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* 1724: Immanuel Kant nasce a Königsberg ad aprile, 1724. | * 1724: Immanuel Kant nasce a Königsberg ad aprile, 1724. |
* Viene educato secondo la dottrina pietistica (religione luterana molto rigida), che gli diede un'impostazione filosofica severa. | * Viene educato secondo la dottrina pietistica (religione calvinistica molto rigida), che gli diede un'impostazione filosofica severa. |
* 1840: Si iscrive alla facoltà di Filosofia di Königsberg | * 1840: Si iscrive alla facoltà di Filosofia di Königsberg |
* Conosce la filosofia di Wolff e Newton -> Kant si occupa nel suo sistema filosofico di costruire un modello per l'Universo (Kant-Laplace) | * Conosce la filosofia di Wolff e Newton -> Kant si occupa nel suo sistema filosofico di costruire un modello per l'Universo (Kant-Laplace) |
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Kant ha intenzione di studiare il meccanismo della conoscenza //a priori//. La Ragione, secondo Kant, si distingue in: | Con la Critica della Ragion Pura (1781), Kant ha intenzione di studiare il meccanismo della conoscenza //a priori//. La Ragione, secondo Kant, si distingue in: |
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* Sensibilità (ricettiva, passiva) | * Sensibilità (ricettiva, passiva) |
)). Analizzando i giudizi degli empiristi, essi sono sempre sintetici, a posteriori (il predicato non è contenuto nel soggetto -- vi è una prosecuzione della conoscenza), mentre quelli dei razionalisti sono analitici, a priori (il predicato è contenuto nel soggetto concettualmente, il passaggio con cui il predicato è attribuito al soggetto avviene senza alcuna esperienza). Kant cerca di mettere assieme i pregi di entrambi senza i difetti: nascono così i **//<color #ff7f27>giudizi sintetici a priori</color>//**. | )). Analizzando i giudizi degli empiristi, essi sono sempre sintetici, a posteriori (il predicato non è contenuto nel soggetto -- vi è una prosecuzione della conoscenza), mentre quelli dei razionalisti sono analitici, a priori (il predicato è contenuto nel soggetto concettualmente, il passaggio con cui il predicato è attribuito al soggetto avviene senza alcuna esperienza). Kant cerca di mettere assieme i pregi di entrambi senza i difetti: nascono così i **//<color #ff7f27>giudizi sintetici a priori</color>//**. |
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I giudizi sintetici a priori presentano contenuti empirici, tratti dall'esperienza (che dunque fanno procedere nella conoscenza), ordinati e sistematizzati da categorie mentali (es. //spazio, tempo, forma//...) --- forme a priori che ogni soggetto possiede. Secondo Kant, non abbiamo delle idee innate contenutisticamente, ma un modo mentale di sistematizzare la nostra conoscenza secondo categorie; tali forme a priori sono dette <<trascendentali>>(( | I giudizi sintetici a priori sono determinanti, presentano contenuti empirici, tratti dall'esperienza (che dunque fanno procedere nella conoscenza), ordinati e sistematizzati da categorie mentali (es. //spazio, tempo, forma//...) --- forme a priori che ogni soggetto possiede. Secondo Kant, non abbiamo delle idee innate contenutisticamente, ma un modo mentale di sistematizzare la nostra conoscenza secondo categorie; tali forme a priori sono dette <<trascendentali>>(( |
Non sono immanenti, né trascendenti, ma trascendentali | Non sono immanenti, né trascendenti, ma trascendentali |
)). Non hanno origine empirica ma hanno valore solo nell'ambito dell'esperienza. Esse possono essere utilizzate sia per le conoscenze sensibili, sia per le conoscenze intellettuali, che per quelle razionali. Solo l'uomo possiede le facoltà di ragione e dunque i trascendentali. | )). Non hanno origine empirica ma hanno valore solo nell'ambito dell'esperienza. Esse possono essere utilizzate sia per le conoscenze sensibili, sia per le conoscenze intellettuali, che per quelle razionali. Solo l'uomo possiede le facoltà di ragione e dunque i trascendentali. |
