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Nietzsche

Friedrich Nietzsche, 1875

Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900) fu un filosofo tedesco che ebbe un profondo impatto sulla storia intellettuale moderna. Spesso viene associato al nazismo: fu infatti promotore di un super-individuo (superuomo/oltreuomo, Übermensch) che ha le caratteristiche di un uomo eccellente come descritto dall'ideologia del Führer; tuttavia, la sua filosofia non è politica, Nietzsche non ha mai parlato di forme di Stato, non ha proposto l'autoritarismo e si è occupato esclusivamente della condizione dell'uomo. Le sue soluzioni ai problemi hanno tuttavia come conseguenza il regime. Il reale problema di Nietzsche fu la sorella Elisabeth, che aveva una chiara impronta antisemita, ma Nietzsche era contrario all'antisemitismo e litigò anche con sua sorella per questo. Dopo la sua morte, la sorella che riorganizzò i suoi appunti, creo gli archivi e si fece aiutare da Peter Gast a pubblicare l'opera La volontà di potenza (di notevole successo) fece risultare Nietzsche come ideologicamente affine al nazismo.

Nasce a Röcken, città con pochi sbocchi, presso una famiglia protestante estremamente conservatrice, vide sempre nel padre la figura del “pastore”1) prevalere sul ruolo di padre, e continuò a chiamarlo «pastore» anche dopo la morte. Nietzsche si trasferisce a Naumburg, e con il cambio di vita conseguente vede un intensificazione della propria educazione religiosa. L'infanzia di Nietzsche è dunque totalmente repressa, e l'unica strada che gli si apre davanti sono gli studi di teologia. A Lipsia viene in contatto con vari tipi di intellettuali, non solo quelli che si occupano di teologia, ma in generale tutti quelli che si occupano di cultura (es. filologi, esperti di letteratura classica greca e romana), e ciò è visibile nel primo periodo del suo pensiero. Nel 1865 mentre si trova a Lipsia si reca in gita a Colonia con degli amici, in un luogo dove vi erano le prostitute. Si sente da un lato attratto e dall'altro repulso, ma in questa «casa di tolleranza»2) si reca con l'intenzione di «diventare uomo». Contrae una malattia venerea degenerativa (sifilide/lue), che può potenzialmente portare alla follia, ma sarà «grazie» a questa malattia che probabilmente le opere di Nietzsche avranno un successo sempre maggiore, in particolare le ultime, pubblicate verso la fine della sua vita.

Le opere che Nietzsche maggiormente apprezza sono quelle della letteratura classica (soprattutto le tragedie greche) e SchopenhauerIl mondo come volontà e rapprsentazione. Per il suo interesse per la letteratura greca ottiene una cattedra di lingua greca a Basilea, dove entra in contatto con molti filosofi, e anche con Wagner. L'incontro con il compositore lo segna profondamente: l'impetuosità dei componimenti di Wagner delineerà il suo pensiero filosofico. Egli si reca spesso in campagna da Bayreuth, lo va a trovare, diventano grandi amici e Nietzsche apprezza particolarmente L'anello dei Nibelunghi, finché il filosofo non si distacca da Wagner, ritenendo le sue successive opere ripetitive una “musica di maniera”, e si affranca al compositore Peter Gast; sarà quest'ultimo a rimaneggiare la sua opera dopo la morte e assistere la sorella nella pubblicazione. In seguito Nietzsche frequenta anche Paul Ree, e Lou Andreas-Salomé; quest'ultima, ballerina ebrea di origine probabilmente russa, che si occupa anche di sedute spiritiche ed esoterismo, è una donna estremamente colta, e Nietzsche se ne innamora; l'amore non è corrisposto, ma Paul Ree, Lou Andreas-Salomé e Nietzsche si frequentano come amici in una sorta di menage a trois. Per la Salomé, Nietzsche litigò a lungo con la madre e la sorella3) e anche una volta scoperto che la stessa era in realtà innamorata di Paul Ree, il filosofo continuò a difenderla. La profonda delusione per l'amore, che lo porterà a vedere Paul Ree come un parassita, metterà in mostra in Nietzsche sempre più segni di squilibrio; è un momento di grande produzione: realizza una serie di produzioni tra cui Gaia scienza (1882), Così parlò Zarathustra, Al di là del bene e del male e una serie di libercoli.

