latino:de_brevitate_vitae

De Brevitate Vitae

I concetti principali sono la morale, l’importanza di non farsi trascinare dalle cose contingenti, la transitorietà della vita umana, il contrasto tra chi sa cogliere la necessità di ritirarsi da vita pubblica e godere del proprio tempo per curare la propria crescita personale (i saggi, sapientes), e chi invece è occupato e quindi lascia il tempo scorrere inseguendo cose che non può tenere per sempre (gli “occupati”).

Forse Paolino era il prefetto dell’annona.

Costruzione

Traduzione

  • Grammatica → spiegazione

Commento

Il capitolo parte con una polemica sull’uomo che si lamenta sulla sua condizione esistenziale, e vi sono anche uomini importanti che confermano tale idea. Seneca disputa questa idea e la paragona a dei capitali, su un piano economico. Se viene sprecata non ci si accorge che se ne va, ma se è gestita bene si estende in ampiezza.

Maior pars mortalium conqueritur de malignitate naturae quod gignimur in exidus aevi quod haec spatia temporis dati nobis decurrant tam velociter, tam rapide, adeo ut excoeptis admodum paucis vita pacis ceteros in ipso vitae apparatu vita destituat.

O Paolino, la maggior parte degli uomini si lamenta per la cattiveria della natura, per il fatto che siamo generati per un breve spazio di tempo e perché gli spazi del tempo a noi dato scorrono tanto velocemente al punto che, fatta eccezione solo per pochi, la vita abbandona tutti gli altri proprio nella preparazione della vita.

  • quod in exiguum & quod haecquod causali
  • decurrant → causale con congiuntivo — tempo obliquo (opinione, non verità assoluta)
  • adeo ut → subordinata consecutiva (regge il congiuntivo destituat)
  • exceptis admodum paucis → ablativo assoluto
Nec huic publico malo, ut optinantur, tantum turba et imprudens vulgus ingemuit, hic affectus evocavit querelleas quoque clarorum virorum. Inde est illa exclamatio, maximi medicorum, vitam esse brevem, longam artem.

Né di questo male pubblico(/comune), come si ritiene, si è lamentato solo il popolo e il volgo ignorante. Questa sensazione ha causato le lamentele anche di uomini famosi. Da qui c’è la famosa frase del più grande dei medici “la vita è breve, l’arte è lunga”.

  • turba → soggetto
  • ingeneo → regge dativo
  • vita esse brevem → infinitiva; l’autore rimuove un pezzo di frase finge che sia retta da est exclamatio (oratio obliqua)
Inde est lis Aristotelis exigentis com natura rerum minime conveniens sapienti viro. Illam tantum indulsisse aetatis animalibus ut educerent quina aut dena saecula, homini genito in tam multa hac mania stare terminum tanto citeriorem

Da qui c’è la discussione di Aristotele che discute riguardo alla natura delle cose, (contesa) che poco si addice a un uomo saggio. Che quella è stata tanto indulgente nei confronti degli animali, tanto che loro possono vivere cinque o dieci generazioni. All’uomo nato per così tante e grandi cose sta un termine di vita tanto inferiore.

  • lis → soggetto
  • Aristotelis exigentis → genitivo
  • minime conveniens → attributo di lis
  • est exclamatio / list est → frasi parallele
  • inde (v. sopra) / Inde → frasi parallele
  • vitam brevem esse → infinitiva
  • indulsisse → infinito perfetto
  • ut inducere → consecutiva

Queste sono critiche fatte da tutti, anche uomini che da saggi dovrebbero essere rassegnati alla brevità della vita.

Non habemus exiguum temporis, sed perdidimus multum. Est data vita satis longa et large in consummationem maximarum rerum, si conlocaretur tota bene. Sed ubi diffluit per luxum hac negligentiam ubi impenditur nulli bonae rei demum ultima neessitate cogente, sentimus ire quam non intelleximus transisse.

Non abbiamo poco tempo ma ne perdiamo molto. Ci è stata data una vita abbastanza lunga e [ci è stata data in abbondanza] per la realizzazione delle imprese più grandi, se viene impiegata tutta bene, ma se viene consumata nel lusso e nella pigrizia, se viene spesa per nessuna attività valida, alla fine, sotto la spinta dell’estrema necessità ci accorgiamo che è passata quella vita che non abbiamo capito che se ne andava.