Per avere la certezza che quanto derivato scientificamente sia vero, Kant si avvale dell'//Io penso//: tutta l'attività che l'intelletto fa sui dati provenienti dall'esperienza. La garanzia della scientificità della conoscenza sta proprio nell'attività dell'io che sfrutta gli Universali per trarre conclusioni. Tutti gli uomini si servono degli stessi giudizi e delle stesse categorie (i.e. degli stessi trascendentali) nel processo scientifico; è innata la capacità di usare l'intelletto attivo, detta //**<color #c8bfe7>schematismo dell'intelletto</color>**//. Non esiste soggettività negativa, ma solo soggettività positiva, e se si parte da una base empirica e si hanno gli stessi trascendentali di ogni altro uomo si arriverà alla stessa legge scientifica. L'unitarietà della coscienza non è riproduttiva, ma produttiva, e la produzione dipende dall'ambito (es. principi matematici o dinamici). | Per avere la certezza che quanto derivato scientificamente sia vero, Kant si avvale dell'//Io penso//: tutta l'attività che l'intelletto fa sui dati provenienti dall'esperienza. La garanzia della scientificità della conoscenza sta proprio nell'attività dell'io che sfrutta gli Universali per trarre conclusioni. Tutti gli uomini si servono degli stessi giudizi e delle stesse categorie (i.e. degli stessi trascendentali) nel processo scientifico; è innata la capacità di usare l'intelletto attivo, detta //**<color #c8bfe7>schematismo dell'intelletto</color>**//. Non esiste soggettività negativa, ma solo soggettività positiva, e se si parte da una base empirica e si hanno gli stessi trascendentali di ogni altro uomo si arriverà alla stessa legge scientifica. L'unitarietà della coscienza non è riproduttiva, ma produttiva, e la produzione dipende dall'ambito (es. principi matematici o dinamici). |
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Nessuna conoscenza a priori, ossia al di fuori della realtà fenomenica, è possibile: sono a priori solo i trascendentali. L'//arké// o, come definito da Kant, il //noumeno// (la cosa pensabile) non si può conoscere mai perché gli uomini non sono dotati di intuizione intellettuale, solo quella sensibile. Il //noumeno// va ben oltre il fenomeno e diventa quindi il limite irraggiungibile di tutto lo scibile, un'illusione della ragione. | Nessuna conoscenza a priori, ossia al di fuori della realtà fenomenica, è possibile: sono a priori solo i trascendentali. L'//arké// o, come definito da Kant, il //noumeno// (la cosa non pensabile) non si può conoscere mai perché gli uomini non sono dotati di intuizione intellettuale, solo quella sensibile. Il //noumeno// va ben oltre il fenomeno e diventa quindi il limite irraggiungibile di tutto lo scibile, un'illusione della ragione. |
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Nella concezione gnoseologica di Kant, l'Io che conosce è al centro (non più il dato empirico) ed è il legislatore della natura. È questa la //**<color brown>Rivoluzione Copernicana</color>**//, in cui cambia il centro del mondo sensibile, ora residente nel conoscitore. Siccome la metafisica tratta della cosa in sé, in questa nuova concezione non è più possibile come scienza. | Nella concezione gnoseologica di Kant, l'Io che conosce è al centro (non più il dato empirico) ed è il legislatore della natura. È questa la //**<color brown>Rivoluzione Copernicana</color>**//, in cui cambia il centro del mondo sensibile, ora residente nel conoscitore. Siccome la metafisica tratta della cosa in sé, in questa nuova concezione non è più possibile come scienza. |
===== Critica della Ragion Pratica ===== | ===== Critica della Ragion Pratica ===== |
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La Critica della Ragion Pratica si apre con il problema della storia: per Kant la Storia è la realizzazione della possibilità di libertà dell'individuo; realizzazione dell'uomo come ente razionale. | La Critica della Ragion Pratica (1788) si apre con il problema della storia: per Kant la Storia è la realizzazione della possibilità di libertà dell'individuo; realizzazione dell'uomo come ente razionale. |
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La Ragion Pratica pertiene al campo dell'agire, dell'abitudine del comportamento, dell'etica. Egli vuole capire se è possibile fare una scienza in modo universale, incontrovertibile e oggettivo nell'ambito del comportamento e dei costumi umani. Si tratta dell'analisi della ragione che guida un'altra nostra facoltà: la **//volontà//**, ossia la ragione che si rende pratica. È lo studio razionale del comportamento umano nella sua //fenomenologia//, ossia nel suo apparire. Vi è un completo abbandono del mondo dell'//a priori// a favore dell'//a posteriore//. È la volontà a scegliere di comportarsi bene o male, e sia il bene che che il male sono definiti in modo oggettivo (secondo ragione). | La Ragion Pratica pertiene