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Sono pertanto istituiti il sequestro e la confisca: | Sono pertanto istituiti il sequestro e la confisca: |
* il sequestro è la sottrazione temporanea dei beni dei mafiosi -> può essere adottata nel corso del processo | * il //sequestro// è la sottrazione temporanea dei beni dei mafiosi -> può essere adottata nel corso del processo |
* la confisca è la sottrazione definitiva, e i beni vengono conferiti allo Stato -> questo provvedimento avviene solo dopo la sentenza della Corte di Cassazione((terzo grado di Giudizio)) | * la //confisca// è la sottrazione definitiva, e i beni vengono conferiti allo Stato -> questo provvedimento avviene solo dopo la sentenza della Corte di Cassazione((terzo grado di Giudizio)) |
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Il 30 aprile del 1982 viene ucciso Pio La Torre((segretario regionale siciliano del Partito Comunista e parlamentare)), promotore e ideatore di questa legge. Il 3 settembre, dieci giorni prima dell'approvazione della legge, viene ucciso da parte di Cosa Nostra il Prefetto di Palermo, Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa. In un clima insostenibile, il Parlamento dieci giorni dopo approva la legge. | Il 30 aprile del 1982 viene ucciso Pio La Torre((segretario regionale siciliano del Partito Comunista e parlamentare)), promotore e ideatore di questa legge. Il 3 settembre, dieci giorni prima dell'approvazione della legge, viene ucciso da parte di Cosa Nostra il Prefetto di Palermo, Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa. In un clima insostenibile, il Parlamento dieci giorni dopo approva la legge. |
Il 23 ottobre del 1925, Cesare Mori viene nominato da [[storia:fascismo|Mussolini]] Prefetto di Palermo con l'esplicito scopo di debellare la mafia, e viene pertanto dotato di amplissimi poteri, con l'ordine esplicito di colpire in alto e in basso. Mussolini parla direttamente ai siciliani, creando per la prima volta una netta distinzione tra il popolo siciliano, che elogia, e il ridotto numero dei mafiosi, che descrive come responsabile dell'immiserimento della regione. | Il 23 ottobre del 1925, Cesare Mori viene nominato da [[storia:fascismo|Mussolini]] Prefetto di Palermo con l'esplicito scopo di debellare la mafia, e viene pertanto dotato di amplissimi poteri, con l'ordine esplicito di colpire in alto e in basso. Mussolini parla direttamente ai siciliani, creando per la prima volta una netta distinzione tra il popolo siciliano, che elogia, e il ridotto numero dei mafiosi, che descrive come responsabile dell'immiserimento della regione. |
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Mori crea una distinzione tra l'<<omertà cattiva>> e l'<<omertà buona>>: l'omertà cattiva è quella di chi si pone contro lo stato; non si riferisce squisitamente alla reticenza, ma principalmente all'azione. L'omertà buona è quella di chi oppone la fierezza alla prepotenza, la forza alla forza, il "moschetto al moschetto": secondo una lettura che rientra pienamente nella visione fascista della lotta alla mafia, fare la guerra alla mafia vuol dire saper essere "più mafioso dei mafiosi". Mori, detto anche <<il prefetto di ferro>>, capisce la necessità in Sicilia di mantenere rapporti quanto più possibilmente personali, cercando di creare una fitta rete di conoscenze attorno a lui e rivolgendosi anche ai campieri, organizzando una sorta di "parata" dei campieri, facendoli disporre in fila e assegnando a ciascuno un distintivo, che rende personale il rapporto tra lui e il campiere: il distintivo legge "La forza che difende la produzione"((ossia i latifondisti)). Il prefetto esalta il coraggio del singolo contadino che, di fronte alla prepotenza, reagisce anche con le armi. L'azione di Mori è radicale: nel 1926 egli arresta decine di persone sospettate di mafia e tutte le loro famiglie, e