A Torino, Nietzsche ha il famoso «episodio del cavallo»: vede una carrozza trasportata da un cavallo e il cocchiere che frusta il cavallo. Dispiaciuto per la frustrazione del cavallo, litiga e aggredisce il cocchiere. A quel punto la sorella viene chiamata per tenerlo in custodia, riconosciuta la sua condizione di follia. Nietzsche inizia a scrivere a tutti i suoi conoscenti e le varie autorità artistiche una serie di «biglietti della follia» fa giungere la voce ad Elisabeth, che assieme all'amico Overbeck lo porta presso una clinica a Basilea, dove vede un peggioramento. Il marito di Elisabeth muore suicida in Paraguay e lei si occupa esclusivamente del fratello.

Le opere più significative sono:

  • La nascita della tragedia dallo spirito della musica, ovvero grecità e pessimismo (1872) — periodo di amicizia con Wagner
  • Considerazioni inattuali → la più famosa: Sull'utilità e sul danno della storia per la vita — dopo l'abbandono di Wagner
  • Gaia scienza (1882) — periodo “illuministico”
  • Così parlò Zarathustra (1883)
  • Al di là del bene e del male

Le fasi del pensiero di Nietzsche sono:

  • Scritti giovanili / schopenhaueriano
    • La nascita della tragedia
    • Considerazioni inattuali (4 parti, scritto di passaggio tra il primo e il secondo gruppo)
  • Periodo illuministico
    • Umano troppo umano
    • La gaia scienza4)
  • Scritti del meriggio
    • Così parlo Zarathustra
  • Scritti del tramonto
    • Al di là del bene e del male

Nella Nascita della tragedia, Nietzsche cerca l'origine della vita nella contrapposizione tra dionisiaco — elemento irrazionale/passionale dell'uomo — e apollineo — elemento razionale. L'arte primigenia è fonte dell'elemento istintuale dell'uomo: il vero elemento originario nella nascita della vita è il dionisiaco, con dunque una prevalenza delle passioni sulla ragione. L'apollineo, rispetto al dionisiaco, vi ha tarpato le ali, regolando l'elemento irrazionale con la razionalità, offrendo uno sviluppo di civiltà assolutamente sottodimensionato rispetto a ciò che l'uomo poteva diventare, dandoci una vita da schiavi, da succubi, persone che non sanno godere di loro stessi e della loro umanità, ma che si trovano costretti a razionalizzare ogni cosa. È un uomo generalmente migliore quello che esce dalla civilizzazione a causa dell'apollineo, ma nella civiltà contemporanea (specie quella tedesca) si vedono tracce di ritorno del dionisiaco (es. musica di Wagner, con il trionfo di passioni rappresentato in musica, la filosofia di Schopenhauer, segno che il dionisiaco stia per ritornare).

Dioniso, attraverso la bocca di Sileno nel mito del re Mida, celebra la tragicità nella scompostezza della vita. Il poeta lirico greco Archiloco, canta questo tipo di non-senso della vita, ovvero la visione di Schopenhauer: il “bel canto” non è quello misurato di Apollo, ma quello scomposto di Dioniso.

È così che a questo punto bisogna tornare allo scoppio delle passioni, per comprendere come e quando l'apollineo ha sottomesso il dionisiaco. Per fare ciò, Nietzsche si rifà alla tragedia greca di Sofocle, Eschilo ed Euripide. In tutti e tre è presente l'elemento del coro, che vi è anche nelle commedie: essa è preventivata; generalmente serve come commento dell'azione scenica, o può anche essere un'esplicitazione delle passioni (grande dolore, felicità, il trionfo dello spirito ecc.), e può anche essere la voce dell'autore. Come elemento primigenio nel coro di Sofocle ed Eschilo, Nietzsche individua l'esclusiva presenza del dionisiaco; Euripide, tragediografo filosofo, in seguito denatura il coro portandolo nell'ambito apollineo della ragione.

Nasce dunque la filosofia, regno della ragione, che con Socrate propone una dimensione spirituale in cui realizzarci, diversa dal corpo. La nascita della filosofia più nota coincide con la morte dell'uomo vero. La parte del mito, delle cosmogonie e dei riti orfici costituivano tuttavia una tradizione filosofica che traspare dalle opere di questi tragediografi.