  • demum → avverbio
  • data est → perfetto
  • si conlocaretur → condizionale con cong. imperfetto passivo (impersonale)
  • ubi → temporali
  • ultima necessitate cogente → ablativo assoluto
  • transisse infinitiva (inf. perfetto)
  • quam non intelleximus subordinata di secondo grado
  • ire → infinitiva

Solo alla fine dell’esistenza ci accorgiamo di averla sprecata e che non abbiamo fatto niente per trattenerla. Conlocaretur è un termine economico (come quando si collocano i soldi in banca); il tempo è visto come una sorta di bene.

Est ita: non accipimus brevem vitam, sed fecimus, nec sumus inopes eius sed prodigi. Sicut ample et rege opes ubi pervenerunt ad maulum domem, momento dissipantur, at quamvis modice si bono custodi tradite sunt, crescunt usu: ita nostra aetas multum patet disponenti bene.

È così: non riceviamo una vita breve, ma la facciamo tale, e non siamo poveri di lei ma siamo prodighi. Come le ricchezze grandi e regali quando sono giunte ad un cattivo padrone vengono dissipate in un momento, mentre invece quelle modeste se sono affidate a un buon custode crescono con l’investimento, così la vita nostra si estende molto per chi la gestisce bene.

Quid querimur de natura rerum? Illa gessit se benigne: vita, si scias uti, est longa. At alium tenet avaritia insatiabilis; alium operosa sedulitas in supervacuis laboribus; alius madet vino, alius torpet inertia; alium ambitio semper suspensa ex alienis iudiciis defetigat. Alium cupiditas praeceps mercandis circa omnis terras, omnia maria, ducit spe lucri.

Perché ci lamentiamo della natura delle cose? Lei si è comportata in modo benevolo. La vita è lunga se la sai usare. Ma l’uno lo trattiene un’avidità insaziabile; un altro un frenetico attivismo in fatiche inutili. Un altro è gonfio di vino. Un altro intorpidisce nella pigrizia. Un altro ancora un’ambizione sempre soggetta ai giudizi altrui lo sfianca. Un altro una brama fortissima(/sfrenata) di commerciare attorno a tutte le terre e a tutti i mari lo trascina con la speranza di guadagno.

  • quid → interrogativa diretta
  • si scias → interrogativa indiretta congiuntivo
  • uti → infinito di utor
  • alium e alius → alternanza di complemento oggetto e soggetto (variatio)
Quosdam torquet cupido militiae numquam non anxios intentos aut alienis periculus aut suis; sunt quos ingratus cultus superiorum consumat voluntaria servitute. Multos detinuit aut affectatio alienae fortunae (formae) aut querella suae. Plerosque iactavit per nova consilia vaga et inconstans et sibi displicens levitas, nihil certum sequentis.

Alcuni li tormenta la passione della vita militare, sempre intenti o ai pericoli degli altri, o ansiosi per i propri; ce ne sono alcuni che un ingrato ossequio verso i superiori consuma in una volontaria schiavitù. Molti li tiene prigionieri o li invidia per la sorte altrui o il lamento per il proprio. Molti ancora li sospinge verso progetti sempre nuovi una leggerezza mutevole, incostante e scontenta di sé, facendogli inseguire nessuna meta.

  • sequentis → participio presente
  • quos, quosdam, plerosque, quibusdam → parallelismo del pronome relativo qui, quae, quod e dei suoi pronomi indefiniti
Quibusdam placet nihil quo derigant cursum, sed fata deprendunt marcentes oscitantisque, adeo ut non dubitem esse verum quod dictum est apud maximum poetarum more oraculi. Est exigua pars vitae qua vivimus. Ceterum quidem omne spatium non est vita sed tempus. Vitia urgent urgent et circumstant undique, nec sinunt resurgere at attollere oculos indispectum veri, et premunt et immersos et infixos in cupiditatem.

Ad alcuni non piace niente(/nessun luogo) dove dirigano la rotta ma il destino li coglie mentre sono intorpiditi e stanno sbadigliando, a tal punto che non dubito che sia vero ciò che è stato detto presso il più grande dei poeti. È piccola la parte della vita in cui viviamo. Dunque tutto il rimanente spazio (di tempo) non è vita ma è tempo. I vizi incalzano e circondano gli uomini da ogni parte e non permettono loro di rialzarsi o di sollevare gli occhi a guardare il vero e li schiacciano a terra immersi e conficcati nella passione.

