni negative, evitando che nuociano al corpo, indebolendolo. Non tutte le emozioni sono considerate tuttavia negative: in particolare, la tristezza e la felicità sono viste come delle funzioni fondamentali del nostro corpo, in grado di farci discernere il bene e il male, seppur amplificandone la percezione. È dunque fondamentale isolare la propria parte razionale da quella emozionale, giungendo alla saggezza e al trionfo della ragione.