Con il passaggio del tempo vediamo la progressiva aggiunta di sovrastrutture alla nostra natura, e uno stolto ottimismo nel miglioramento della nostra condizione. Uno degli aspetti abbandonati subito è il pessimismo di Schopenhauer; l'uomo è protagonista della natura e la usa in maniera sensibile, come fa un animale che regna sugli altri.

In seguito alla tragedia, Nietzsche trova il dionisiaco nella musica, in particolare nell'Anello dei Nibelunghi di Wagner, che tuttavia in seguito percepisce come eccessivamente religioso (la vede come un'involuzione), né tanto meno si identifica nel nazionalismo tedesco.

L'Ottocento è il secolo dello storicismo, in particolare di quello cristiano, volendo vedere nella provvidenza la spiegazione di tutto quanto accade. Deluso dall'arte, Nietsche si sposta nella storia: l'eccesso di storia impedisce all'uomo di apprezzare il tempo in cui vive, e lo porta a viverlo in misura minore; se l'uomo pensa di essere parte di un grande sistema in un disegno provvidenziale perde il (non-)senso della vita e l'attimo presente. Nelle quattro Considerazioni inattuali, Nietzsche critica l'eccessivo storicismo nella sua epoca. L'uomo deve impadronirsi del senso della sua vita grazie all'oblio: l'uomo non può viaggiare con l'enorme peso della memoria sulle sue spalle. Il distacco dell'uomo dalla natura causa peraltro la nascita di un'idolatria del fatto: nello stesso modo in cui secondo Marx l'uomo perde il senso delle merci che ha prodotto per via del feticismo delle merci, l'uomo avverte il fatto che ha compiuto come qualcosa di estraneo a sé, operando mediante la storia una sorta di alienazione. Egli non è contro la storia, ma contro l'eccesso, il consumismo della storia: l'uomo deve mantenere una sola memoria critica5) e «biologica»6). Sono teorie non-critiche:

  • il cristianesimo (vedere la storia come la realizzazione della provvidenza)
  • il marxismo (vedere la storia come fatti che si sviluppano in quanto sovrastruttura dell'economia)
  • il positivismo (un eccessivo ottimismo)

Egli è dunque contro ogni base di struttura, che sia cristianesimo, marxismo o la scienza positivista, fissando l'importanza di una visione critica della storia. I «vizi» della storia sono descritti individuano tre «tipi» della storia:

  • Storia monumentale: ricerca dei grandi esempi (“monumenti”) come esempi di ispirazione → non è sbagliata in sé, ma è sbagliato pensare che si possano ripetere in modo uguale un'altra volta, pensando che si possano ripresentare i grandi eventi in maniera quasi uguale; è sbagliato mitizzare le figure, e ciò porta, dove si ripresentano grandi figure seppur non del tutto uguali a quelle passate, a non essere in grado di riconoscerne il pregio
  • Storia antiquaria: trattare esclusivamente «l'antichità», rimanendo vincolati a essa e considerandola paradigmatica, quasi perfetta → essa ignora gli elementi della storia presente
  • Storia critica: quella di suo maggiore interesse → non possiamo sottoporre a critica e revisione tutto ciò che è stato in passato, altrimenti non può proseguire la disciplina della storia, né la nostra vita presente (si cadrebbe nel dubbio iperbolico di Cartesio): è necessario che la storia lasci salvo un punto di partenza. Nietzsche afferma che questo tipo di storia ha la presunzione di “recidere il passato con il coltello”, quando in realtà siamo il risultato delle scelte del passato