  • quibusdam → dativo dal pronome indefinito quidam
  • quo cursum derigant → proposizione relativa retta da quo (ablativo)
  • adeo ut […] dubitem → subordinata di I grado consecutiva con congiuntivo
  • esse verum → subordinata di II grado dipendente da adeo ut
  • quod dictum est → subordinata di III dipendente da esse verum
  • ceterumtempus → è una sententia

Non sappiamo chi fosse questo “massimo dei poeti”. Potrebbe essere Omero, Virgilio, Orazio, ecc. I critici hanno cercato in tutti questi poeti una frase del genere senza trovarla. Secondo alcuni è Ennio, il primo poeta latino a scrivere esametri.

La sententia di Seneca gioca sul significato della vita e del tempo: la nostra esistenza non è fatta solo di “vita” (che noi facciamo consapevolmente); tutto il resto (bere, inseguire progetti ecc.) è solo “tempo”. Non ci lasciamo vivere perché siamo circondati dai vizi. La frase in cui descrive i vizi è scritta con un linguaggio quasi militare.

Numquam licet illis recurrere ad se, si quando aliqua quies fortuito contigit fluctuantur velut profundo mare, in quo est volutatio quoque post ventum, nec umquam illis stat otium a cupiditatis suis. Putas me dicere de istis quorum mala sunt in confesso? Aspice illos ad felicitatem quorum concurritur: effocantur bonis suis.

A loro non è mai permesso rifugiarsi presso di sé e se mai capita per caso un attimo di quiete ondeggiano come in un mare profondo in cui anche dopo il vento rimane l’agitazione delle onde e per loro non c’è mai riposo dalle loro passioni. Tu credi che io parli di questi, i cui mali sono davanti a tutti? Guarda quelli alla cui ricchezza si accorre(/la gente accorre): sono soffocati dai loro beni.

  • No grammatica

Vi è una metafora di navigazione (tema caro ai romani), mancanza di stabilità. Anche le persone più in vista, che vedono accorrere clienti avendo beni cospicui vengono soffocati dai loro beni; effocantur è un termine dall’ambito medico, fisico.

Quam multis divitiae sunt graves! Quam eloquentia et cotidiana occupatio(/sollicitatio) ostentandi ingenii sanguinem multorum educit! Quam multi pallent continuis voluptatibus. Quam multis populus circumfusus clientium relinquit nihil liberi! Denique pererra istos ab infimis usque ad summos: hic advocat, hic adest, ille periclitatur, ille defendit, ille iudicat, nemo vindicat se sibi, alius consumitur in alium.

A quanti le ricchezze sono pesanti! A quanti l’eloquenza e l’impegno quotidiano di ostentare l’intelligenza fa uscire il sangue (lett. Quanto l’eloquenza e l’occupazione quotidiana di mostrare il proprio ingegno fa uscire il sangue di molti). Quanti impallidiscono nei continui piaceri. A quanti il popolo dei clienti che li circonda non lascia niente di libero. E infine passa in rassegna tutti costoro dagli infimi fino ai più potenti. Questo chiede assistenza, questo assiste, quello va sotto processo, quello difende, quello giudica. Nessuno rivendica se stesso a sé. L’uno si consuma per l’altro.

  • quam → anafora
  • ostentandi → gerundivo retto da occuaptio/sollecitatio
  • multi → poliptoto (vocabolo accostato declinato diversamente)
  • pererra → imperativo
  • ab infimis, ad summos → moto da, a luogo (figurato)
  • hic/hic/ille/ille/ille → parallelismi e antitesi; si dipana l’iter processuale
  • sibi → dativo di vantaggio

La clientela fa parte dell’ambito delle persone ricche. Coloro che avevano bisogno di denaro o un posto di lavoro, promettendo altri piaceri o il voto, si avvicinavano. Quotidianamente salutavano il loro padrone, il quale spesso traeva vantaggio da questa situazione, anche se la costante presenza di questi individui poteva causare ansia.

Interroga de istis nomina quorum ediscuntur, videbis illos dinosci his notis: ille cultor illius est; hic illius; nemo est suus. Deinde est dementissima indignatio quorundam: queruntur de fastidio superiorum quod non vacaverint adire ipsis volentibus! Quisquam audet queri de superbia alterius, qui ipse numquam vacat sibi?