al campo dell'agire, dell'abitudine del comportamento, dell'etica. Egli vuole capire se è possibile fare una scienza in modo universale, incontrovertibile e oggettivo nell'ambito del comportamento e dei costumi umani. Si tratta dell'analisi della ragione che guida un'altra nostra facoltà: la **//volontà//**, ossia la ragione che si rende pratica. È lo studio razionale del comportamento umano nella sua //fenomenologia//, ossia nel suo apparire. Vi è un completo abbandono del mondo dell'//a priori// a favore dell'//a posteriore//. È la volontà a scegliere di comportarsi bene o male, e sia il bene che che il male sono definiti in modo oggettivo (secondo ragione). |
- //Imperativi categorici//: non hanno alcun fine al di fuori del //nomos//; la legge giustifica il comportamento, e non dobbiamo cercare fini esterni. Seguire gli imperativi del dovere richiede fatica, e chi li segue sceglie il bene. Essa è una scelta su cui si basa l'intera etica del genere umano. | - //Imperativi categorici//: non hanno alcun fine al di fuori del //nomos//; la legge giustifica il comportamento, e non dobbiamo cercare fini esterni. Seguire gli imperativi del dovere richiede fatica, e chi li segue sceglie il bene. Essa è una scelta su cui si basa l'intera etica del genere umano. |
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| Nell'uomo, l'ambito della felicità è strettamente legato agli imperativi categorici. La felicità è il fine dell'uomo; se ciascuno compie lo sforzo, secondo l'etica del dovere, di capire che la felicità soggettiva è temporanea e relativa, e ha la forza di mettere in atto gli imperativi categorici, raggiungerà la felicità piena, reale e duratura. Per ognuno di noi valgono leggi diverse, ma queste sono formali (si interessano più della forma che del contenuto). Il contenuto va ad esserci di volta in volta in base ai contesti e agli avvenimenti individuali. Bisogna individuare imperativi così universali da applicarsi a tutti, a prescindere da luogo, tempo o cultura. |
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| L'etica kantiana è dunque definita come: |
| * Etica del dovere |
| * Etica formale (Etica della forma), formata da regole universali da contestualizzare nelle varie situazioni. |
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Nell'uomo, l'ambito della felicità è strettamente legato agli imperativi categorici. La felicità è il fine dell'uomo; se ciascuno compie lo sforzo, secondo l'etica del dovere, di capire che la felicità soggettiva è temporanea e relativa, e ha la forza di mettere in atto gli imperativi categorici, raggiungerà la felicità piena, reale e duratura. Per ognuno di noi valgono leggi diverse. | La lezione di Kant sulla formalità della legge è recepita e rielaborata da molti suoi successori. |
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| ==== Gli imperativi categorici ==== |
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| - Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere, in qualunque tempo, come legislazione universale |
| * Se io faccio valere la mia volontà per tutti secondo regole soggettive, non posso fare valere l'eticità((v. Rivoluzione Copernicana, con cui Kant rovescia la relazione tra conoscitore e conosciuto)): la fondazione della morale avviene da parte dell'uomo, essa non proviene dall'esterno |
| * Nell'operare una scelta sei responsabile nei confronti di tutta l'umanità |
| * Perché l'agire sia fondato e la morale sia etica, la giustificazione deve essere universale anche nel tempo |
| * La moralità può essere allenata |
| * La moralità che non è libera di scegliere tra bene o male non è etica |
| * Mentre la ragione nella ragion pura non è libera, nell'etica (nella volontà) lo diventa -> la ragion pratica vince sulla ragion pura |
| - Agisci in modo da trattare l’umanità sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo |
| - Agisci in modo che la volontà possa considerare sé stessa in base alla sua massima come universalmente legislatrice |
| * Mentre il primo imperativo ha lo sguardo totalmente rivolto al passato, questo è proiettato verso il futuro |
| * La volontà si deve dare un progetto etico |
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| La ragion pratica sembra risolvere i problemi della ragion pura((Anima, mondo, Dio)) che presentava per il mondo sia l'ambito della necessità causale((Razionalismo, meccanicismo)) che quello della libertà((Empirismo)) senza risolvere tale conflitto. Riassumendo, presenta: |