Nel secondo periodo del suo pensiero (periodo illuministico), Nietzsche si dedica all'ambito della ragione e pensa di ritrovare all'interno della scienza le risposte che non gli ha saputo dare l'arte. Chi vuole cercare il dionisiaco non deve guardare l'arte ma la scienza: nella sua filosofia del mattino non trionfa la ragione, bensì la scienza come la vede lui. Non è la stessa scienza fornitagli dagli illuministi, ma ricorda quella di Goethe: un approccio nei confronti della natura che va a cercare in essa non solo le sue leggi di sviluppo, ma anche le origini dei sentimenti. Egli trova nella natura tutto ciò che è umano, inclusi i sentimenti e le emozioni. L'opera di riferimento è Umano troppo umano: la prima parte è intitolata “Chimica delle idee e dei sentimenti”, ossia la ricerca del materiale «di risulta» dell'uomo che ne va a formare la parte irrazionale. Si ispira a Voltaire, e inizia a formare un nuovo metodo della scienza: il metodo genealogico, metodo critico/storico che aveva già accennato Paul Ricoeur in Marx, ossia il metodo dello sospetto rispetto al modo in cui sono presentate le varie teorie. Nietzsche mira a fare scienza con questo metodo, scoprendo cosa si cela dietro alle teorie in maniera critica, mettendo in luce le materie umane e troppo umane riconducibili all'uomo, seppur frequentemente attribuiti a Dio.

Goethe parla della parte dell'uomo inerente ai sentimenti non nobili (invidia, volontà di potenza, desiderio di dominare la natura). Faust, per brama di diventare sempre più potente e sconfiggere la morte, cerca di adoperarsi per conquistare la vita immortale e per riuscire nell'intento vende la propria anima al diavolo. Faust è colui che va oltre le limitazioni della specie biologica a cui siamo stati assegnati.

Nietzsche apprezza Darwin, non l'interpretazione di carattere sociale, ma nel ritorno alla scienza dove l'essere più forte mangia il più debole.

Questo atteggiamento porta a una filosofia che chiama la “filosofia del mattino”: l'uomo nel senso Schopenhaueriano che si riappropria della propria filosofia è ancora al mattino della sua nuova vita. Una metafora molto usata è quella del viandante, che ha dismesso i panni che aveva prima e ha iniziato il proprio cammino per scoprire chi è.

Il libero arbitrio o che vi siano azioni disinteressate è un'illusione, e tutta la metafisica su cui abbiamo basato la nostra vita da uomini è una menzogna. Se noi uccidiamo tutto il passato con spirito critico, per iniziare il nostro pellegrinaggio di viandanti, uccidiamo tutti i nostri falsi dei (comprese le false credenze, le illusioni date da una scienza solo teorica non applicata alla terra), e uccidiamo Dio.

L'annuncio della morte di Dio è presente ne La Gaia Scienza: è la seconda opera di riferimento di questo periodo, il cui stesso titolo ha in sé il concetto di «scienza della terra» («gaia» in greco significa «terra»). Il ritorno al dionisiaco consiste nel vivere la vita totalmente, in ogni suo aspetto, così come facevano i satiri nella tragedia: non ha cambiato idea, ma ha trovato una nuova disciplina per esprimerla. Esiste un solo mondo (questo), e siccome abbiamo paura del vero volto del mondo, ci creiamo un mondo alternativo (religioni, idee che nel futuro la scienza creerà un mondo diverso). È un'esaltazione della vita, andare contro tutti i paradigmi delle regole. L'universo non ha alcun senso, la natura è concreta, materiale e crudele, e in seguito l'uomo dovrà cavalcare la natura diventandone padrone.

A essere morto non è solo il Dio cristiano, ma tutto ciò che abbiamo divinizzato, sia esso la merce, la metafisica, l'economia. Tutto ciò che è astratto e ha la pretesa di essere universale costituisce metafisica, ivi compresa la religione. La morte di Dio è dunque funzionale alla nascita del Superuomo/Oltreuomo (Übermensch). La distruzione prima della ricostruzione è fondamentale nella filosofia Nietzscheana, così come lo era in Bacone (idola) e prima ancora in Platone e Socrate; tale distrzione, per Nietzsche, porta all'edificazione di un nuovo uomo caratterizzato da una nuova morale a cui riferirsi: tra essi esiste la volontà di potenza, in un'ottica capovolta rispetto alla morale cattolica.

Tutta la cultura del pensiero occidentale fino a Nietzsche è stato un “dire di no” alla vitalità, il trionfo del nichilismo: cultura del nulla (ad esempio il Positivismo). Il nichilismo così inteso è di tipo passivo: subire, dire di no costantemente alla vita, e restare nella solitudine del nulla. È necessario negare l'unico mondo che consideriamo come vero, e avere il coraggio di abbandonare secoli di certezze.

