Kant
Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.
Immanuel Kant (Königsberg, 1724) fu un filosofo illuminista tedesco. Il suo pensiero, che costituisce una summa e un punto di arrivo delle diverse correnti filosofiche a lui temporalmente prossime — Illuminismo, Razionalismo, Liberalismo, Empirismo — segna una transizione, tramite la cosiddetta “Rivoluzione Copernicana”, dal dogmatismo metafisico all'idealismo Kantiano, gettando le basi per la filosofia moderna ed effettuando, con l'ultima sua opera (Critica del giudizio) e una parte della penultima (Critica alla ragion pratica), un passo nella direzione del Romanticismo.
Vita e scritti
- 1724: Immanuel Kant nasce a Königsberg ad aprile, 1724.
- Viene educato secondo la dottrina pietistica (religione calvinistica molto rigida), che gli diede un'impostazione filosofica severa.
- 1840: Si iscrive alla facoltà di Filosofia di Königsberg
- Conosce la filosofia di Wolff e Newton → Kant si occupa nel suo sistema filosofico di costruire un modello per l'Universo (Kant-Laplace)
- Rimane a insegnare lì
- 1770: Ottiene la cattedra di Logica e Metafisica
- Realizza i testi pre-critici (anteriori alla Critica alla Ragion Pura), con un progressivo passaggio dal dogmatismo ad un approccio più illuministico
- 1781: Critica della Ragion Pura
- 1783: Prolegomeni ad ogni metafisica futura che vorrà presentarsi come scienza: spiega la Critica della Ragion Pura
- 1787: edizione definitiva
- 1788: Critica della Ragion Pratica
- 1790: Critica del Giudizio
- 1793: Religione nei Limiti della Ragione
- 1795: Per la pace perpetua
- 1804: Muore nella città natale di Königsberg.
Opere principali
Testi pre-critici
- Risposta alla domanda “Che cos'è l'Illuminismo” (1784): lo definisce come l'uscita dell'uomo dalla sua colpevole minorità (non servirsi della ragione di cui si è dotati)
- Unico argomento possibile per dimostrare l'esistenza di Dio: ripreso nelle opere maggiori
- I sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica: v. sopra
- Storia universale della natura e teoria del cielo (1755): contiene il modello cosmologico (razionale) di Kant-Laplace
Critiche
- Critica della Ragion Pura (1781)
- Prolegomeni (1783) - opera di spiegazione
- 1787: Edizione semplificata della Critica della Ragion Pura
- Critica della Ragion Pratica (1788) - momento di transizione
- Critica del Giudizio (1790) - ingresso nel romanticismo
Altre opere
- Religione nei limiti della ragione (1793): descrive come deve essere la religione
- Per la pace perpetua (1795): giunge a teorizzare un'Europa federale
Filosofia
La filosofia di Kant si definisce, fondamentalmente, come criticismo. Si tratta dell'uso della ragione (la facoltà di conoscere dell'uomo) per indagare su sé stessa: nel definire i limiti, le modalità le istanze nei quali essa può operare producendo conoscenza vera, viene conferito un maggiore prestigio alle potenzialità della ragione umana. L'intelletto non corrisponde alla ragione: esso è infatti una sola parte delle facoltà conoscitive dell'uomo.
Periodo pre-critico
- Si tratta di una preparazione alla grande soluzione unificatrice Kantiana.
- Insoddisfazione nel dibattito tra razionalisti ed empiristi (non si arriva a una conclusione compatibile con il suo rigore scientifico)
Il criticismo di Kant con “ragione” intende tutta la facoltà del conoscere, assieme alla facoltà che si occupa di trattare di metafisica. Lui vuole comprendere come funzionano tutte le facoltà del conoscere1) e identificare gli ambiti di validità scientifica delle conoscenze che da esse derivano: nel tribunale di ragione entra la ragione stessa. Nel fare ciò sta rifondando tramite il linguaggio giuridico la filosofia in toto. Kant distingue per primo tra:
- Conoscenza sensibile
- Conoscenza intellettiva
- Conoscenza razionale
La sostanziale differenza sta nella distinzione tra ragione e intelletto.
L'illuminismo ("Risposta alla domanda Che cos'è l'Illuminismo")
Sapere aude!
Solo gli uomini sono dotati delle facoltà di ragione, che consentono al singolo di uscire dalla sua condizione di colpevole minorità2). Ma gli uomini che non si avvalgono delle loro facoltà di ragione sono inferiori anche alle bestie irrazionali. Le persone devono pertanto avere il coraggio di “osare di sapere” (“Sapere aude!”). La metafisica, nell'ambito della trattazione sull'illuminismo, viene posta sullo stesso piano della religione poiché tutti i sistemi metafisici (costruiti da razionalisti) mancano di un riscontro nella realtà.
I sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica
Criticando il filosofo razionalista Emanuel Swedenborg (di relativamente ridotta importanza) sta criticando le teorie campate per aria e senza riscontro scientifico e fisico nei sistemi metafisici dei razionalisti, anche di filosofi ben più significativi. Vuole mandare un messaggio a tutti i razionalisti, ma lo fa attaccando il “pesce più piccolo”. Le teorie sono così distanti dalla realtà che sono equiparate a sogni.
Secondo Kant, i metafisici usano il solo intelletto al posto della ragione. Questo è in verità una facoltà parziale rispetto all'intera sfera della ragione: è in grado di conoscere solo l'aspetto a priori della realtà, e da solo non può dunque arrivare a una conoscenza prettamente scientifica.
Unico argomento possibile per dimostrare l'esistenza di Dio
L'opera smonta in modo empirico l'argomento ontologico3): “Non è che se penso di avere in tasca cento talleri immediatamente li ho davvero”, l'argomento cosmologico4): “L'uomo non ha la prova che tutto è causato da Dio”, l'argomento teleologico5) poiché non esiste una prova di ciò.
In ogni caso, Kant non è affatto ateo, ma come argomento per l'esistenza di Dio ammette solamente la prova ex contingentia mundi: “Visto che nel mondo tutto appare come contingente, è necessario ipotizzare che qualcos'altro di esistente sia necessario; questo necessario è Dio”.
Storia universale della natura e teoria del cielo
Essa contiene la teoria di Kant-Laplace, che scientificamente descrive l'inizio dei tempi (teoria della nebulosa), con la materia soggetta alla forza centrifuga e centripeta, che avrebbe determinato la nascita della Via Lattea e dell'Universo nella sua attuale forma. Secondo Kant, come il Sistema Solare, con simili meccanismi sono nati numerosi sistemi analoghi al nostro.
Critica della Ragion Pura
Il fenomeno (dal greco “phainesthai” — “apparire”, “manifestarsi”6)) definisce la parte della realtà che è sensibile; secondo Kant questa viene conosciuta in modo soggettivo perché è percepita da ciascuno come appare all'individuo. In Kant, vi è perfetta sovrapposizione tra realtà sensibile e fenomenica: si tratta in ogni caso della realtà come appare rappresentata tramite i sensi. Con il concetto di realtà fenomenica/ è messo in primo piano il soggetto che conosce.
Con la Critica della Ragion Pura (1781), Kant ha intenzione di studiare il meccanismo della conoscenza a priori. La Ragione, secondo Kant, si distingue in:
- Sensibilità (ricettiva, passiva)
- Intelletto (a-prioristico, attivo)
Le conoscenze a posteriori sono quelle provenienti dall'esperienza. Inizialmente, nel dibattito tra razionalisti ed empiristi, Kant sembra condividere la posizione dei secondi: nessuna conoscenza precede l'esperienza7). Il rimando a Hume è particolarmente rilevante perché era già consapevole di quella stessa dimensione soggettiva del conoscere, che Kant fa propria nella realtà fenomenica. Tutte le conoscenze ottenute soggettivamente non possono essere scientifiche (la scienza deve essere legittimata dall'oggettività).
Le istanze dei razionalisti al contempo prese in esame: esse sono oggettive, scientifiche, certe, ma ben poco dicono della realtà fenomenica.
Vi è dunque una generale osservazione:
- Gli empiristi sono prigionieri della loro visione soggettiva
- I razionalisti sono prigionieri della loro filosofia astratta
Dal punto di vista logico, Kant riprende da Aristotele la categoria di giudizio8). Analizzando i giudizi degli empiristi, essi sono sempre sintetici, a posteriori (il predicato non è contenuto nel soggetto – vi è una prosecuzione della conoscenza), mentre quelli dei razionalisti sono analitici, a priori (il predicato è contenuto nel soggetto concettualmente, il passaggio con cui il predicato è attribuito al soggetto avviene senza alcuna esperienza). Kant cerca di mettere assieme i pregi di entrambi senza i difetti: nascono così i giudizi sintetici a priori.
I giudizi sintetici a priori sono determinanti, presentano contenuti empirici, tratti dall'esperienza (che dunque fanno procedere nella conoscenza), ordinati e sistematizzati da categorie mentali (es. spazio, tempo, forma…) — forme a priori che ogni soggetto possiede. Secondo Kant, non abbiamo delle idee innate contenutisticamente, ma un modo mentale di sistematizzare la nostra conoscenza secondo categorie; tali forme a priori sono dette «trascendentali»9). Non hanno origine empirica ma hanno valore solo nell'ambito dell'esperienza. Esse possono essere utilizzate sia per le conoscenze sensibili, sia per le conoscenze intellettuali, che per quelle razionali. Solo l'uomo possiede le facoltà di ragione e dunque i trascendentali.
È trascendentale ciò che pur non avendo un'origine empirica ha valore solo nei limiti dell'esperienza.
I trascendentali senza un contenuto sorretto dall'esperienza sono mero flatus vocis. Dalla categoria di trascendentale emerge una conclusione: si definire scienze solo le discipline che proseguono per giudizi sintetici soggettivi, il resto è sogno o religione.