fa organizzare vendette trasversali nei confronti dei latitanti, macellando i loro animali, mettendo in vendita i loro beni, deportando intere famiglie e spesso violentando anche le loro donne. Nelle retate e nei processi che seguono, i nobili e i latifondisti non sono coinvolti: i proprietari terrieri sono stati ribattezzati <<produttori>> e sono i veri interlocutori di Mori e del fascismo. Il gabellotto è invece l'elemento medio, che viene represso così come tutti gli altri intermediari che competono con il potere centrale del fascismo. Nel 1929, termine del suo mandato, Mori proclama la sconfitta della mafia, con l'ordine ripristinato grazie al fascismo, contro il disordine della democrazia. In realtà, negli anni '30 la lotta alla mafia ricomincia per volontà di Mussolini, che questa volta cerca di agire in modo molto più discreto, anziché nominare un nuovo <<prefetto di ferro>>. | Mori crea una distinzione tra l'<<omertà cattiva>> e l'<<omertà buona>>: l'omertà cattiva è quella di chi si pone contro lo stato; non si riferisce squisitamente alla reticenza, ma principalmente all'azione. L'omertà buona è quella di chi oppone la fierezza alla prepotenza, la forza alla forza, il "moschetto al moschetto": secondo una lettura che rientra pienamente nella visione fascista della lotta alla mafia, fare la guerra alla mafia vuol dire saper essere "più mafioso dei mafiosi". Mori, detto anche <<il prefetto di ferro>>, capisce la necessità in Sicilia di mantenere rapporti quanto più possibilmente personali, cercando di creare una fitta rete di conoscenze attorno a lui e rivolgendosi anche ai campieri, organizzando una sorta di "parata" dei campieri, facendoli disporre in fila e assegnando a ciascuno un distintivo, che rende personale il rapporto tra lui e il campiere: il distintivo legge "La forza che difende la produzione"((ossia i latifondisti)). Il prefetto esalta il coraggio del singolo contadino che, di fronte alla prepotenza, reagisce anche con le armi. L'azione di Mori è radicale: nel 1926 egli arresta decine di persone sospettate di mafia e tutte le loro famiglie, e fa organizzare vendette trasversali nei confronti dei latitanti, macellando i loro animali, mettendo in vendita i loro beni, deportando intere famiglie e spesso violentando anche le loro donne. Nelle retate e nei processi che seguono, i nobili e i latifondisti non sono coinvolti: i proprietari terrieri sono stati ribattezzati <<produttori>> e sono i veri interlocutori di Mori e del fascismo. Il gabellotto è invece l'elemento medio, che viene represso così come tutti gli altri intermediari che competono con il potere centrale del fascismo. Nel 1929, termine del suo mandato, Mori proclama la sconfitta della mafia, con l'ordine ripristinato grazie al fascismo, contro il disordine della democrazia. In realtà, negli anni '30 la lotta alla mafia ricomincia per volontà di Mussolini, che questa volta cerca di agire in modo molto più discreto, anziché nominare un nuovo <<prefetto di ferro>>. SEMBRA CHE CESARE MORI, IN VERITA', FU RIMOSSO DA MUSSOLINI STESSO IN NOME DELL'ALLEANZA TRA I LATIFONDISTI ED I FASCISTI CHE CONNOTO' LE RELAZIONI DI POTERE NELL'ITALIA DEL VENTENNIO, TANTO E' VERO CHE, QUANDO LA LOTTA ALLA MAFIA FU RIPRESA, EBBE UN CARATTERE BLANDO E MIRO' ALLA SEMPLICE MANOVALANZA. |
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==== Italia Repubblicana ==== | ==== Italia Repubblicana ==== |