Informati su costoro i nomi dei quali vengono imparati a memoria. Vedrai che essi sono riconoscibili per queste caratteristiche. L’uno è seguace dell’altro(/di questo), questo di quello. Nessuno appartiene a se stesso. Perciò è demenziale l’indignazione di alcuni: si lamentano dell’arroganza dei superiori perché non hanno avuto tempo di andare da loro quando loro lo volevano.

  • interroga → imperativo
  • videbis → principale
  • illos dinosci → infinitiva (passiva)
  • ille/illius → poliptoto
  • quod non vacaverint → causale con congiuntivo perfetto (non esprime una causa oggettiva, ma un parere)
  • ipsis volentibus → ablativo assoluto

Seneca critica le attività con cui si è pensato solo agli altri logorando se stesso. Come si può pretendere che altri ascoltino le proprie necessità se non si è disposti ad ascoltare se stessi?

Ille tamen respexit te quisquis es, quidem insolenti vultu, sed aliquando [ respexit ], ille demisit aures suas ad tua verba, ille recepit te ad latus suum: tu dignatus es non umquam auspicere te non audire. Itaque non est quod imputes ista officia cuiquam, quoniam quidem, cum faceres illa, non volebas esse cum alio, sed non poteras esse tecum.

Osa lamentarsi della superbia di un altro uno che non ha mai tempo per se stesso, quello (il superiore) tuttavia, chiunque tu sia, ti ha guardato, sia pure con volto arrogante ma una volta [ ti ha guardato ], quello ti ha porto le sue orecchie alle tue parole, quello ti ha accolto al suo fianco, tu non ti sei degnato mai di guardare te stesso, mai di ascoltarti. Perciò non c’è motivo che tu metti in conto a qualcuno queste attività poiché quando tu le svolgevi non volevi stare con un altro, ma non eri in grado di stare con te stesso.

  • qui vacat → relativa (sogg. quisquam audet)
  • sibi → dativo di vantaggio
  • ille → tre proposizioni correlative (coordinate) con l’anafora con ille
  • tu → antitesi con i tre ille
  • itaque […] quod → dichiarativo (tipica forma legale)
  • quoniam non volebas → subordinata causale
  • cum illa faceres → temporale (con congiuntivo imperfetto di facio)
  • faceres → congiuntivo imperfetto
  • poteras, volebas → indicativi imperfetti

Per gli storici l’introspezione, il dialogo, il colloquio con se stesso (v. Aurelio) era importante.

Licet consentiant in hoc unum omnia ingenia quae umquam fulserunt, numquam satis mirabuntur: hanc caligine humanarum mentium: patiuntur praedia sua occupari a nullo, et si est exigua contentio de modo finium discurrunt ad lapides et arma; sinunt alios incedere in vitam suam, immo vero ipsi inducunt etiam possessores futuros eius. Invenitur nemo cui velint dividere pecuniam suam. Unusquisque quam multis distribuit vitam!

Si mettano insieme in questo unico punto tutti gli ingegni che mai brillarono, non si stupiranno mai abbastanza di questa oscurità delle menti umane. Non permettono che i loro poderi vengano occupati da qualcuno e se c’è una minima controversia sulla linea dei confini si precipitano alle pietre e alle armi: [ ma ] permettono che altri camminino nella loro vita, anzi loro stessi invitano i futuri possessori di quella; non si trova nessuno che voglia dividere il suo denaro. Ciascuno [ di noi ] a quanti distribuisce la propria vita!

  • licet assieme a consentiant → congiuntivo concessivo
  • omnia → aggettivo neutro riferito a ingenia
  • quae fulserunt → relativa
  • patiuntur → principale
  • praedia sua occupari → infinitiva passiva
  • si est contentio → condizionale
  • ad lapides discurrunt → principale
  • siunt → principale
  • alios incedere → infinitiva
  • immo vero ipsi → coordinata alla principale
  • invenitur nemo → principale
  • qui velit → relativa obliqua (al congiuntivo): potrebbe essere una finale nascosta
  • unus quisque → pronome indefinito
Sunt adstricti in continendo patrimonio, simul ventum est iacturam temporis, profusissimi in eo cuius unius est honesta avaritia. Itaque libet comprendere aliquem ex turba seniorum: “Videmus te pervenisse ad ultimum aetatis humanae, centesimus annus vel supra premitur tibi: agedum revoca aetatem tuam ad computationem.

Sono tirchi nel tenersi stretto il patrimonio, ma non appena si è arrivati al momento di sprecare il tempo, sono generosissimi nell’unica cosa di cui è bene essere avari. Piace dunque prendere uno qualunque tra la folla degli anziani: “Vediamo che tu sei arrivato all’estremo limite della vita umana, ti sta sopra il centesimo anno: su, rifai il conto della tua vita.

