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   - Per entrambe le dottrine, la politica è una scienza a tutti gli effetti   - Per entrambe le dottrine, la politica è una scienza a tutti gli effetti
   - La storia va ignorata nella costruzione dei modelli politici: bisogna prescindere dalla tradizione ed appellarsi esclusivamente alla ragione   - La storia va ignorata nella costruzione dei modelli politici: bisogna prescindere dalla tradizione ed appellarsi esclusivamente alla ragione
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 +Notiamo però anche queste differenze, che distanziano Hobbes dai giusnaturalisti:
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 +  - Lo stato di natura è visto come fondamentalmente indesiderabile, negativo
 +  - Non vi è alcun diritto naturale: i diritti negativi esistono nei termini in cui la loro inviolabilità è garantita dall'azione giuspositivistica dello Stato
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 +I postulati su cui si fonda la filosofia politica di Hobbes sono solo due:
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 +  * bramosia naturale (egoismo, desiderio di godere da soli dei beni in comune)
 +  * ragione naturale (paura della morte violenta)
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 +Secondo Hobbes quindi l'uomo non è naturalmente un animale sociale, e non prova spontaneamente amore verso il prossimo solo in virtù della mutuale similitudine. L'associazione spontanea è emersiva ed incidentale (spinta da necessità o ambizione, non da solidarietà o benevolenza).
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 +Le società nascono dunque in base al timore reciproco dell'influenza reciproca delle vite degli uomini su quelle degli altri. Questo timore ha come cause:
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 +  * Uguaglianza naturale (comune vulnerabilità) degli uomini
 +  * Volontà naturale degli uomini (per primo postulato)
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 +Lo stato di natura risulta infatti in uno stato di perenne guerra, detto //bellum omnium contra omnes//. L'assenza di un'organizzazione sociale di alcun tipo (la manifestazione concreta dello stato di natura) esiste solo in teoria; nella realtà, si può avere al limite uno "stato di natura parziale" in tre circostanze:
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 +  * nelle guerre civili
 +  * in alcune società primitive
 +  * su scala internazionale, vedendo gli stati come individui in una collettività che di fatto, al tempo di Hobbes, è priva di alcuna autorità ed è in uno stato di perenne anarchia
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 +Lo stato naturale comporterebbe addirittura il diritto di tutti su tutto (//ius omnium in omnia//), compresa la vita degli altri; Ogni uomo sarebbe un "lupo" nei confronti degli altri individui (//homo homini lupus//).
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 +La legge naturale, secondo Hobbes, è quella che garantisce la conservazione della specie umana: impedire le azioni che causano la distruzione della vita, e garantire quelle che sono necessarie alla sua conservazione. Essa emerge dalla ragione umana, capace di studiare le cause e riconoscerne gli effetti, per saper calcolare quale cause vanno perseguite e quali no. L'unico aspetto naturale nella "legge naturale" è quindi la predisposizione dell'uomo che la concepisce ad essere munito di ragione.
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 +Le norme imposte dalla legge naturale servono a fornire agli uomini una disciplina pratica a cui attenersi per garantire la sopravvivenza della collettività. La legge naturale si articola in tre regole:
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 +  - //pax est quarenda// (bisogna cercare sempre la pace), da cui derivano:
 +  - //ius in omnia est retinendum// (l'uomo deve rinunciare al suo diritto su tutto), che implicitamente porta a...
 +  - //pacta servanda sunt// (i patti vanno osservati)
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 +Ma le leggi naturali non sono sufficienti a garantire la stabilità di uno stato. È infatti necessario un assetto contrattuale, con cui i cittadini rinunciano ai loro diritti per cederli a un singolo individuo che li utilizzerà per gli interessi della collettività. Il sovrano è proprio la figura a cui si riferisce il titolo dell'opus magnum di Hobbes, il //Leviatano//. Il patto fondamentale che origina lo Stato contrattualistico di Hobbes è irreversibile e unilaterale. Il potere deve essere assoluto (così come il giudizio del sovrano sul bene e sul male) e non può essere ripartito in ulteriori cariche, questo perché sia che le diverse parti che lo possiedono si alleassero, sia che si rivaleggiassero, si giungerebbe a un esito fondamentalmente negativo per i cittadini (oppressione / guerra civile). La morale deve essere definita direttamente dalla legge, e lo Stato non è tenuto a seguire le sue stesse leggi. Anche gli ordini ingiusti devono essere perseguiti, e il tirannicidio è sempre inaccettabile.
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 +Vi sono tuttavia ancora alcuni limiti nell'azione di uno Stato: esso infatti non può chiedere al singolo di ferire sé stesso o una persona a sé cara, di rinunciare ad alcuna funzione direttamente necessaria alla vita, o costringerlo ad accusare sé stesso. Se il sovrano viene meno al fine di tutelare la vita dei cittadini, non vi è una ribellione: lo Stato ha già cessato di esistere in quanto tale, e si è tornati a uno stato parziale di natura, in cui ognuno deve difendersi come crede.