Nato come Giuseppe Doto in Campania, la famiglia di Joe Adonis si trasferisce negli Stati Uniti 6 mesi dopo la sua nascita. Da ragazzino, volendo arricchirsi in fretta e compiere una scalata sociale, si dedica prima al mestiere di lustrascarpe e poi fa lo strillone, ma in seguito si dà alle scommesse e poi alle bische clandestine. Diventa presto braccio destro di Frank Costello, importante boss di Cosa Nostra. Joe Adonis gestisce bar, discoteche e night club, e una serata in un locale notturno viene descritto come "adone" da una ballerina, diventando dunque "Joe Adonis" da Giovanni Doto. Joe Adonis ottiene il monopolio sulla distribuzione di automobili di Ford prodotte in quella zona, e continua i suoi traffici illegali. In un interrogatorio gli viene chiesto dove fosse nato e nega la sua origine Campana. Avendo mentito, è espulso negli Stati Uniti. | Nato come Giuseppe Doto in Campania, la famiglia di Joe Adonis si trasferisce negli Stati Uniti 6 mesi dopo la sua nascita. Da ragazzino, volendo arricchirsi in fretta e compiere una scalata sociale, si dedica prima al mestiere di lustrascarpe e poi fa lo strillone, ma in seguito si dà alle scommesse e poi alle bische clandestine. Diventa presto braccio destro di Frank Costello, importante boss di Cosa Nostra. Joe Adonis gestisce bar, discoteche e night club, e una serata in un locale notturno viene descritto come "adone" da una ballerina, diventando dunque "Joe Adonis" da Giovanni Doto. Joe Adonis ottiene il monopolio sulla distribuzione di automobili di Ford prodotte in quella zona, e continua i suoi traffici illegali. In un interrogatorio gli viene chiesto dove fosse nato e nega la sua origine Campana. Avendo mentito, è espulso negli Stati Uniti. |
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La riunione di novembre '57 si tiene invece in America: la polizia locale fa irruzione, compie arresti e manda all'aria l'intero progetto. L'irruzione della polizia locale mette sotto i riflettori la questione mafiosa negli Stati Uniti d'America, mobilitando le forze politiche e i media americani contro la mafia, al punto che nel 1960 Robert Kennedy descrive la mafia come "nemico interno che intacca la fibra morale della società"((terminologia allora prevalentemente riferita ai comunisti e altri anti-americani)). Negli Stati Uniti vi è inoltre un importante collaboratore di giustizia FIXME <color red>Nome mancante</color>, che fornisce una prima descrizione dell'organizzazione e della ritualità di Cosa Nostra, e descrive come Cosa Nostra si era insediata nel territorio americano: 5 famiglie a New York, una famiglia in ciascuna città dove Cosa Nostra è riuscita a radicarsi, e ciascuna famiglia nomina un rappresentante in una commissione. È il primo a fare chiamare la mafia "Cosa Nostra". | La riunione di novembre '57 si tiene invece in America: la polizia locale fa irruzione, compie arresti e manda all'aria l'intero progetto. L'irruzione della polizia locale mette sotto i riflettori la questione mafiosa negli Stati Uniti d'America, mobilitando le forze politiche e i media americani contro la mafia, al punto che nel 1960 Robert Kennedy descrive la mafia come "nemico interno che intacca la fibra morale della società"((terminologia allora prevalentemente riferita ai comunisti e altri anti-americani)). Negli Stati Uniti vi è inoltre un importante collaboratore di giustizia, Joseph Valachi, che fornisce una prima descrizione dell'organizzazione e della ritualità di Cosa Nostra, e descrive come Cosa Nostra si era insediata nel territorio americano: 5 famiglie a New York, una famiglia in ciascuna città dove Cosa Nostra è riuscita a radicarsi, e ciascuna famiglia nomina un rappresentante in una commissione. È il primo a fare chiamare la mafia "Cosa Nostra". |