La critica della ragion pura è l'analisi trascendentale, ossia gli elementi fondamentali a priori della conoscenza e dei loro possibili ambiti d'uso. Come precedentemente espresso, i trascendentali stanno sia in ordine alle conoscenze sensibili, sia a quelle intellettuali, sia a quelle razionali. La disciplina più alta di ciascun ambito è:
- Matematica per quanto riguarda la sensibilità
- Fisica per quanto riguarda la conoscenza intellettuale
- Metafisica per quanto riguarda la conoscenza razionale
Riguardo a queste discipline, Kant si pone due interrogativi
- Si chiede come funzionino la Matematica e la Fisica (entrambe nella loro concezione a priori) — domanda di diritto10)
- Si chiede se sia possibile una scienza esatta con la Metafisica — domanda di fatto
- Non ci sono dati sensibili dalla realtà fenomenica, quindi è dubbio se può essere classificata come scienza
1. Estetica trascendentale
L'Estetica trascendentale è la dissertazione sulla domanda di diritto: come è possibile la Matematica a priori, i.e. come scienza, avente come oggetto l'ambito del sensibile? L'ambito è quello della conoscenza sensibile (non della semplice sensibilità), e sono quindi rilevanti i trascendentali.
La facoltà di acquisire conoscenze sensibili è, in primo luogo, recettiva: la sensibilità non crea contenuti (come invece fa l'intelletto), ma li recepisce dalla realtà sensibile. Nell'attività (ridotta ma esistente) della sensibilità entrano in gioco i trascendentali — spazio e tempo.
I trascendentali di spazio e tempo sono:
- Forme a priori
- Funzioni costitutive della nostra mente
- Necessari
- Universali
L'operazione con cui si riconducono le cose alle categorie universali, categorizzando e astraendo i loro attributi, prende il nome di sussumere. Viene sussunto sotto di sé il molteplice, ossia tramite i trascendentali si assumono i dati iniziali già esistenti, senza crearli ex novo. La conoscenza che così ci giunge è fenomenica e dunque soggettiva; tale soggettività non la invalida come scienza11), ma trova scientificità basandosi su elementi a priori che tutti possediamo.
Kant vuole dunque arrivare a indagare sulla condizione di scienza della Geometria e della Matematica:
- La Geometria è la “scienza dello spazio”, pertanto vi arriviamo tramite il trascendentale
- La Matematica è la “scienza del tempo”, anch'essa raggiunta tramite un trascendentale
Entrambe sono scienze sintetiche a priori, perché traggono i loro dati (es. in aritmetica: 1, 2, 3) dal mondo sensibile ma questi vengono categorizzati per mezzo dei trascendentali.
Se noi sommiamo 7 + 5, necessariamente troviamo 12. Un bambino potrebbe risolvere l'operazione contando la somma di sette giocattoli e cinque matite, mentre un uomo potrebbe sommare in modo astratto e razionale. In entrambi i casi si giunge allo stesso numero, perché si possiede la medesima categoria temporale a priori. Dodici è diverso sia da sette che da cinque (non vi è identità), quindi la conoscenza è progredita pur rimanendo nell'ambito della ragion pura. Essendo questo un esempio di giudizio sintetico a priori, la Matematica è indubbiamente una scienza.
Con l'estetica trascendentale viene dimostrato da Kant come la matematica e la geometria siano scienze sintetiche a priori, e tale a-priorità è costruita da una prospettiva completamente fenomenica. L'inveramento di queste discipline come scienze è dunque di tipo soggettivo. Per dichiarare qualcosa scienza ci vogliono facoltà razionali che ha solo l'uomo, riassunte nei trascendentali.
2. Logica trascendentale
La logica trascendentale è divisa in:
- Analitica trascendentale → si riferisce all'intelletto (Fisica)
- Dialettica trascendentale → ragion pura per eccellenza
Analitica trascendentale
Si vanno a studiare le condizioni a priori della conoscenza intellettiva. L'analitica trascendentale si occupa quindi di studiare le forme trascendentali relative alla conoscenza dell'intelletto, e scoprire quali categorie sono funzionali all'uso dell'intelletto. Non sono più spazio e tempo a compiere l'elaborazione trascendentale della conoscenza sensibile. La soggettività delle conoscenze trascendentali su cui lavora l'intelletto ha una connotazione positiva.
L'analitica è ripartita in:
- Analitica dei concetti: grandi raggruppamenti del sensibile compiuti dall'intelletto, lasciando l'ambito delle conoscenze del sensibile
- Analitica dei principi: studia i grandi principi
Questo ambito studia come l'intelletto costruisce delle leggi universali, scientifiche. Finora nella filosofia si era cercato l'elemento a priori al di fuori della mente12). In Kant esso è invece direttamente derivato dal soggetto pensante, tramite le forme trascendentali, che donano agli uomini la facoltà di giungere a conoscenza scientifica. Il concetto di causa non è empirico13), ma ha un soggetto: ogni pensiero ha il concetto trascendentale di causa in cui noi inseriamo il contenuto empirico.