| - **Per l'anima**: l'Io legislatore di sé stesso |
| - **Per il mondo**: il mondo è il regno della libertà e dei fini (etica); è meccanico solo dal punto di vista gnoseologico |
| - **Per l'esistenza di Dio**: l'uomo è libero, ma per essere virtuoso deve seguire i tre imperativi categorici. Per cercare la propria dimensione ideale, l'uomo deve saper unire la virtù alla ricerca della felicità individuale. Ma nel mondo l'uomo è raramente felice, pertanto se non sarà felice in questo mondo lo dovrà essere in una vita ultraterrena; il garante della vita ultraterrena è Dio. |
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| Kant non ha dimostrato l'esistenza di Dio come teoremi nella Ragion Pura, ma come postulati nella Ragion Pratica. Ciò che per la Ragion Pura è trascendente, è immanente per la Ragion Pratica; pertanto al di là dei fenomeni, la Ragion Pratica ci porta nel cuore della realtà di per sé, nel //noumeno//: la Ragion Pratica ha il primato sulla Ragion Pura. |
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| ===== Critica del Giudizio ===== |
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| La Critica del Giudizio (1790) è il "punto di approdo" di Kant nel Romanticismo. Si tratta di una conciliazione tra le dimensioni del mondo fenomenico (la Ragion Pura) e quello noumenico (la Ragion Pratica), nonostante finora sembri aver trionfato la seconda. Per effettuare questa conciliazione, viene sfruttata la facoltà di //**giudicare**//, una capacità intermedia tra intelletto e ragion pratica: si usano le nostre capacità razionali (di conoscenza) che vengono guidate dal //sentimento//. Per Kant il //sentimento// è visto da un punto di vista totalmente etimologico: "il sentire" --- un'esaltazione della parte intuitiva dell'uomo, guidata secondo ragione. Questa parte intuitiva (e quindi soggettiva) rappresenta un modo diverso di approcciarsi alla realtà sensibile, a quella che nella prima critica era prettamente fenomenica. Il giudizio principale che viene composto in questa parte è il //**giudizio riflettente**//, contrapposto a quello della critica di Ragion Pura che è un //**giudizio determinante**// (sintetico a priori). |
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| Non si ha un soggetto che costruisce il proprio oggetto, ma un soggetto che coglie l'oggetto di conoscenza con un atto intuitivo, avendo già in mano alcuni dati. Ciò non costituisce un ritorno a prima della Rivoluzione Copernicana o una sostituzione dei giudizi determinanti, ma un nuovo modo esistenziale di porsi dinanzi agli oggetti da conoscere. Dal confronto dell'uomo esistenziale con gli oggetti che incontra ogni giorno, nascono le cosiddette //domande esistenziali//. Se vogliamo fare scienza dinanzi ai dati oggettivi, dobbiamo restare nella ragion pura. Se tuttavia ciò che cerchiamo è una chiave di vera comprensione e di vita dobbiamo avvalerci del giudizio riflettente, un compromesso tra la natura umana e la libertà morale. |
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| <blockquote>Per un geologo, una cascata d'acqua è un fenomeno da studiare. Per un turista è uno spettacolo. Kant capisce che non siamo solo geologi, ma anche turisti. E nel nostro essere turisti diamo un senso alla nostra esistenza, nel meravigliarci del dato naturale.<cite>Eliana Spadaro</cite></blockquote> |
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| La finalità esistenziale della natura non è concorrente della conoscenza scientifica: l'uomo non può comunque conoscere il noumeno, ma tramite il giudizio riflettente può avvicinarsi il massimo ad esso. Con la Ragion Pratica si arriva al noumeno solo come postulato, mentre con il giudizio riflettente si sviluppa intuitivamente la conoscenza del noumeno. |
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| Il giudizio è ripartito in: |
| * //Giudizio estetico//: puramente soggettivo |
| * Giudizio del "bello": per decretare il bello viene esercitata la facoltà del //gusto//, che non è oggettiva ma ciascuno di noi attribuisce a un determinato oggetto che si ha davanti |
| * Esistono delle regole nella definizione di bello: |
| - Non ci deve essere alcun interesse (non deve apparire né piacevole, né utile, né buono). Un esempio è l'oggetto d'arte. |
| * Nella definizione di piacevole, è compreso il piacere concreto/sensoriale/fisico, non ovviamente quello teorico/visivo |