  • in continendo patrimonio → gerundivo modale
  • ventum est → impersonale
  • simul → temporale
  • adstricti / profusissimi → antitesi
  • libet → impersonale che regge infinito
  • ex turba → moto da luogo figurato
  • videmus → principale
  • te pervenisse → infinitiva
  • revoca → imperativo

Una delle più grandi contraddizioni dell’uomo è quello di andare sempre a processo per proprietà privata, per futilità, ma non si preoccupa di allontanare chi vuole sprecare il proprio tempo, la risorsa più preziosa che possiede. Viene evidenziata la differenza tra il tempo sprecato e la vita.

Duc quantum ex isto tempore abstulerit creditor, quantum amica, quantum rex, quantum cliens, quantum lis uxoria, quantum coercitio servorum, quantum discursatio officiosa per urbem; adice morbos quos fecimus manu, adice et quod iacuit sine usu: videbis te habere pauciores annos quam numeras.

Calcola quanto di questo tempo te l’ha portato via il creditore, quanto l’amante, quanto il potente, quanto il cliente, quanto la litigata con tua moglie, quanto la punizione degli schiavi, quanto la corsa affaccendata in giro per la città; aggiungi le malattie che ci siamo procurati di nostra mano, aggiungi anche (il tempo) che rimase lì senza utilizzo: vedrai che tu hai meno anni di quelli che conti.

  • videbis → futuro
  • te avere → infinitiva
  • pauciores annos → comparativo
  • quam numeras → secondo termine di paragone

Seneca fa un elenco di tutte le attività inutili, che non hanno una funzione per la nostra crescita personale, in cui un ipotetico anziano ha sprecato il suo tempo.

Repete tecum memoria quando fueris certus consilii, quotus quisque dies recesserit, ut destinaveras quando fuerit tibi usu tui, quando vultus in statu suo, quando animus intrepidus, quid in tam longo aevo sit tibi facti operis, quam multi diripuerint vitam tuam te non sentiente quid perderes, quantum abstulerit, vanus dolor, stulta laetitia, avida cupiditas, blanda conversatio, quam exiguum relictum sit tibi de tuo: intelleges te mori immaturum.

Richiama al tuo ricordo quando sei stato sicuro di una decisione, quanti giorni sono trascorsi come avevi stabilito quando hai avuto la disponibilità di te stesso, quando il tuo volto è stato impassibile, quando il tuo animo intrepido che cosa tu abbia compiuto in una vita così lunga quanti hanno rapinato la tua vita mentre tu non ti accorgevi di cosa perdessi, quando (tempo) ti ha sottratto un dolore inutile, una sciocca gioia, una avidità bramosa, una conversazione ipocrita/lusinghiera, quanto poco ti sia rimasto di ciò che era tuo, capirai che tu muori prematuramente.

  • ripetizione di congiuntivi presente/perfetto
  • te non sentiente → ablativo assoluto “coordinato” alla subordinata precedente
  • quid perderes → interrogativa indiretta dipendente da te non sentiente
  • abstulerit → da abfero
  • intelleges → futuro
  • mori → da morior (deponente)

Te non sentiente: il vecchietto si è lasciato portare via tutto, senza che se ne sia accorto in 100 anni di vita. Secondo gli stoici, vivere senza consapevolezza delle proprie azioni è il peggiore dei peccati. Mentre nel paragrafo precedente il tempo è stato portato via in “azioni”, in questo ci si concentra sull’interiorità del personaggio piuttosto che su altri o su cose o situazioni.

Nello stile appaiono delle bipartiture, con lunghi elenchi. Alla fine vi è una frase lapidaria: la sententia

Quid est ergo in causa? Vivitis tamquam victuri semper, numquam succurrit vobis fragilitas vestra, non observatis quantum temporis iam transierit; perditis velut ex pleno et abundanti, cum interim fortasse ille ipse qui donatur alicui vel homini vel rei ultimus dies sit. Timetis omnia tamquam mortales, concupiscitis omnia tamquam immortales.

Qual è il motivo dunque? Voi vivete come se foste destinati a vivere per sempre, non vi viene mai in mente la vostra fragilità, non pensate a quanto tempo è già trascorso; lo sprecate come da una botte piena e abbondante, mentre forse proprio quel giorno che viene donato o a qualche uomo o a qualche cosa è l’ultimo giorno (della vostra vita). Voi temete ogni cosa come mortali, desiderate ogni cosa come immortali.