La prima soluzione è proprio ne La Gaia Scienza: un «ritorno alla terra», in cui l'oltreuomo deve parlare della scienza della terra, in un racconto biologico delle nostre radici. Proveniamo da materiale spregiato e infimo, e avere il coraggio di riconoscerlo ci fa riacquistare il dionisiaco e farci riprendere dalla condizione di nichilismo passivo. Nietzsche invita a una fedeltà alla Terra.

Il profeta di Dioniso è Zarathustra, e così come Schopenhauer si rifà alle filosofie indiane, Nietzsche parla di questo profeta indiano. Tale narrazione è incluso in un libro di aforismi: Così Parlò Zarathustra. È costituito da pensieri più o meno brevi da interpretare per comprendere ciò che si aspetta da noi Zarathustra, il quale predica il ritorno alla terra. In questo momento, abbiamo lasciato la filosofia del mattino e la condizione di nichilismo passivo. Se seguiamo la via fornitaci da Zarathustra, come viandanti fedeli al profeta e alla ricerca della nostra più intima essenza, abbiamo migliorato la nostra condizione, elevandoci alla poesia del meriggio.

Io sono un messaggero del fulmine, e il fulmine si chiama superuomo.

Zarathustra è proprio il profeta del ritorno di Dioniso, rappresentato dall'affermazione della figura del Superuomo: Dioniso non torna in quanto dio od essere sovrannaturale avulso dall'umanità, ma come uomo potente. L'uomo si «fa Dio», ma l'uomo-Dio non è assolutamente quello dell'umanesimo (legislatore del mondo che gestisce il mondo che lo circonda), bensì si fa «sale della terra».

La prima osservazione è che l'Oltreuomo sopprime la morale comune/classica, ed essendo in primo luogo corpo è un uomo capace di esaltare la propria forza fisica: come già constatato da Schopenhauer, l'anima non è che una particella del corpo, quella più importante. L'uomo di Schopenhauer è tuttavia strumento della volontà, mentre in Nietzsche ritorna alla dimensione fisica e diventa governatore della natura. L'uomo opera la «trasmutazione dei valori»: laddove ciò che pareva virtù era considerato un buon valore (es. generosità, umiltà, liberalità…), Nietzsche lo vede come difetto, sintomo di un'umanità malata, che non riesce a essere totalmente umanità. Che il Cristianesimo dica agli uomini di accettare una vita di sofferenza è una morale da infermi: i veri valori sono la fierezza (di essere uomini, e di essere prepotenti), la prepotenza, la gioia (da esplicitare fisicamente, con la danza), la buona salute (se per stare bene devo sopprimere qualcun altro, è giusto che io lo faccia), l'amore (anche sessuale), l'amicizia (riconoscendo come amico solo chi ha il coraggio di essere al pari dei superuomini), la guerra (misura di forza), la volontà che si staglia su quella degli altri con la vittoria. Secondo la critica mossa a Nietsche da Heiddeger, il primo non sopprime la morale, ma la sostituisce con una nuova.

Una simile volontà vede la predominanza dei signori sugli schiavi: questi ultimi sono schiavi in quanto vogliono esserlo, poiché hanno paura di ribellarsi e di essere realmente uomini. Chi soccombe lo fa in quanto era destinato a soccombere, e prestare aiuto ai più deboli è un danno sia a sé che a loro, non destinati a salvarsi. Gli stessi deboli devono provare a mettersi in gioco, anche se l'ultimo esito di mettersi in gioco fosse la morte: tale morte ha ragion d'essere.

Potrei credere solo a un dio che sapesse danzare.

Si danza contro lo spirito di gravità per dileggiare l'abisso7), affinché il corpo e il sangue trionfino. Egli pratica una soppressione della morale, anche a livello dello Stato: uno Stato non deve aver paura di muovere guerra verso un altro, anche se ha meno forza bellica.

