La poesia del primo Novecento è una poesia di avanguardia: i vari autori (Ungaretti, Quasimodo) partono da un tentativo di cambiare la tradizione, tentativi che erano effettivamente andati in porto. Futuristi e Crepuscolari sono i due rovesci della stessa medaglia, in un tentativo di superare la tradizione per creare qualcosa di nuovo, togliendo il modello della classicità, e la stessa cosa faranno gli autori tra Ottocento e Novecento, ciascuno con la propria peculiarità. La poesia del Novecento, non avendo più come modelli Dante, Petrarca, Boccaccio ecc., avrà come modelli Pascoli (rivoluzione linguistica((fonosimbolismo, epifania, sinestesia ecc.)), non i contenuti) e D'Annunzio (ricerca del linguaggio raffinato, ricchissimo, come nelle poesie di D'Annunzio); a volte questi tuttavia diventa l'idolo poetico, ribaltando il linguaggio poetico nel più basso in assoluto (v. Montale). | La poesia del primo Novecento è una poesia di avanguardia: i vari autori (Ungaretti, Quasimodo) partono da un tentativo di cambiare la tradizione, tentativi che erano effettivamente andati in porto. Futuristi e Crepuscolari sono i due rovesci della stessa medaglia, in un tentativo di superare la tradizione per creare qualcosa di nuovo, togliendo il modello della classicità, e la stessa cosa faranno gli autori tra Ottocento e Novecento, ciascuno con la propria peculiarità. La poesia del Novecento, non avendo più come modelli Dante, Petrarca, Boccaccio ecc., avrà come modelli Pascoli (rivoluzione linguistica((fonosimbolismo, epifania, sinestesia ecc.)), non i contenuti) e D'Annunzio (ricerca del linguaggio raffinato, ricchissimo, come nelle poesie di D'Annunzio); a volte questi tuttavia diventa l'idolo poetico, ribaltando il linguaggio poetico nel più basso in assoluto (v. Montale). |
Quando si usa il metro tradizionale, si fa come Pascoli, distruggendo dall'interno il metro e adottando il verso libero: il lettore è così distratto da tutti gli artifici stilistici che stanno all'interno del metro e lo sgretolano. | Quando si usa il metro tradizionale, si fa come Pascoli, distruggendo dall'interno il metro e adottando il verso libero: il lettore è così distratto da tutti gli artifici stilistici che stanno all'interno del metro che la struttura del sonetto, ad esempio, viene a cadere. Il linguaggio è anti-lirico. |