Se io do un calcio a tre oggetti e ne determino il movimento, posso estrinsecare da tale considerazione del senso dello spazio anche una categorizzazione entro il trascendentale di causa: ogni movimento è causato da qualcos'altro.
Ho formato così una legge scientifica, servendomi della conoscenza sensibile formata dalla sensibilità e dell'intelletto.
L'idea di giudizio in Kant è leggermente diversa da quella in Aristotele14), ma concettualmente è affine: il giudizio è un collegamento tra concetti in cui viene sussunto tutto il molteplice sensibile nel giudizio tramite una proposizione. Dalla logica Aristotelica viene recuperata la categoria: ciascun giudizio deve corrispondere a una categoria. Vi sono:
- Tavola dei giudizi
- Tavola delle categorie
Classe | Ambito principale | Categoria | Giudizio |
---|---|---|---|
Quantità | Matematica | Unità | Singolare |
Pluralità | Particolare | ||
Totalità | Universale | ||
Qualità | Realtà | Affermativo | |
Negazione | Negativo | ||
Limitazione | Infinito | ||
Relazione | Dinamica | Sostanza/accidente | Categorico |
Causa/effetto | Ipotetico | ||
Azione reciproca | Disgiuntivo | ||
Modalità | Realtà | Assertorio | |
Possibilità | Problematico | ||
Necessità | Apodittico |
- Nella logica formale di Aristotele non vi era distinzione tra conoscenza sensibile e intellettiva: in Kant si parla dell'a-priorità della conoscenza
- La concezione delle categorie di Aristotele viene reinterpretata nella concezione trascendentale
Per avere la certezza che quanto derivato scientificamente sia vero, Kant si avvale dell'Io penso: tutta l'attività che l'intelletto fa sui dati provenienti dall'esperienza. La garanzia della scientificità della conoscenza sta proprio nell'attività dell'io che sfrutta gli Universali per trarre conclusioni. Tutti gli uomini si servono degli stessi giudizi e delle stesse categorie (i.e. degli stessi trascendentali) nel processo scientifico; è innata la capacità di usare l'intelletto attivo, detta schematismo dell'intelletto. Non esiste soggettività negativa, ma solo soggettività positiva, e se si parte da una base empirica e si hanno gli stessi trascendentali di ogni altro uomo si arriverà alla stessa legge scientifica. L'unitarietà della coscienza non è riproduttiva, ma produttiva, e la produzione dipende dall'ambito (es. principi matematici o dinamici).
Nessuna conoscenza a priori, ossia al di fuori della realtà fenomenica, è possibile: sono a priori solo i trascendentali. L'arké o, come definito da Kant, il noumeno (la cosa non pensabile) non si può conoscere mai perché gli uomini non sono dotati di intuizione intellettuale, solo quella sensibile. Il noumeno va ben oltre il fenomeno e diventa quindi il limite irraggiungibile di tutto lo scibile, un'illusione della ragione.
Nella concezione gnoseologica di Kant, l'Io che conosce è al centro (non più il dato empirico) ed è il legislatore della natura. È questa la Rivoluzione Copernicana, in cui cambia il centro del mondo sensibile, ora residente nel conoscitore. Siccome la metafisica tratta della cosa in sé, in questa nuova concezione non è più possibile come scienza.
Dialettica trascendentale
La dialettica trascendentale è la seconda parte della logica trascendentale15) e studia il metodo di conoscere della Ragion Pura, ossia della metafisica. Essa affronta la domanda di fatto: “È possibile la metafisica come scienza?”, giungendo a una conclusione negativa in concordanza con la Rivoluzione Copernicana.
- Il fenomeno può essere rappresentato ed essere quindi oggetto della sensibilità
- Il noumeno non è rappresentabile e resta quindi nel solo pensiero; è oggetto della metafisica
La ragione si differenzia dall'intelletto perché ambisce a formare categorie non solo ad uso trascendentale, ma ad uso trascendente. Essa fa diventare le sue categorie degli enti ideali/verità eterne a sé stanti, anziché riempirle di contenuti empirici. L'oggetto della metafisica è l'incondizionato, ciò che non è toccato dalla realtà. Esso è ripartito in tre elementi:
- L'anima (come essenza del singolo individuo) – ente incondizionato
- L'anima dell'uomo è trascendente (e quindi immortale)?
- Il mondo (l'idea di mondo come totalità astratta — non come mondo sensibile — e della sua creazione) – anch'esso ente incondizionato
- Dio (totalità incondizionata, più di ogni altra)
L'anima e il mondo
I sillogismi si compongono di tre termini: termine maggiore, termine minore e termine medio.