Zarathustra si esprime soprattutto contro la Metafisica e il Cristianesimo, tuttavia Cristo stesso non è visto come sinonimico del Cristianesimo: nella filosofia del meriggio, Nietzsche afferma che Cristo è stato — a suo tempo — un superuomo, un rivoluzionario capace di sovvertire le regole del suo tempo, ha vissuto in modo anarchico e tutti coloro che l'hanno seguito non hanno vissuto una morale della rinuncia, bensì una morale dell'affermazione, del Superuomo; sono stati i suoi seguaci a trasformare la sua religione in una religione della rinuncia.

Nietzsche non vede una natura divina nel Cristo di cui parla: Cristo è un uomo che è diventato divino solo in quanto si è riappropriato del significato ultimo dell'essere uomo. Cristo non è morto per salvare alcuno, ma per mostrare all'uomo come si vive. Il Cristianesimo odia invece la vita, la gioia: è una riduzione del divino a un «Dio dei malati», il Vangelo è morto sulla croce in quanto il Cristianesimo travisa Gesù. Così come Nietzsche critica l'antisemitismo, egli critica anche il cristianesimo.

Il «folle uomo» annuncia la morte di Dio: egli dà tale annuncio dopo averlo cercato, ed è folle in quanto solo un folle può ritenere che Dio esista. L'uomo deve invece essere «folle»8) nell'accettare di essere forte e nel porsi “Al di là del bene e del male”, giungendo alle radici della natura umana stessa ed esplicitando la sua volontà di potenza.

Non ci sarà più un uomo nel senso diminuito sulla terra, e il superuomo sarà capostipite di una nuova umanità che incarnerà lo spirito della terra.

La morte di Dio rappresenta la fine definitiva del platonismo. Vi sono “più tipi di Dio” che uccidiamo, sia nella vera e propria religione:

  • Cristianesimo
  • Filosofia greca (Platone)
  • Kantismo → ridotto a un postulato morale (la formalità del dovere non piace a fine '800)
  • Positivismo → “canto del gallo”: filosofia del mattino, con il risveglio dell'uomo (introduzione del metodo scientifico) che costituisce un annuncio/presa di consapevolezza da parte del genere umano. La scienza che si forma diventa poi tuttavia un'altra religione a sua volta, a cui Nietzsche e contrapposto in quanto viandante; egli fa un altro tipo di scienza: è la scienza che si ricollega alla vera terra.

La filosofia di Zarathustra descrive come il mondo vero diventa favola. La condizione imprescindibile affinché vi sia l'Oltreuomo è l'uccisione di Dio. Zarathustra, che parla per aforismi, racconta delle tre metamorfosi dell'uomo: per diventare completamente oltreuomo, l'uomo deve appropriarsi della sua libertà (forza di uomo) attraversando varie fasi che corrispondono a vari animali:

  1. cammello → uomo che porta i pesi della tradizione, si piega dinanzi a Dio e al «dovere per il dovere» kantiano; il peso del bagaglio che porta l'uomo è rappresentato dalla gobba del cammello
  2. leone → iconografia classica (re della foresta, il più forte): l'uomo uccide Dio, facendo valere la propria volontà di potenza, e passando dall'«io devo» kantiano all'«io voglio»
  3. fanciullo → oltreuomo liberatosi del peso della tradizione e della passività, nel massimo delle sue facoltà e dell'entusiasmo per la vita; appare risolto e non deve più affermare sé stesso con violenza; Nietzsche lo definisce «creatura non risentita»: l'uomo maturo, anche una volta liberatosi di tutti i suoi legacci, prova comunque risentimento in quanto già sottoposto a metafisica ecc.

Questo tipo di superuomo agevola indubbiamente il culto di un'autorità dittatoriale, anche se Nietzsche non l'ha concettualizzato con intenzioni politiche. Nietzsche denuncia tutti gli idoli politici del suo tempo: non è d'accordo né con lo statalismo, né con la democrazia parlamentare, né con il nazionalismo militarista e nemmeno con il socialismo: tutte queste denominazioni politiche non destano il suo interesse, in quanto è concentrato sulla sua prospettiva individuale e non sulla politica.

