filosofia:hume

Hume

David Hume in un ritratto di Allan Ramsay del 1766

David Hume fu un filosofo empirista scozzese. La sua filosofia dall'empirismo inglese sfocia nello scetticismo, tanto è radicale.

L'unica conoscenza che si può possedere come umani risiede nell'esperienza; l'esperienza che noi umani abbiamo è riferita alla nostra natura, che è fortemente limitata. Le conoscenze a cui si giunge tramite l'esperienza umana sono pertanto fortemente incerte. Esse hanno valore solo nel momento dell'atto1), ossia nell'attualità. Le idee non hanno quindi più valore, poiché sono immagini illanguidite dai ricordi. La nostra mente contiene pertanto solo le impressioni, lontane temporalmente e/o spazialmente.

Le idee astratte sono quelle particolari che simbolicamente rappresentano tante altre idee particolari simili2). La facoltà di stabilire relazioni tra idee è chiamata “immaginazione” e il principio di associazione delle idee è una forza che si impone secondo tre criteri:

  1. Somiglianza (due idee si assomigliano, pertanto sono collegate)
  2. Contiguità nel tempo/spazio (due cose avvengono in modo temporalmente prossimo)
  3. Causalità (una cosa è causata da un'altra)

La connessione causa-effetto non è mai determinata in modo universale né a priori (non vi si può arrivare ragionando) né a posteriori, ma solo soggettivamente tramite l'esperienza3). In quanto scettico, Hume mantiene viva l'idea che anche una volta formata la relazione causa-effetto tramite l'esperienza essa sia comunque arbitraria e che l'uomo non sia in grado di prevedere gli eventi futuri; restano plausibili tutti gli esiti di cause che non sono in auto-contraddizione: la causalità non è dimostrabile nemmeno a posteriori. A differenza di altri scettici successivi, Hume salva comunque (almeno linguisticamente) la categoria di causalità, seppur privandola di grande significanza, declassandola all'ambito dell'abitudine soggettiva.

Ogni opinione circa la realtà, che si insedia nella nostra mente come atto istintuale di ragione, prende il nome di “credenza”. Essa pertiene sempre al dominio della probabilità, non della certezza4). È dunque il momento in cui si crede di conoscere la verità5). La credenza non riguarda solo il mondo delle idee, ma è anche riferita al mondo della natura: siccome tutta la conoscenza dell'uomo è soggettiva, ogni esempio di esperienza del mondo esterno sensibile negli uomini è credenziale; è solo per abitudine che gli uomini credono all'impressione più vivida e soggettiva del mondo sensibile: la credenza. L'Io di Hume è ridotto a un fascio di impressioni6): un teatro interiore in cui visualizziamo e richiamiamo tutto, secondo il nostro punto di vista.


1)
v. Aristotele, atto/potenza
2)
in semiotica ne sono segno), e hanno l'utile funzione di aiutare a pensare. L'abitudine di pensare per idee astratte e generali non deve illuderci della loro reale esistenza a prescindere((Diretta negazione del realismo ideale
3)
v. John Locke
4)
v. Platone, credenza come pistis
5)
Nel mito della caverna di Platone, il momento in cui il prigioniero si gira e vede le statuette, scambiandole per oggetti reali
6)
v. Idola Theatri di Bacone
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  • Ultima modifica: 2021/06/01 15:15
  • da alex2003super