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Leopardi
Giacomo Leopardi (Recanati, 1798 – Napoli, 1837) fu un poeta, scrittore e filosofo italiano.
Su Leopardi vi sono molti aneddoti: lo stereotipo tradizionale con cui è noto è che essendo brutto e non piacendo al genere femminile fosse perennemente depresso. In un dialogo, Leopardi si nasconde dietro ad una figura di “Tristano” e smentisce tutti i giudizi superficiali su di lui: è anzi sorpreso che la sua condizione fisica non sia stata accettata per la manifestazione della realtà naturale che è, ossia che l'essere umano è destinato a morire. Secondo Leopardi, l'uomo cresce e muore esattamente come le altre specie animali, anzi la sua condizione dell'uomo è peggiore, visto che a differenza delle altre specie si annoia.
Molte delle informazioni su Leopardi si trovano in una serie di fascicoli messi assieme nel cosiddetto Zibaldone, altre sono nel ricco epistolario, costituito da lettere scritte a vari intestatari, tra cui i genitori, la sorella Paolina, e soprattutto l'intellettuale classicista Pietro Giordani. Giordani era un autore molto più anziano, la cui produzione era contrapposta al Romanticismo; Leopardi ne aveva letto i testi e n'era rimasto affascinato, così a diciotto anni decise di scrivergli. Pietro Giordani era stato in grado di comprendere la genialità di Leopardi e aveva iniziato non solo una corrispondenza epistolare, ma quando Leopardi rimase senza denaro gli fece avere una borsa di studio affinché se ne potesse andare da Recanati.
Vita e formazione
Leopardi nacque nobile nel 1798 a Recanati, che si trovava all'epoca nello Stato della Chiesa: una delle zone più conservatrici e meno disposte all'arrivo delle nuove idee nello scenario italiano del tempo; Leopardi lo chiamò in seguito “Il mio natio borgo selvaggio”. Il padre Monaldo, di antica nobiltà, aveva una casa nobiliare ma era a corto di denaro, e aveva lasciato le redini dell'amministrazione familiare alla madre di Leopardi. Pertanto, spesso la madre si rifiutò di finanziare molte delle iniziative del poeta, compresi i viaggi di studio.
Il padre aveva collezionato moltissimi libri e li aveva messi a disposizione del villaggio1). Questo faceva di lui una sorta di illuminista: credeva infatti fermamente che la cultura desse all'uomo di libertà. Capitava spesso, pertanto, che i libri dell'Illuminismo arrivassero nella libreria di Leopardi.
Leopardi studiò con un precettore privato assieme alla sorella Paolina. Passò i pomeriggi nella biblioteca e si creò una cultura (erudita, accademica) da autodidatta, al punto che il precettore non aveva più nulla da insegnargli. Aveva appreso il latino con il precettore, ma da solo studiò il greco, l'ebraico, e forse anche il sanscrito.
Nel 1816, anno della polemica classico-romantico italiana2), Leopardi compie un “salto di qualità”; dopo questi primi anni di «studio matto e disperatissimo», in cui gli venne addirittura una gobba per l'eccessivo studio, Leopardi ha una prima Conversione dall'erudizione al bello: si appassiona non solo ai classici, ma legge anche Dante, nonché i contemporanei (Foscolo, Goethe). Entrando nella polemica classico-romantica, sente il bisogno di leggere poeti che lo tocchino nel cuore. Fu in questo momento che scrisse a Giordani, che rispose in modo molto del tutto inaspettato, oltre che commovente. Questi si accorse del disagio provato dal ragazzo, ma vi scorse anche la genialità che ne era parte della causa.
In questo momento Leopardi aveva una grande voglia di andarsene da Recanati, ma la madre avara non acconsentì, finché nel 1819 tentò una fuga ma fu scoperto e costretto a tornare, con grande umiliazione. Tornò dal viaggio, peraltro, con gli occhi ammalati, e per settimane non vide più. Fu un periodo assai buio per Leopardi, e qui avvenne la seconda Conversione: dal bello al vero.
Mentre prima scriveva poesie di erudizione, ora sentiva di aver compreso il vero senso della vita, e non si definiva più “poeta”, ma “filosofo”. La filosofia si sviluppa nello schema dei canti leopardiani, tuttavia non assume mai una forma sistematica e strutturata.
Finora vi era stata solo una serie di tentativi e di abbozzi di progetti che vediamo nello Zibaldone. Nel 1819 i progetti si materializzano in una nuova produzione poetica: gli Idilli3).
Opere
- “Piccoli”4) Idilli5) (1819-1821): produzione lirica6) di più generi7); in Grecia era un componimento ambientato nella campagna, vista come luogo di fuga. In uno sfondo campagnolo, i protagonisti si relazionano tra loro come fossero pastori, ma in realtà sono degli intellettuali “travestiti”; questo stratagemma viene adoperato per inserirli in un contesto completamente libero dalle brutture del presente
- L'infinito: una “nuga”8): il poeta è immerso nella natura
- Alla luna
- Canzoni Patriottiche: canzoni in cui traspare il pessimismo storico di Leopardi; egli sostiene che l'età a lui contemporanea ha prodotto uomini stanchi e non in grado di gestire l'Italia contemporanea
- Ai giocatori del pallone: recupero del valore “mens sana in corpore sano”
- Grandi Idilli