L'uomo è ciò che mangia
Ludwig Feuerbach fu uno dei più significativi rappresentanti della Sinistra hegeliana. Nel suo tempo, imbevuto di hegelismo, non venne granché considerato e morì pertanto in disgrazia, per venire in seguito recuperato, sia come antecedente di Marx, che come pietra di paragone dello stesso.
Mentre dai suoi maestri gli è stato insegnato l'Idealismo, ossia partire dall'idea che poi crea l'essere, in quanto uomo, ovvero essere concreto, Feuerbach sente di dover ribaltare realtà e pensiero: prima esiste l'ente concreto che pensa, e in seguito l'idea pensata. Il rovesciamento è sia logico che ontologico. Non tutto ciò che è reale e razionale, e viceversa. Da questa riflessione consegue sia la critica alla religione che la critica all'hegelismo: se è vero che l'essere crea il pensiero, è l'essere reale che ha creato Dio, e l'unico ente reale che ha saputo creare Dio è l'uomo. L'unica realtà da interrogare a proposito di Dio è l'uomo, e il fatto che non c'è alcuna realtà che pensa a Dio ci fa capire che Dio non è altro che l'uomo che ha proiettato tutte le sue migliori qualità fuori di sé in un Dio, privandosi di esse e limitando lo scopo della propria esistenza. L'uomo, anche se non è perfetto, nel momento in cui si convince di essere estremamente imperfetto si toglie l'anelito per tendere verso un miglioramento. Il reale mistero della teologia è proprio l'antropologia, lo studio dell'uomo formato da mente e corpo che torna a essere l'unico vero dio.
Dio è l'ottativo del cuore umano divenuto tempo presente
L'ottativo è un modo verbale che il latino prende dal greco, assente in italiano, che indica il desiderio, la tensione: vi è una tensione sempre insoddisfatta dell'uomo verso il divino. Il rifugio dell'uomo è pertanto nella religione. A volte in Dio vediamo una serie di qualità, massimizzate, che appartengono in realtà alla specie umana. Un altro modo di creare Dio è la distinzione tra volere e potere: noi vogliamo molto ma spesso possiamo poco, e nell'accontentarci giungiamo al meccanismo di creazione del dio. L'idea di Dio è pertanto minoritaria, negativa.
Riassumendo, l'uomo crea Dio tramite:
L’alienazione, nel sistema di Hegel, è l'idea che si fa altro da sé. In Feuerbach, questa inizia ad assumere sempre più un significato negativo: mentre in Hegel il secondo step, quello antitetico, è sempre negativo ma necessario al sistema, in Feuerbach esso è solo negativo perché il processo di spoliazione delle proprie qualità e della loro cristallizzazione in un dio altro non è che un processo di alienazione: dio è frutto dell'alienazione dell'uomo. Mentre l'alienazione dell'uomo secondo Feuerbach ha carattere squisitamente religioso, secondo Marx essa è intrinsecamente economica; entrambi danno una valenza profondamente negativa all'alienazione: in Hegel essa ha comunque un risvolto positivo.
Bisogna avere il coraggio di compiere un atto di onestà filosofica e imbracciare l'ateismo: riconoscere l'inesistenza di Dio, le cui qualità risiedono invece nella parte migliore dell'uomo. Con l'ateismo mi riapproprio della mia più intima essenza diventando uomo. La sapienza, la volontà e l'amore umano sono predicato dell'uomo soggetto, e la nuova divinità che dobbiamo avere siamo noi stessi; la teologia è un'antropologia capovolta. Anche l'hegelismo segue la stessa logica, esso non è altro che una teologia mascherata: sostituendo «Dio» allo spirito assoluto, l'effetto è il medesimo. Feuerbach supera così la diatriba tra sinistra e destra hegeliana; tutto l'hegelismo è da buttare. Anche lo spirito di Hegel è fantasma di noi stessi, frutto di un'astrazione alienante. Astrarre significa porre l'essenza della natura fuori di noi, e partendo dall'ente superiore dell'idea è come avessimo alienato da noi il nostro pensiero. In Hegel il pensiero non è più soggettivo, ma va a fare parte dello spirito assoluto.
Feuerbach predica la «Filosofia dell'avvenire», che si basa sull'esaltazione dell'uomo (mente e corpo insieme) e su un umanismo, che in contrapposizione all'umanesimo caratterizza il Novecento. Gli esistenzialisti del Novecento sono umanisti, in quanto l'uomo diventa il centro dell'azione del mondo e il centro della teoria; non c'è praxis senza razionalità: si recupera l'integrità dell'uomo, che non è più astratta sensibilità.
Uno dei sensi più sottolineati da Feuerbach è l'amore (detto «filantropia», ossia «amore tra gli uomini», composti ciascuno da corpo e mente): l'uomo di Feuerbach si relaziona con gli altri uomini in un'ottica di solidarietà e dialogo, secondo una sorta di «comunismo filosofico» in cui l'uomo si realizza solo nel rapporto con gli altri. Marx criticherà a Feuerbach che la sua filosofia è riconducibile a una nuova «religione» dell'amore, come è anche percettibile dallo stesso titolo delle sue due opere principali. Secondo Marx, questa fissazione sull'aspetto religioso è il più grande limite del suo sistema. Essendo l'uomo recuperato nella sua integrità di mente e corpo, è importante prestare una grande attenzione a come nutriamo questo corpo, poiché gli effetti di ciò che mangiamo si ripercuotono sul nostro pensiero: se iniziamo ad avere una giusta filosofia del cibo, esalteremo la qualità del nostro pensato. “L'uomo è ciò che mangia”.