Verismo
Come rispettivamente in Francia sono Taine e Zola, nel Verismo italiano Capuana è il teorico, Verga è il poeta: Capuana si stacca dal verismo francese, mostrando una mancanza di fiducia nella scienza e nello Stato italiano. Capuana afferma che il determinismo francese non produce letteratura; si rifiuta di produrre un «documento» non artistico, e del verismo mantiene la forma del romanzo sperimentale e l'eclissi d'autore, facendo apparire la storia come “fatta da sé” senza un narratore onniscente, che spieghi la situazione.
Verga vede il progresso come una «fiumana», che travolge tutto; il progresso, che porta molti a compiere un'ascesa sociale, viene descritto mediante la sprezzatura aristocratica di Verga per il denaro (v. La Roba). Ha molto timore dei cambiamenti sociali, paura individuale e collettiva.
Nel 1878 Verga pubblica Rosso Malpelo, passando al Verismo: cessa la polemica personale, la nasconde dietro l'impersonalità, e lascia che sia il lettore a proseguire la polemica che aveva avanzato nei romanzi. Tale polemica è presentata ad esempio dal popolo, nel descrivere come Mastro Misciu è stato sfruttato. L'ambiente è siciliano, povero e culturalmente basso, e il personaggio di Rosso Malpelo è emarginato, straniato dalla società: condivide con noi valori che la società che sta vivendo (che si cura esclusivamente di valori economici) non ha. Vi è un abbassamento della voce narrante sullo stesso livello della vicenda che sta narrando, ciò che nei Malavoglia sarà il coro del villaggio. Ad essere realmente disprezzato è chi ha una visione puramente economica della vita, e Rosso Malpelo, presentato in una chiave negativa dalla voce narrante, risulta alla fine un martire del lavoro.
Verga scrive un ciclo in modo affine a quello di Zola, anche se quest'ultimo aveva mostrato lo stesso race e milieu in diversi moment, mentre Verga opera sincronicamente, mostrando persone di diversa estrazione sociale.