La mafia nasce con l’unità d’Italia, ma diventa reato solamente nel 1982 con la legge Rognoni-La Torre (la legge fu proposta da La Torre, del PCI, poi ucciso dalla mafia, mentre Rognoni, della DC, diede un contributo decisivo alla sua approvazione). In precedenza la mafia era punita soltanto per i reati comuni che commetteva ma non era considerata un reato in sé. La legge Rognoni-La Torre non punisce i crimini di mafia precedenti alla sua approvazione secondo il principio nullum crimen sine lege stricta, praevia, certa. Per lo stesso motivo la legge da una definizione precisa di mafia.
Le “guerre di mafia” sono un fenomeno comune, una di queste avvenne quando il clan dei Corleonesi (comprendente Riina, Provenzano e Liggio, quest’ultimo fu arrestato per sequestro di persona nel ’74) che scalzarono le famiglie mafiose tradizionali.
Negli anni ’70 e ’80 si assistette ad un’escalation del conflitto stato-mafia che culmino con l’uccisione del prefetto di Palermo Dalla Chiesa nell’82, che fu un fattore decisivo nell’approvazione della legge Rognoni-La Torre. Questa legge caratterizza la mafia come un’organizzazione basata su un vincolo associativo (comprendente intimidazione e omertà) a fini di lucro o di vantaggio elettorale, il reato di mafia rende illegali anche attività altrimenti legali come la raccolta di voti o l’acquisizione di appalti.
La mafia è un fenomeno radicato sia al nord che al sud, la mafia attualmente più potente è la ‘Ndrangheta, di origini calabresi (Cosa Nostra viene dalla Sicilia, la Camorra dalla Campania e la Sacra Corona Unita dalla Puglia).
Il reato di mafia comporta il sequestro (non solo consentito ma obbligatorio) del corpo del reato, comprendente i mezzi utilizzati per compiere lo stesso, il ricavato e qualsiasi bene acquisito con denaro riciclato. Questi beni non possono essere rivenduti dal momento che le mafie, estremamente ricche, li ricomprerebbero, e devono quindi essere gestiti dallo stato. Questo deve obbligatoriamente reinvestire i beni in modi utili alla comunità e non può lasciarli inutilizzati, sia per ragioni simboliche sia per impedire alla mafia di legittimarsi agli occhi della popolazione dichiarando di svolgere un ruolo utile alla società con l’impiego dei propri beni, altrimenti sprecati dallo stato.
Una vittima illustre di attentati mafiosi fu il magistrato Chinnici, mentore di Falcone e Borsellino. Fu proprio Chinnici a far sì che Falcone e Borsellino lavorassero insieme specializzandosi sulle mafia, formando il pool antimafia. Il lavoro dei due, entrambi uccisi da attentati mafiosi, fu fondamentale per il Maxiprocesso di Palermo. Alla morte di Falcone venne creato un pool antimafia in ogni procura distrettuale.
L’articolo 41-bis comporta notevoli restrizioni alla comunicazione tra i boss mafiosi condannati e il mondo esterno, lo scopo è impedire ai boss di dare ordini dal carcere. Tuttavia le misure restrittive sono da alcuni considerate una violazione dei diritti umani e del principio di giustizia riabilitativa.
Tradizionalmente si individuano tre caratteristiche fondamentali di tutte le mafie: la territorialità (un costante legame con la terra d’origine, anche quando la mafia si radica altrove), la politicità (un’infiltrazione nelle istituzioni) e la mimeticità (la tendenza a nascondersi). Un’altra caratteristica di tutte le mafie è la ritualità, spesso con accezione religiosa, usata per legittimarsi.