| - Il bello è ciò che piace universalmente, senza concetti |
| - La bellezza è la forma della finalità di un oggetto (da Aristotele) -> più la forma finale viene realizzata da un oggetto, più sarà bello |
| - È oggetto di piacere necessario (in senso soggettivo)((Una "prova del nove")) |
| * Il //sublime// implica la bellezza. Esiste il: |
| * Sublime dinamico: potenza (es. cascata con una grande portata) |
| * Sublime matematico: smisurata grandezza (es. grande montagna) |
| * Il //sublime// si trova spesso come via di mezzo tra il pericolo e la bellezza |
| * Dal momento in cui siamo dinanzi a spettacoli della natura o abbiamo compiuto imprese colossali che ci fanno sentire estremamente piccoli, non ci allontaniamo con negatività (sconfitti dalla grandezza), bensì come forti di essere riusciti a domare la grandezza |
| * L'uomo è in grado di domare la natura |
| * L'uomo è stato in grado di farlo pure essendo dotato di ragione (avendo quindi un mezzo a disposizione in più) |
| * Il bello artistico è prodotto dal //genio//, che usa il sentimento del gusto per produrre |
| * A favore dell'artista vi è la scelta del materiale da usare |
| * L'emozione che prova il fruitore della bellezza artificiale dinanzi all'opera, rispetto a quella di natura, è identica |
| * //Giudizio teleologico//: parte da una base soggettiva ma ha fini universali (il fine dell'uomo è la felicità nella sua accezione più completa) |
| * Si cerca un accordo tra natura e libertà tramite il concetto di fine -> anche noi possiamo essere contenti in natura quando seguiamo un fine particolare |
| * La natura intrinseca suprema dell'uomo non è contestualizzata in modo storico o culturale, ma è definita in modo universale, proprio come la legislazione universale |
| * La natura si piega all'azione dell'uomo: quando l'uomo si comporta in maniera corretta eticamente, compie il fine della natura (rendere possibile l'esistenza) |
| * La concezione finalistica della natura viene finalmente esplicitata, in contrapposizione al meccanicismo determinista |
| * L'uomo è la realizzazione della più perfetta delle varie forme di natura |
| * Ogni essere vivente è manifestazione dell'intento di raggiungere tale finalità, e Dio è plausibilmente l'intelligenza che l'ha voluta realizzare in natura; la natura è subordinata a questa finalità, e nella sua interezza diventa un regno dei fini |
| * Tutta la natura funziona per rendere possibile la vita morale((Che può scegliere tra bene o male)) dell'uomo |
| * L'ultima prova dell'esistenza di Dio è morale: **Dio è garante dell'esistenza morale dell'uomo** (se il mondo fosse esclusivamente meccanico, la vita etica non sarebbe garantita) |
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| ===== Scritti minori ===== |
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| ==== Religione nei limiti ==== |
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| Tra gli scritti minori è importante menzionare //Religione nei limiti della semplice ragione// (1793), che traspone filosoficamente una concezione razionale della religione nata dalla sua formazione Pietistica((Una religione Calvinista molto severa)). Emerge l'idea del Male radicale, di cui la nostra natura è impregnata assieme al bene((Il cattolicesimo non è compatibile: si cade altrimenti nel Manicheismo. Secondo la religione cattolica esiste il Male solo come negazione del bene --- es. Lucifero è un angelo caduto, che agisce per il male. Il Male esiste solo come scelta, non come sostanza.)). Kant attribuisce qui valore sostanziale al Male. Il Male radicale non è eliminabile, se non, come secondo Lutero e Calvino, tramite la grazia di Dio, che è già determinata alla nascita. Essendo l'uomo un essere frangibile e corruttibile, l'allontanamento dal Sommo Bene non è solo colpa della sensibilità della parte animalesca o della ragione, ma è il Male radicale (dovuto al Peccato Originale) presente nell'uomo. |
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| D'altro canto, in senso Calvinista/Luterano, il Peccato Originale lo hanno tutti gli uomini e viene trasmesso in eterno, mentre il Male radicale non è trasmissibile; in altre parole, tutti nascono con una radice di male, ma nel momento in cui scegliamo questa radice torniamo (consapevolmente) alle nostre origini. Noi non scegliamo qualcosa di esterno a noi, bensì una parte della nostra sostanza. È dunque possibile non scegliere il Male radicale anche se esso resta nella sostanza dell'uomo. |
