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Popper
Popper fa inizialmente parte dell'ambiente attorno al Circolo di Vienna1), ma da esso si discosta rapidamente. Scapperà a Londra, e lì morirà nel 1994. Fu sentinella razionale dell'intero scorso secolo.
Egli critica le tesi dell'Empirismo logico, per quale una scienza è tale solo se le sue proposizioni sono suscettibili di verifica empirica.
Critica inoltre l'Induttivismo, risultando in una critica al Circolo di Vienna. Vi è una critica al Principio di verificazione, che afferma la validità delle proposizioni che sono empiricamente verificabili: esso non è applicabile alle leggi universali della scienza.
Egli dice di non partire dalla verificabilità dei casi bensì dal falsificazionismo: una teoria è tanto più scientifica e produttrice di sapere, quanti più falsificatori prevede. Se una teoria scientifica non ha possibilità di essere falsificiata, essa è un dogma e non è più scienza. Dal punto di vista del falsificazionismo, l'eccezione è qualcosa di positivo, in quanto la scienza deve essere aperta, in costante divenire, non arrestandosi mai. Una teoria scientifica ferma, che rimane statica, non è utile per proseguire il sapere. Ad esempio la visione relativistica di Einstein lascia aperte più porte. L'esperienza non serve a fondare una teoria ma a confutarla, e il falsificatore potenziale è un asserto di base che entri in contrasto con la teoria. Il punto di vista privilegiato è quello deduttivo, non induttivo; la scienza va avanti per congetture e falsificazioni.
La metafisica, che Kant definiva come tutto noumeno nel descrivere la scienza, è individuata da Popper come spunto per la creazione di nuove teorie: la nostra mente non è una tabula rasa, bensì una tabula plena. La verità in particolare proviene dalle teorie che risultano dall'intuizione.
A falsificare le teorie sono fatti reali, e quando si scopre una fallibilità della teoria se ne formula una nuova: questo processo arricchisce. Le riforme progressive non sono solo un aspetto fondamentale della scienza, ma secondo Popper anche la politica deve essere influenzata dal fallibilismo. La filosofia politica che si conforma a questo modus operandi è il liberalismo.
Kant, oltre che al nazismo, si oppone al marxismo, che è dogmatico. Dove vi è marxismo non vi può essere libertà.