Per Kant, lo studio dell'anima si chiama psicologia razionale, ossia studio dell'anima secondo ragione — (anima e mente coincidono). Non potendo studiare in modo empirico l'anima, non possiamo fare sillogismi scientifici di psicologia. Dunque, la ragione è capace solo di compiere «sillogismi sbagliati», detti paralogismi. Nei paralogismi, uno dei tre termini — il medio — viene preso con due sensi diversi. Il paralogismo, pertanto, sembra un valido ragionamento, ma non lo è; i sofisti erano maestri del paralogismo per eccellenza16).
Un esempio di inferenza logica sbagliata ma apparentemente corretta, che vede il passaggio dal punto di vista logico al punto di vista ontologico è:
Ciò che non può essere pensato che come soggetto non può esistere che come soggetto; è dunque sostanza.
Cartesio stesso compie questo sbaglio nel parlare della Res cogitans e nel dimostrare l'esistenza dell'Io penso. La psicologia razionale è quindi impossibile, ma ciò non vuol dire che l'anima non esista: semplicemente a livello scientifico non si dimostra né il no né il sì riguardo all'anima.
La cosmologia razionale, anziché i paralogismi, vede le antinomie: sono due giudizi17) una il contrario dell'altra; di solito una è quella dei razionalisti, l'altra quella degli empiristi. Noi non riusciamo a dimostrare né l'una e né l'altra.
Antinomie matematiche
Il mondo ha origine nel tempo ed è finito. (Empiristi)
Il mondo non ha origine nel tempo ed è infinito. (Razionalisti)
Ogni sostanza composta nel mondo consta di parti semplici. (E)
Nessuna cosa composta consta di parti semplici. (R)
Antinomie dinamiche
La causalità secondo le leggi naturali non è la sola, ve n'è anche una secondo la libertà (E)
Non c'è nessuna libertà ma tutto accade secondo una legge — la necessità delle leggi naturali18) (R)
Al mondo appartiene qualcosa che o come sua parte o come sua causa è un essere assolutamente necessario (E)
Non vi è nessun essere assolutamente necessario (R)
Ognuno ha il proprio modo di effettuare queste dimostrazioni, ma nessuno ha mai visto la creazione del mondo, le parti delle cose o enti astratti come le leggi. Per quanto siano riferibili alla realtà fenomenica, se tentiamo di universalizzare gli elementi della ragione pura non stiamo facendo scienza.
Dio
Dio è oggetto della teologia razionale di Kant. Qui Kant riprende l'unico argomento possibile per l'esistenza di Dio — quello a contingentia mundi. Tutti gli argomenti si basano sul passaggio dal condizionato all'incondizionato.
Anche la dimostrazione a contingentia mundi ha limiti, poiché neppure il possibile sarebbe necessario se nulla esistesse. Ma ciò la cui soppressione distrugge ogni possibilità è Dio. La dimostrazione resta nell'ambito della Logica ma non è scientifica, ed è solo noumeno19), limite dinanzi al quale le conoscenza scientifica deve cessare di agire.
Conclusione
Anche se non dimostrabili scientificamente, l'uomo possiede l'idea dell'anima immortale e si chiede se esiste Dio.
L'opera si conclude con la constatazione dell'impossibilità di fare scienza sui dati della Metafisica: dal punto di vista della ragione a priori, non si può dimostrare l'esistenza dei dati metafisici (al di là del fisico), solo di quelli matematici e fisici, le vere scienze. In realtà, parlare della metafisica pura sarebbe come parlare di scienza della scienza, in chiave totalmente tautologica, enunciando il semplice principio d'identità.
La Critica alla Ragion Pura rimane dunque un'opera esplicitamente inconclusa.
Critica della Ragion Pratica
La Critica della Ragion Pratica (1788) si apre con il problema della storia: per Kant la Storia è la realizzazione della possibilità di libertà dell'individuo; realizzazione dell'uomo come ente razionale.
La Ragion Pratica pertiene al campo dell'agire, dell'abitudine del comportamento, dell'etica. Egli vuole capire se è possibile fare una scienza in modo universale, incontrovertibile e oggettivo nell'ambito del comportamento e dei costumi umani. Si tratta dell'analisi della ragione che guida un'altra nostra facoltà: la volontà, ossia la ragione che si rende pratica. È lo studio razionale del comportamento umano nella sua fenomenologia, ossia nel suo apparire. Vi è un completo abbandono del mondo dell'a priori a favore dell'a posteriore. È la volontà a scegliere di comportarsi bene o male, e sia il bene che che il male sono definiti in modo oggettivo (secondo ragione).
Ci sono dei comportamenti dettati dalla volontà che sono puramente soggettivi, e altri sempre dettati dalla volontà che hanno il valore di universalità:
- Quando seguiamo i valori soggettivi, noi utilizziamo delle leggi morali che Kant chiama massime20). Le massime sono dettate dalla parte dell'uomo che guida l'uomo non secondo ragione, ma secondo sensibilità. Essi configurano morali eteronome, poiché i fini sono estrinseci.
- Quando delle leggi sono oggettive si chiamano imperativi. Questi sono dettati direttamente dalla ragione. Gli imperativi non sono mai spontanei e costa fatica seguirli, e infatti coincidono con il “dovere” imposto. Gli imperativi seguono sistemi etico-morali di tipo autonomo.
