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Leopardi

A. Ferrazzi - Ritratto di Giacomo Leopardi, 1820, Recanati

Giacomo Leopardi (Recanati, 1798 – Napoli, 1837) fu un poeta, scrittore e filosofo italiano.

Su Leopardi vi sono molti aneddoti: lo stereotipo tradizionale con cui è noto è che essendo brutto e non piacendo al genere femminile fosse perennemente depresso. In un dialogo, Leopardi si nasconde dietro ad una figura di “Tristano” e smentisce tutti i giudizi superficiali su di lui: è anzi sorpreso che la sua condizione fisica non sia stata accettata per la manifestazione della realtà naturale che è, ossia che l'essere umano è destinato a morire. Secondo Leopardi, l'uomo cresce e muore esattamente come le altre specie animali, anzi la sua condizione dell'uomo è peggiore, visto che a differenza delle altre specie si annoia.

Molte delle informazioni su Leopardi si trovano in una serie di fascicoli messi assieme nel cosiddetto Zibaldone, altre sono nel ricco epistolario, costituito da lettere scritte a vari intestatari, tra cui i genitori, la sorella Paolina, e soprattutto l'intellettuale classicista Pietro Giordani. Giordani era un autore molto più anziano, la cui produzione era contrapposta al Romanticismo; Leopardi ne aveva letto i testi e n'era rimasto affascinato, così a diciotto anni decise di scrivergli. Pietro Giordani era stato in grado di comprendere la genialità di Leopardi e aveva iniziato non solo una corrispondenza epistolare, ma quando Leopardi rimase senza denaro gli fece avere una borsa di studio affinché se ne potesse andare da Recanati.

Leopardi nacque nobile nel 1798 a Recanati, che si trovava all'epoca nello Stato della Chiesa: una delle zone più conservatrici e meno disposte all'arrivo delle nuove idee nello scenario italiano del tempo; Leopardi lo chiamò in seguito “Il mio natio borgo selvaggio”. Il padre Monaldo, di antica nobiltà, aveva una casa nobiliare ma era a corto di denaro, e aveva lasciato le redini dell'amministrazione familiare alla madre di Leopardi. Pertanto, spesso la madre si rifiutò di finanziare molte delle iniziative del poeta, compresi i viaggi di studio.

Il padre aveva collezionato moltissimi libri e li aveva messi a disposizione del villaggio1). Questo faceva di lui una sorta di illuminista: credeva infatti fermamente che la cultura desse all'uomo di libertà. Capitava spesso, pertanto, che i libri dell'Illuminismo arrivassero nella libreria di Leopardi.

Leopardi studiò con un precettore privato assieme alla sorella Paolina. Passò i pomeriggi nella biblioteca e si creò una cultura (erudita, accademica) da autodidatta, al punto che il precettore non aveva più nulla da insegnargli. Aveva appreso il latino con il precettore, ma da solo studiò il greco, l'ebraico, e forse anche il sanscrito.

Nel 1816, anno della polemica classico-romantico italiana2), Leopardi compie un “salto di qualità”; dopo questi primi anni di «studio matto e disperatissimo», in cui gli venne addirittura una gobba per l'eccessivo studio, Leopardi ha una prima Conversione dall'erudizione al bello: si appassiona non solo ai classici, ma legge anche Dante, nonché i contemporanei (Foscolo, Goethe). Entrando nella polemica classico-romantica, sente il bisogno di leggere poeti che lo tocchino nel cuore. Fu in questo momento che scrisse a Giordani, che rispose in modo molto del tutto inaspettato, oltre che commovente. Questi si accorse del disagio provato dal ragazzo, ma vi scorse anche la genialità che ne era parte della causa.

In questo momento Leopardi aveva una grande voglia di andarsene da Recanati, ma la madre avara non acconsentì, finché nel 1819 tentò una fuga ma fu scoperto e costretto a tornare, con grande umiliazione. Tornò dal viaggio, peraltro, con gli occhi ammalati, e per settimane non vide più. Fu un periodo assai buio per Leopardi, e qui avvenne la seconda Conversione: dal bello al vero.

Mentre prima scriveva poesie di erudizione, ora sentiva di aver compreso il vero senso della vita, e non si definiva più “poeta”, ma “filosofo”. La filosofia si sviluppa nello schema dei canti leopardiani, tuttavia non assume mai una forma sistematica e strutturata.

Finora vi era stata solo una serie di tentativi e di abbozzi di progetti che vediamo nello Zibaldone. Nel 1819 i progetti si materializzano in una nuova produzione poetica: gli Idilli3).

Nel 1822 parte per Roma (viaggio pagato dalla madre) e torna profondamente deluso dalle condizioni igieniche e sociali in cui versa la città di Roma, pertanto ha una conversione dal Pessimismo storico al Pessimismo cosmico.

Dal soggiorno a Pisa nel 1828 (anno positivismo) nasce la sua prima canzone Il risorgimento, che apre la stagione dei canti, con la produzione dei Grandi Idilli.

