In Nietzsche, il prospettivismo è il non vedere il sapere come dottrina univoca ma affrontarlo in modo olistico, mettendo ordine nel caos della nostra mente: la scienza è un'illusione. Nietzsche sostiene che non sia opportuna la specializzazione del pensiero filosofico: vede già la volontà di specializzarsi delle varie branche del sapere, e vi si oppone poiché ritiene che ciò faccia dimenticare il punto di riferimento (l'uomo e la vita, che si presentano tutti assieme, non divisi) e la radice unica del sapere. Questa concezione è recuperata da parte dei praticanti della medicina olistica oggi. | In Nietzsche, il prospettivismo è il non vedere il sapere come dottrina univoca ma affrontarlo in modo olistico, mettendo ordine nel caos della nostra mente: la scienza è un'illusione. Nietzsche sostiene che non sia opportuna la specializzazione del pensiero filosofico: vede già la volontà di specializzarsi delle varie branche del sapere, e vi si oppone poiché ritiene che ciò faccia dimenticare il punto di riferimento (l'uomo e la vita, che si presentano tutti assieme, non divisi) e la radice unica del sapere. Questa concezione è recuperata da parte dei praticanti della medicina olistica oggi. |
Nell'ultima fase del suo pensiero, Nietzsche individua nell'ebraismo il primo momento di <<morale della rinuncia>> sul piano religioso: se dal punto di vista filosofico c'è stato un inizio con Socrate, dal punto di vista religioso la prima istanza di morale degli schiavi è proprio l'ebraismo, che ha un dio che punisce. Dio è un'invenzione degli ebrei, che hanno paura di essere autenticamente uomini. La situazione è ancora peggiorata con il cristianesimo: rimanendo come riferimento Cristo (che per Nietzsche non c'entra con il cristianesimo), ha trasformato in valori e virtù ciò che nell'ebraismo era solo paura di una punizione di Dio. In seguito è arrivato Cristo, il cui messaggio è stato modificato dai suoi seguaci. L'uomo di oggi è malato, represso, debole, dotato di una concezione del peccato: il peccato è in realtà quando cerca di riappropriarsi della propria essenza umana. La volontà di potenza altro non è che il ritorno alla morale dei signori di cui ci riappropriamo, e l'oltreuomo è il simbolo di potenza, di questa forza creatrice che uccide Dio, rifonda la morale e si libera dal peccato. È il trionfo della volontà, quella di Schopenhauer, diventando sale del tempo. | Nell'ultima fase del suo pensiero, Nietzsche individua nell'ebraismo il primo momento di <<morale della rinuncia>> sul piano religioso: se dal punto di vista filosofico c'è stato un inizio con Socrate, dal punto di vista religioso la prima istanza di morale degli schiavi è proprio l'ebraismo, che ha un dio che punisce. Dio è un'invenzione degli ebrei, che hanno paura di essere autenticamente uomini. La situazione è ancora peggiorata con il cristianesimo: rimanendo come riferimento Cristo (che per Nietzsche non c'entra con il cristianesimo), ha trasformato in valori e virtù ciò che nell'ebraismo era solo paura di una punizione di Dio. In seguito è arrivato Cristo, il cui messaggio è stato modificato dai suoi seguaci. L'uomo di oggi è malato, represso, debole, dotato di una concezione del peccato: il peccato è in realtà quando cerca di riappropriarsi della propria essenza umana. La volontà di potenza altro non è che il ritorno alla morale dei signori di cui ci riappropriamo, e l'oltreuomo è il simbolo di potenza, di questa forza creatrice che uccide Dio, rifonda la morale e si libera dal peccato. È il trionfo della volontà, quella di Schopenhauer, diventando sale del tempo. |