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Nel 1958 Joe Adonis è a Milano, apparentemente vivendo come pensionato con i fondi di cui è entrato in possesso. Joe Adonis era entrato in contatto con Giovanni La Barbera((aveva partecipato al Sacco di Milano)), Buscetta((titolare di un'azienda di Milano che importa burro, denominato <<boss dei due>> mondi perché opera tra l'Europa e le Americhe)), e conosce vari personaggi che raffinano stupefacenti, lasciando intuire che dopo la prima riunione del '57 gli fosse stata assegnata la gestione del traffico di droga di quella zona. | Nel 1958 Joe Adonis è a Milano, apparentemente vivendo come pensionato con i fondi di cui è entrato in possesso. Joe Adonis era entrato in contatto con Giovanni La Barbera((aveva partecipato al Sacco di Milano)), Buscetta((titolare di un'azienda di Milano che importa burro, denominato <<boss dei due>> mondi perché opera tra l'Europa e le Americhe)), e conosce vari personaggi che raffinano stupefacenti, lasciando intuire che dopo la prima riunione del '57 gli fosse stata assegnata la gestione del traffico di droga di quella zona. |
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Giorgio Ambrosoli era il liquidatore della Banca Privata Italiana di Sindona. Fu ucciso da Cosa Nostra sotto casa sua nel 1979. Sindona, che aveva stretti rapporti con vari democristiani (es. Andreotti) e altri politici di alto profilo, aveva costruito un impero di corruzione mediante una fitta rete di prestanomi, e fallita la sua impresa aveva nascosto i fondi accumulati, che Ambrosoli aveva il compito di rintracciare. Sindona trova quasi immediatamente un erede: Roberto Calvi. In questo nuovo contesto cambia il quadro politico: il PSI prende il posto di DC. | Giorgio Ambrosoli era il liquidatore della Banca Privata Italiana di Sindona. Fu ucciso da Cosa Nostra sotto casa sua nel 1979. Sindona, che aveva stretti rapporti con vari democristiani (es. Andreotti) e altri politici di alto profilo, aveva costruito un impero di corruzione mediante una fitta rete di prestanomi, e fallita la sua impresa aveva nascosto i fondi accumulati, che Ambrosoli aveva il compito di rintracciare. Sindona trova quasi immediatamente un erede: Roberto Calvi. In questo nuovo contesto cambia il quadro politico: il PSI prende il posto di DC, ed è lo stesso Roberto Calvi a perdere la vita (fu trovato impiccato a Londra). |
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----- | ===== Inchiesta Mafia Capitale ===== |
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==== Inchiesta Mafia Capitale ==== | |
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L'Inchiesta Mafia Capitale (2015) si è compiuta nella città di Roma, rivelando un sorprendente intreccio tra due personaggi -- Massimo Carminati e Salvatore Buzzi -- di provenienze ideologiche lontanissime: il primo di estrema destra, fascista, il secondo di sinistra. Buzzi, dopo aver scontato da giovane la sua pena per aver ucciso un uomo, aveva avviato una serie di cooperative, spesso di ex-detenuti, per occuparsi di molti degli ambiti umanitari solitamente associati alla sinistra (assistenza agli immigrati, verde pubblico, ecc.). Buzzi e Carminati hanno assieme costruito un sistema di corruzione, penetrazione nelle amministrazioni comunali, negli appalti pubblici, corruzione e violenza, andando a costituire una sorta di vera e propria mafia, caratterizzata da originalità((rispetto alle altre mafie)) e originarietà((rispetto alla città di Roma)). | L'Inchiesta Mafia Capitale (2015) si è compiuta nella città di Roma, rivelando un sorprendente intreccio tra due personaggi -- Massimo Carminati e Salvatore Buzzi -- di provenienze ideologiche lontanissime: il primo di estrema destra, fascista, il secondo di sinistra. Buzzi, dopo aver scontato da giovane la sua pena per aver ucciso un uomo, aveva avviato una serie di cooperative, spesso di ex-detenuti, per occuparsi di molti degli ambiti umanitari solitamente associati alla sinistra (assistenza agli immigrati, verde pubblico, ecc.). Buzzi e Carminati hanno assieme costruito un sistema di corruzione, penetrazione nelle amministrazioni comunali, negli appalti pubblici, corruzione e violenza, andando a costituire una sorta di vera e propria mafia, caratterizzata da originalità((rispetto alle altre mafie)) e originarietà((rispetto alla città di Roma)). |
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