Nel 1831 vi è una nuova delusione d'amore e inizia il nuovo ciclo della fase di pensiero leopardiana: il titanismo, atteggiamento di ribellione verso i falsi miti della società contemporanea.

Soggiorna a Napoli nell'ultimo periodo della vita, e muore nel 1837.

La sua poetica ha come fasi:

  • 1815-1816 il bello
  • 1816-1819 il vero
  1. “Piccoli”4) Idilli5) (1819-1821): produzione lirica6) di più generi7); in Grecia era un componimento ambientato nella campagna, vista come luogo di fuga. In uno sfondo campagnolo, i protagonisti si relazionano tra loro come fossero pastori, ma in realtà sono degli intellettuali “travestiti”; questo stratagemma viene adoperato per inserirli in un contesto completamente libero dalle brutture del presente
    • L'infinito: una “nuga”8): il poeta è immerso nella natura
    • Alla luna
  2. Canzoni Patriottiche: canzoni in cui traspare il pessimismo storico di Leopardi; egli sostiene che l'età a lui contemporanea ha prodotto uomini stanchi e non in grado di gestire l'Italia contemporanea
    • Ai giocatori del pallone: recupero del valore “mens sana in corpore sano”
  3. Grandi Idilli
  4. Ciclo di Aspasia: dalla delusione con Fanny, Leopardi abbandona il linguaggio del caro immaginare e sceglie di scrivere poesie dal ritmo spezzato, sintassi breve/paratattica, con l'assenza delle involuzioni che erano nella parte idillica (apertura del verso); il verso è libero, con settenari assieme a quinari, frequente punteggiatura, aggettivazione negativa (“amaro”, “noia”, “crudele” ecc.): emerge il solo linguaggio del vero, portato sino alla disperazione
  5. Dialogo di Tristano: auto-presentazione di sé come uomo che ha perso le illusioni e desidera morire; funge come una sorta di “testamento”, contemporaneo circa al ciclo di Aspasia

Nel pessimismo storico, la natura ci concede due mezzi per andare contro la nostra infelicità: le illusioni (immaginazione, andare «oltre la siepe») e i ricordi (riporto alla giovinezza, fanciullezza, periodo in cui l'uomo non è ancora scisso). Questa idea dell'uomo diviso, di una differenza tra infanzia ed età adulta, momenti di fantasia nell'antichità legati al vero erano legati al romanticismo tedesco. Con l'avvento del Cristianesimo, l'uomo aveva subito una cesura rispetto agli uomini pagani: il senso di peccato, di colpa, gli impedisce di guardare la realtà con la stessa ingenuità con cui la guardava prima (scrittori di Atheneum). Leopardi recepisce molto più i temi provenienti dall'estero che quelli dei suoi contemporanei.

Leopardi prende posizione dinanzi al movimento romantico: nella polemica classico-romantica Leopardi è intervenuto con il Discorso di un italiano sopra la poesia romantica, affermando necessario recuperare il contenuto classico e presentarlo nella forma romantica; contesta al Romanticismo l'idea che i classici non abbiano più altro da dire.

Sull'illuminismo, Leopardi ha una posizione ambivalente: egli critica l'uso della ragione e il positivismo in quanto fonte di sofferenza, ma riconosce che l'uomo è destinato a morire e dobbiamo accettare la continua prosecuzione della specie, che non cura la singola persona.

Leopardi apprezza il mondo classico: gli offre una visione spontanea, con illusioni. Nel periodo dell'Infinito descriveva gli uomini del classicismo come più forti di quelli di oggi (v. Ultimo canto di Saffo ecc.). Gli antichi erano poeti, mentre i moderni possono fare solo poesia.

In Leopardi è presente una «poesia delle idee» e una «poesia degli affetti». La prima è più filosofica; vi entriamo ad esempio con le Operette Morali, che puntano a creare un sunto della sua poetica, prefiggendosi di spiegare cosa pensa della vita, della noia, dell'infelicità…

Gli Idilli sono generalmente ripartiti in una prima parte idillica, seguita da una dove vengono rotte le illusioni, e prevedono l'uso delle parole vaghe e indefinite; i primi idilli scaturiscono da un ricordo)


1)
Peraltro aveva creato così una delle prime biblioteche pubbliche
2)
Leopardi aveva scritto un intervento su questa polemica che non aveva ricevuto alcuna considerazione
3)
A volte chiamati i “piccoli” Idilli
4)
Successivamente smette, per gli editori, di chiamarli “piccoli” in contrapposizione dei “grandi idilli” nel 1828-1830, per non creare un confronto qualitativo o sminuire il valore dei primi
5)
nome classico che attribuisce al suo modo di fare poesia
6)
Ossia individuale; l'epica è invece collettiva
7)
v. distici di Catullo, Georgiche di Virgilio, Orlando Furioso di Ariosto, Tasso
8)
Piccolo, curato