L'«eterno ritorno» è un concetto introdotto ma mai totalmente definito da Nietzsche: biologicamente esso è contestualizzabile nella gaia scienza. La scienza che interessa è quella dei materiali spregiati della terra: humus, vermi ecc.; il continuo lavoro dell'uomo di recupero della propria dimensione biologica è motivata dalla fedeltà alla terra, e costituisce un aspetto dell'eterno ritorno.

v. pag. 413 (parte finale del testo)

Egli descrive l'«eterna sanzione» come il destino di tornare alle proprie radici di ogni uomo, fuggita dalla maggior parte degli uomini vivi, ma accettata con gioia dall'Oltreuomo. Nietzsche non lo esplicita, tuttavia una valida interpretazione è proprio il ciclo biologico con cui l'uomo muore e si dissolve nella terra. La terra è la nostra origine, radice ultima e fine ultima. Anziché una visione dove la nostra linea vitale, in seguito alla morte, si inerpica verso l'alto, Nietzsche propone una visione ciclica della vita, dove ciò che nasce terra si dissolve totalmente e torna alla terra, senza giungere con l'anima a una sorta di iperuranio; l'uomo che accetta e vive gioiosamente questa dimensione come un elemento della condizione umana è un Oltreuomo.

Zarathustra, nel passo “La visione e l'enigma”, parla del più solitario tra gli uomini, un filosofo, che si inerpica su un sentiero impervio di montagna e ha a seguito un nano: questo simboleggia la «gobba», il peso della tradizione. L'uomo giunge dinanzi a una porta carraia9) su cui è scritta la parola “attimo”, e davanti a essa si uniscono due sentieri: uno porta indietro (passato), l'altro porta avanti (futuro), e in quell'attimo si congiungono. Zarathustra chiede al nano se le due vie sono destinate a contraddirsi in eterno, e il nano non specifica ma fa intendere che il tempo è circolare, e che le due vie alla fine debbano congiungersi.

Tutte le cose dritte mentono. Ogni verità è ricurva. Il tempo stesso è un circolo.

Il ritorno non è di tipo vichiano, in quanto avviene a livello individuale. Per spiegare ulteriormente questo concetto, Nietzsche si avvale dell'immagine del pastore e del serpente: il filosofo si imbatte in un pastore che ha un serpente dentro la bocca e sta per soffocare. Il serpente è il simbolo di ciò che è curvilineo, e il serpente curvo sta mangiando l'uomo da dentro; il filosofo pertanto invita il pastore a mordere la testa del serpente, e in questo modo spezza il corpo dell'animale e se ne libera. Il Superuomo deve domare la circolarità del tempo e non lasciare che essa lo domini, imponendo la sua legge sul tempo circolare. Vivendo l'eterno ritorno in modo consapevole, fiera e orgogliosa, esso è la migliore condizione di vita.

Ricurvo è il sentiero dell'eternità

L'aurora coincide con l'inizio del mattino, ed è dunque l'incipit del viaggio dopo la soppressione di ogni Dio. Questo viaggio vede l'autosoppressione della morale, che porterà a una nuova morale dell'oltreuomo. Questa parte completa la filosofia del mattino.

L'ultima parte del pensiero di Nietzsche riprende in modo sempre più veemente e «folle» i fondamenti della filosofia nietzscheiana. In questo periodo Nietzsche scrive moltissimo e denomina questa parte “filosofia con il martello”: i motivi precedenti sono assunti in modo più cruento e forte. Nell'ultima fase recupera i vari sistemi di pensiero che ci hanno portato a essere succubi a qualcosa di esterno e di superiore che in verità non esiste. L'inesistenza di una metafisica è ripresa nella Genealogia della Morale: si celebra la rinascita della morale a cui noi stessi ci sottoponiamo in quanto uomini di oggi; è una morale religiosa, che nasce dalla consapevolezza di essere deboli e dalla paura di vivere. Tutto ciò che amiamo è “umano, troppo umano” (la parte peggiore dell'uomo) e l'esistenza di questi sistemi di riferimento superiori è imputabile a fattori psicologici: ci vuole coraggio per uccidere Dio e riappropriarci della natura più pura e vera della nostra umanità. Il primo a porre i riflettori su questo ambito della nostra psiche è stato proprio Nietzsche, facendo nascere in modo informale la psicologia come ambito distinto ed esistente a sé stante rispetto alla filosofia