All'interno dell'etica del dovere vi è il concetto di libertà: si può scegliere di comportarsi male anche se ci si deve comportare bene. Tra le massime e gli imperativi è possibile registrare la presenza o l'assenza dei fini: le morali delle prime sono eteronome, quelle dei secondi sono autonome.
Anche nel campo del soggettivo vi sono degli imperativi. Gli imperativi sono infatti divisi in due grandi gruppi:
- Imperativi ipotetici: contengono ancora un po' di parzialità
- Regole dell'abilità (es. studio bene per avere una bella media)
- Consigli della prudenza (es. mi vesto in modo pesante perché fuori fa freddo)
- Imperativi categorici: non hanno alcun fine al di fuori del nomos; la legge giustifica il comportamento, e non dobbiamo cercare fini esterni. Seguire gli imperativi del dovere richiede fatica, e chi li segue sceglie il bene. Essa è una scelta su cui si basa l'intera etica del genere umano.
Nell'uomo, l'ambito della felicità è strettamente legato agli imperativi categorici. La felicità è il fine dell'uomo; se ciascuno compie lo sforzo, secondo l'etica del dovere, di capire che la felicità soggettiva è temporanea e relativa, e ha la forza di mettere in atto gli imperativi categorici, raggiungerà la felicità piena, reale e duratura. Per ognuno di noi valgono leggi diverse, ma queste sono formali (si interessano più della forma che del contenuto). Il contenuto va ad esserci di volta in volta in base ai contesti e agli avvenimenti individuali. Bisogna individuare imperativi così universali da applicarsi a tutti, a prescindere da luogo, tempo o cultura.
L'etica kantiana è dunque definita come:
- Etica del dovere
- Etica formale (Etica della forma), formata da regole universali da contestualizzare nelle varie situazioni.
La lezione di Kant sulla formalità della legge è recepita e rielaborata da molti suoi successori.
Gli imperativi categorici
- Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere, in qualunque tempo, come legislazione universale
- Se io faccio valere la mia volontà per tutti secondo regole soggettive, non posso fare valere l'eticità21): la fondazione della morale avviene da parte dell'uomo, essa non proviene dall'esterno
- Nell'operare una scelta sei responsabile nei confronti di tutta l'umanità
- Perché l'agire sia fondato e la morale sia etica, la giustificazione deve essere universale anche nel tempo
- La moralità può essere allenata
- La moralità che non è libera di scegliere tra bene o male non è etica
- Mentre la ragione nella ragion pura non è libera, nell'etica (nella volontà) lo diventa → la ragion pratica vince sulla ragion pura
- Agisci in modo da trattare l’umanità sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo
- Agisci in modo che la volontà possa considerare sé stessa in base alla sua massima come universalmente legislatrice
- Mentre il primo imperativo ha lo sguardo totalmente rivolto al passato, questo è proiettato verso il futuro
- La volontà si deve dare un progetto etico
La ragion pratica sembra risolvere i problemi della ragion pura22) che presentava per il mondo sia l'ambito della necessità causale23) che quello della libertà24) senza risolvere tale conflitto. Riassumendo, presenta:
- Per l'anima: l'Io legislatore di sé stesso
- Per il mondo: il mondo è il regno della libertà e dei fini (etica); è meccanico solo dal punto di vista gnoseologico
- Per l'esistenza di Dio: l'uomo è libero, ma per essere virtuoso deve seguire i tre imperativi categorici. Per cercare la propria dimensione ideale, l'uomo deve saper unire la virtù alla ricerca della felicità individuale. Ma nel mondo l'uomo è raramente felice, pertanto se non sarà felice in questo mondo lo dovrà essere in una vita ultraterrena; il garante della vita ultraterrena è Dio.
Kant non ha dimostrato l'esistenza di Dio come teoremi nella Ragion Pura, ma come postulati nella Ragion Pratica. Ciò che per la Ragion Pura è trascendente, è immanente per la Ragion Pratica; pertanto al di là dei fenomeni, la Ragion Pratica ci porta nel cuore della realtà di per sé, nel noumeno: la Ragion Pratica ha il primato sulla Ragion Pura.
Critica del Giudizio
La Critica del Giudizio (1790) è il “punto di approdo” di Kant nel Romanticismo. Si tratta di una conciliazione tra le dimensioni del mondo fenomenico (la Ragion Pura) e quello noumenico (la Ragion Pratica), nonostante finora sembri aver trionfato la seconda. Per effettuare questa conciliazione, viene sfruttata la facoltà di giudicare, una capacità intermedia tra intelletto e ragion pratica: si usano le nostre capacità razionali (di conoscenza) che vengono guidate dal sentimento. Per Kant il sentimento è visto da un punto di vista totalmente etimologico: “il sentire” — un'esaltazione della parte intuitiva dell'uomo, guidata secondo ragione. Questa parte intuitiva (e quindi soggettiva) rappresenta un modo diverso di approcciarsi alla realtà sensibile, a quella che nella prima critica era prettamente fenomenica. Il giudizio principale che viene composto in questa parte è il giudizio riflettente, contrapposto a quello della critica di Ragion Pura che è un giudizio determinante (sintetico a priori).