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| Nella vita sociale siamo maggiormente esposti al richiamo del Male, quindi è imperativo ragionare come se vi fosse una "Chiesa invisibile", su cui si fondano tutte le religioni, che segue i dettami della religione razionale/naturale di stampo illuminista. Le "Chiese visibili" invece fanno sempre riferimento all'idea superstiziosa della rivelazione. Kant non crede nella rivelazione, ma solo nella concezione razionale/naturale della religione. Vi è un interessante parallelismo tra il Dio rivelato rispetto a quello razionale, e tra il Peccato originale e il Male assoluto. |
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| ==== Metafisica dei Costumi ==== |
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| La //Metafisica dei Costumi// di Kant completa la filosofia morale/etica di Kant, e contiene la dottrina del dovere verso noi stessi e verso gli altri. In particolare, distingue tra le azioni e il movente di tali azioni((Negazione diretta, se vogliamo, del consequenzialismo odierno)). Le leggi positive disciplinano sempre l'azione, non il movente di essa: secondo Kant, ad esempio, non è significativo nella punizione di un omicidio il movente del reato, solo il risultato dell'azione. Kant resta comunque in un ambito della considerazione del reato dove è molto più importante la libertà collettiva della punizione del reo: considerando il movente dell'azione si infrangerebbe la libertà individuale; ciò comporta, tra l'altro, che la legittima difesa non sia un movente valido o un'attenuante. |
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| Il diritto di proprietà, definito da un contratto, disciplina i rapporti tra due oggetti giuridici, ed è dotato di significato solo nel contesto di una società con un numero di membri maggiore di uno. La proprietà è pertanto implicata solo nei confronti di qualcun altro. |
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| Come Montesquieu, Kant sostiene l'equipartizione dei poteri nell'ambito del diritto pubblico, tuttavia nega la legittimità della ribellione al sovrano: le autorità più alte in uno stato sono fonte del diritto e da loro provengono le leggi. Siccome i cittadini hanno affidato il potere a un monarca, il capo dello Stato è deputato a dare le leggi. La ribellione è fonte di caos, e Kant critica pesantemente la Rivoluzione Francese, in particolare quella giacobina (la cui costituzione era peraltro inaccettabile in quanto razionale). Vi è un sottile dialogo tra il potere del popolo e il potere del diritto come entità superiore. |
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| Kant critica le considerazioni di Cesare Beccaria sulla pena di morte: il reo va punito per il male che ha commesso, non come beneficio o meno verso la società: il reo non è valido come mezzo per migliorare la società, poiché in tal caso questi sarebbe un mezzo (filosoficamente incompatibile con il suo secondo imperativo categorico). Kant ritiene che vada messo a morte un reo, se non altro per dargli legittimità di persona umana finale. |
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| ==== Per la pace perpetua ==== |
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| Kant fu uno dei primi a teorizzare l'Unione Europea, con il suo //Per la pace perpetua// (1795). Kant, essendo filosoficamente opposto alla guerra e alle rivoluzioni, punta alla pace come ideale per l'uomo. Affinché ovunque vi sia pace, è necessario che le nazioni si mettano d'accordo tra loro. Nel riferirsi al suo mondo (l'Europa), Kant esprime la necessità della nascita di una confederazione che vedrà la coesistenza pacifica tra gli stati, sotto un medesimo fine: quello di realizzare la natura dell'uomo e di mantenere la pace. |
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| Kant vede un disegno unitario nella storia: la realizzazione del fine che l'uomo si esprima nel migliore dei modi. La lotta tra i singoli uomini (//**NON**// tra i singoli Stati!) è il motore della storia, ma è inclusa nel disegno provvidenziale; tale disegno è come un ideale metafisico morale. La cosa più importante è educare tutti gli uomini a scegliere il Bene, perché ciascuno di noi può essere il motore, nel corso della storia, del fine ultimo dell'umanità, anche se è necessario a volte l'ausilio delle pene. |
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