In epoca contemporanea, la filosofia propone un metodo di ragionamento consequenziale, logico, che affronta le varie problematiche in modo sistematico, ordinando gli elementi del problema per giungere alla soluzione. Oggi la filosofia è etica (affrontando problemi come l'aborto, la fecondazione assistita, il fine-vita ecc.), ermeneutica (l'erede della metafisica di una volta, che cerca modelli di riferimento per interpretare la realtà), filosofia del linguaggio (cerca la relazione tra simbolo, parola e concetto), filosofi arruolati dalle grandi aziende che si occupano della gestione del personale (ci siamo accorti che i filosofi sono più efficaci nel counseling rispetto agli psicologi), sociologi. La filosofia è comunque distinta dalla matematica in quanto dottrina che risolve i problemi mediante le parole, dove la matematica si avvale dei numeri.

In Nietzsche, il prospettivismo è il non vedere il sapere come dottrina univoca ma affrontarlo in modo olistico, mettendo ordine nel caos della nostra mente: la scienza è un'illusione. Nietzsche sostiene che non sia opportuna la specializzazione del pensiero filosofico: vede già la volontà di specializzarsi delle varie branche del sapere, e vi si oppone poiché ritiene che ciò faccia dimenticare il punto di riferimento (l'uomo e la vita, che si presentano tutti assieme, non divisi) e la radice unica del sapere. Questa concezione è recuperata da parte dei praticanti della medicina olistica oggi.

Nell'ultima fase del suo pensiero, Nietzsche individua nell'ebraismo il primo momento di «morale della rinuncia» sul piano religioso: se dal punto di vista filosofico c'è stato un inizio con Socrate, dal punto di vista religioso la prima istanza di morale degli schiavi è proprio l'ebraismo, che ha un dio che punisce. Dio è un'invenzione degli ebrei, che hanno paura di essere autenticamente uomini. La situazione è ancora peggiorata con il cristianesimo: rimanendo come riferimento Cristo (che per Nietzsche non c'entra con il cristianesimo), ha trasformato in valori e virtù ciò che nell'ebraismo era solo paura di una punizione di Dio. In seguito è arrivato Cristo, il cui messaggio è stato modificato dai suoi seguaci. L'uomo di oggi è malato, represso, debole, dotato di una concezione del peccato: il peccato è in realtà quando cerca di riappropriarsi della propria essenza umana. La volontà di potenza altro non è che il ritorno alla morale dei signori di cui ci riappropriamo, e l'oltreuomo è il simbolo di potenza, di questa forza creatrice che uccide Dio, rifonda la morale e si libera dal peccato. È il trionfo della volontà, quella di Schopenhauer, diventando sale del tempo.

L'Ecce homo («Ecco l'uomo») è un'opera il cui titolo è tratto dal Vangelo (quando si riconosce Gesù): qui l'«uomo» è il superuomo, che viene descritto nella sua funzione di ristabilire una gerarchia, giustificando peraltro anche la schiavitù.

Vi sono più tipi di nichilismo:

  • nichilismo passivo, ossia quello di Gorgia (il sentimento dell'uomo contemporaneo, accezione prevalente oggi): uomo che non ha più punti di riferimento – se niente vale, tutto può andare bene
  • nichilismo consapevole – il sentimento del nulla si fa strada nella mente delle persone, e porta all'uccisione di Dio e all'emersione protagonistica del superuomo; è un momento drammatico per l'uomo, e il superuomo deve intervenire e riempire il nulla con la propria energia
  • nichilismo attivo (o estremo): dove la prima tentazione nel nichilismo passivo è quella di scegliersi di volta in volta un sistema di riferimento che riempie il proprio nulla (politica, scienze, …), quando il folle uccide Dio e cadono tutte le verità, il nichilismo è attivo (o estremo/completo); non ci si crogiola più nel nulla.

1)
era un pastore protestante
2)
così erano chiamati questi luoghi
3)
era una persona alternativa, ed era un'ebrea
4)
«gaia» dal greco per “terra”: la scienza della terra
5)
deve smascherare la tentazione di vedere un disegno dietro a ciò che esistito
6)
che deve attenersi alla specie umana
7)
limiti che il corpo stesso ha
8)
questa volta con una connotazione positiva
9)
porta importante, di passaggio
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  • Ultima modifica: 2022/05/25 20:43
  • da alex2003super