Non si ha un soggetto che costruisce il proprio oggetto, ma un soggetto che coglie l'oggetto di conoscenza con un atto intuitivo, avendo già in mano alcuni dati. Ciò non costituisce un ritorno a prima della Rivoluzione Copernicana o una sostituzione dei giudizi determinanti, ma un nuovo modo esistenziale di porsi dinanzi agli oggetti da conoscere. Dal confronto dell'uomo esistenziale con gli oggetti che incontra ogni giorno, nascono le cosiddette domande esistenziali. Se vogliamo fare scienza dinanzi ai dati oggettivi, dobbiamo restare nella ragion pura. Se tuttavia ciò che cerchiamo è una chiave di vera comprensione e di vita dobbiamo avvalerci del giudizio riflettente, un compromesso tra la natura umana e la libertà morale.
Per un geologo, una cascata d'acqua è un fenomeno da studiare. Per un turista è uno spettacolo. Kant capisce che non siamo solo geologi, ma anche turisti. E nel nostro essere turisti diamo un senso alla nostra esistenza, nel meravigliarci del dato naturale.Eliana Spadaro
La finalità esistenziale della natura non è concorrente della conoscenza scientifica: l'uomo non può comunque conoscere il noumeno, ma tramite il giudizio riflettente può avvicinarsi il massimo ad esso. Con la Ragion Pratica si arriva al noumeno solo come postulato, mentre con il giudizio riflettente si sviluppa intuitivamente la conoscenza del noumeno.
Il giudizio è ripartito in:
- Giudizio estetico: puramente soggettivo
- Giudizio del “bello”: per decretare il bello viene esercitata la facoltà del gusto, che non è oggettiva ma ciascuno di noi attribuisce a un determinato oggetto che si ha davanti
- Esistono delle regole nella definizione di bello:
- Non ci deve essere alcun interesse (non deve apparire né piacevole, né utile, né buono). Un esempio è l'oggetto d'arte.
- Nella definizione di piacevole, è compreso il piacere concreto/sensoriale/fisico, non ovviamente quello teorico/visivo
- Il bello è ciò che piace universalmente, senza concetti
- La bellezza è la forma della finalità di un oggetto (da Aristotele) → più la forma finale viene realizzata da un oggetto, più sarà bello
- È oggetto di piacere necessario (in senso soggettivo)25)
- Il sublime implica la bellezza. Esiste il:
- Sublime dinamico: potenza (es. cascata con una grande portata)
- Sublime matematico: smisurata grandezza (es. grande montagna)
- Il sublime si trova spesso come via di mezzo tra il pericolo e la bellezza
- Dal momento in cui siamo dinanzi a spettacoli della natura o abbiamo compiuto imprese colossali che ci fanno sentire estremamente piccoli, non ci allontaniamo con negatività (sconfitti dalla grandezza), bensì come forti di essere riusciti a domare la grandezza
- L'uomo è in grado di domare la natura
- L'uomo è stato in grado di farlo pure essendo dotato di ragione (avendo quindi un mezzo a disposizione in più)
- Il bello artistico è prodotto dal genio, che usa il sentimento del gusto per produrre
- A favore dell'artista vi è la scelta del materiale da usare
- L'emozione che prova il fruitore della bellezza artificiale dinanzi all'opera, rispetto a quella di natura, è identica
- Giudizio teleologico: parte da una base soggettiva ma ha fini universali (il fine dell'uomo è la felicità nella sua accezione più completa)
- Si cerca un accordo tra natura e libertà tramite il concetto di fine → anche noi possiamo essere contenti in natura quando seguiamo un fine particolare
- La natura intrinseca suprema dell'uomo non è contestualizzata in modo storico o culturale, ma è definita in modo universale, proprio come la legislazione universale
- La natura si piega all'azione dell'uomo: quando l'uomo si comporta in maniera corretta eticamente, compie il fine della natura (rendere possibile l'esistenza)
- La concezione finalistica della natura viene finalmente esplicitata, in contrapposizione al meccanicismo determinista
- L'uomo è la realizzazione della più perfetta delle varie forme di natura
- Ogni essere vivente è manifestazione dell'intento di raggiungere tale finalità, e Dio è plausibilmente l'intelligenza che l'ha voluta realizzare in natura; la natura è subordinata a questa finalità, e nella sua interezza diventa un regno dei fini
- Tutta la natura funziona per rendere possibile la vita morale26) dell'uomo
- L'ultima prova dell'esistenza di Dio è morale: Dio è garante dell'esistenza morale dell'uomo (se il mondo fosse esclusivamente meccanico, la vita etica non sarebbe garantita)
Scritti minori
Religione nei limiti
Tra gli scritti minori è importante menzionare Religione nei limiti della semplice ragione (1793), che traspone filosoficamente una concezione razionale della religione nata dalla sua formazione Pietistica27). Emerge l'idea del Male radicale, di cui la nostra natura è impregnata assieme al bene28). Kant attribuisce qui valore sostanziale al Male. Il Male radicale non è eliminabile, se non, come secondo Lutero e Calvino, tramite la grazia di Dio, che è già determinata alla nascita. Essendo l'uomo un essere frangibile e corruttibile, l'allontanamento dal Sommo Bene non è solo colpa della sensibilità della parte animalesca o della ragione, ma è il Male radicale (dovuto al Peccato Originale) presente nell'uomo.
D'altro canto, in senso Calvinista/Luterano, il Peccato Originale lo hanno tutti gli uomini e viene trasmesso in eterno, mentre il Male radicale non è trasmissibile; in altre parole, tutti nascono con una radice di male, ma nel momento in cui scegliamo questa radice torniamo (consapevolmente) alle nostre origini. Noi non scegliamo qualcosa di esterno a noi, bensì una parte della nostra sostanza. È dunque possibile non scegliere il Male radicale anche se esso resta nella sostanza dell'uomo.
Nella vita sociale siamo maggiormente esposti al richiamo del Male, quindi è imperativo ragionare come se vi fosse una “Chiesa invisibile”, su cui si fondano tutte le religioni, che segue i dettami della religione razionale/naturale di stampo illuminista. Le “Chiese visibili” invece fanno sempre riferimento all'idea superstiziosa della rivelazione. Kant non crede nella rivelazione, ma solo nella concezione razionale/naturale della religione. Vi è un interessante parallelismo tra il Dio rivelato rispetto a quello razionale, e tra il Peccato originale e il Male assoluto.
Metafisica dei Costumi
La Metafisica dei Costumi di Kant completa la filosofia morale/etica di Kant, e contiene la dottrina del dovere verso noi stessi e verso gli altri. In particolare, distingue tra le azioni e il movente di tali azioni29). Le leggi positive disciplinano sempre l'azione, non il movente di essa: secondo Kant, ad esempio, non è significativo nella punizione di un omicidio il movente del reato, solo il risultato dell'azione. Kant resta comunque in un ambito della considerazione del reato dove è molto più importante la libertà collettiva della punizione del reo: considerando il movente dell'azione si infrangerebbe la libertà individuale; ciò comporta, tra l'altro, che la legittima difesa non sia un movente valido o un'attenuante.
Il diritto di proprietà, definito da un contratto, disciplina i rapporti tra due oggetti giuridici, ed è dotato di significato solo nel contesto di una società con un numero di membri maggiore di uno. La proprietà è pertanto implicata solo nei confronti di qualcun altro.
Come Montesquieu, Kant sostiene l'equipartizione dei poteri nell'ambito del diritto pubblico, tuttavia nega la legittimità della ribellione al sovrano: le autorità più alte in uno stato sono fonte del diritto e da loro provengono le leggi. Siccome i cittadini hanno affidato il potere a un monarca, il capo dello Stato è deputato a dare le leggi. La ribellione è fonte di caos, e Kant critica pesantemente la Rivoluzione Francese, in particolare quella giacobina (la cui costituzione era peraltro inaccettabile in quanto razionale). Vi è un sottile dialogo tra il potere del popolo e il potere del diritto come entità superiore.
Kant critica le considerazioni di Cesare Beccaria sulla pena di morte: il reo va punito per il male che ha commesso, non come beneficio o meno verso la società: il reo non è valido come mezzo per migliorare la società, poiché in tal caso questi sarebbe un mezzo (filosoficamente incompatibile con il suo secondo imperativo categorico). Kant ritiene che vada messo a morte un reo, se non altro per dargli legittimità di persona umana finale.
Per la pace perpetua
Kant fu uno dei primi a teorizzare l'Unione Europea, con il suo Per la pace perpetua (1795). Kant, essendo filosoficamente opposto alla guerra e alle rivoluzioni, punta alla pace come ideale per l'uomo. Affinché ovunque vi sia pace, è necessario che le nazioni si mettano d'accordo tra loro. Nel riferirsi al suo mondo (l'Europa), Kant esprime la necessità della nascita di una confederazione che vedrà la coesistenza pacifica tra gli stati, sotto un medesimo fine: quello di realizzare la natura dell'uomo e di mantenere la pace.
Kant vede un disegno unitario nella storia: la realizzazione del fine che l'uomo si esprima nel migliore dei modi. La lotta tra i singoli uomini (NON tra i singoli Stati!) è il motore della storia, ma è inclusa nel disegno provvidenziale; tale disegno è come un ideale metafisico morale. La cosa più importante è educare tutti gli uomini a scegliere il Bene, perché ciascuno di noi può essere il motore, nel corso della storia, del fine ultimo dell'umanità, anche se è necessario a volte l'ausilio delle pene.