  • iam temporis transierit → interrogativa indiretta
  • velut → paragone
  • cum interimcum avversativo
  • cui → complemento di termine
  • omnia tamquam → due segmenti paralleli, anafora
  • mortales / immortales → antitesi

In causa è tipico del linguaggio giuridico. Gli uomini vivono come se dovessero vivere per sempre, pertanto non si accorgono di starlo sprecando. Viene resa molto bene l’idea con victuri vivitis, allitterazione e poliptoto; il participio futuro esprime la predestinazione. Il linguaggio è affine all dialogo Leopardiano.

Audies plerosque dicentes: “Secedam in otium a quinquagesimo anno, sexagesimus annus dimittet me ab officies.” Et tandem quem predem longioris vitae accipis? Quis patietur ista ire sicut disponis? Non pudet te reservare tibi reliquias vitae et destinare bonae menti id solum tempus quod possit conferri in nullam rem? Quam est serum tunc incipere vivere cum est desinendum? Quae tam stulta oblivio mortalitatis differre sana consilia in quinquagesimum et sexagesimum annum, et inde velle inchoare vitam quo pauci perduxerunt?

Sentirai alcuni che dicono: “Mi ritirerò a vita privata a partire dal cinquantesimo anno, e il sessantesimo anno mi dimetterà da ogni incarico”. E quale garante di una vita più lunga prendi? Chi permetterà che queste cose vadano come tu le programmi? Non ti vergogni di riservarti i rimasugli della tua vita e di riservare alla saggezza solo quel tempo che non può essere impiegato in nessun’altra attività? Come è tardi iniziare a vivere proprio quando bisogna smettere (di vivere)? Quale stupida dimenticanza della propria mortalità è il rinviare i buoni propositi al cinquantesimo e al sessantesimo anno e voler cominciare la vita dal punto al quale in pochi l’hanno portata.

  • audies → futuro semplice (rivolto a un “tu” generico)
  • dicentes plerosque → complemento oggetto (accusativo con participio presente)
  • secedam, dimittet → futuri
  • quem accipis → interrogativa diretta con indicativo
  • quis patietur → principale
  • ista ire → infinitiva
  • sicut disponis → comparativa
  • pudet → regge l’accusativo (di chi si vergogna, v. piget, penitet…)
  • te reservare → infinitiva
  • et destinare → infinitva correlata
  • id solum tempus → complemento oggetto (neutro)
  • quod possit → relativa
  • conferri in nullam rem → relativa (retta da verbo servile possum, non infinitiva)
  • quam serum est incipere → temporale con perifrastica passiva (gerundivo + verbo essere)
  • quae oblivio differre et inchoare → due correlative
  • quo pauci perdixerunt → relativa con valore di moto a luogo
  • velle → da volo
  • inde quo → moto a luogo figurato

Seneca si rivolge a un “tu” generico (teoricamente è Paolino). La riflessione di Seneca si conclude ancora con una frase a effetto.

Nel capitolo 4, Seneca prende esempi che provengono dalla storia a lui vicina. Illustra la situazione difficile di coloro che vorrebbero essere tranquilli, ma siccome rivestono un ruolo importante nella politica o nella società, non trovano mai un momento per se stessi. Il più famoso esempio è quello dell’Imperatore Augusto: il Divino Augusto continuò a invocare per sé il riposo, chiedendo anche di essere esonerato dai suoi discorsi pubblici.

Nel capitolo 5, il medesimo ruolo è assunto da Cicerone: è descritto come il tipico uomo occupato che preso dalle sue orazioni politiche e dai suoi impegni del foro non ha mai un’occasione per dedicarsi a sé stesso abbandonando la vita pubblica.

L’ultimo esempio della storia, nel capitolo 6, è Livio Druso, tribuno della plebe che aveva proposto la cittadinanza italiana per gli italici, portando alla guerra sociale a Roma. Il giudizio, più che politico, è quasi “morale”: aveva cercato di superare una situazione storica che chiedeva questo assiduo impegno e non è sua la colpa se non ha saputo gestire il suo tempo.

Seneca riprende ancora l’analisi della perdita di tempo: è costruito infatti sulla falsariga del capitolo 3. Tutti i maestri che hanno studiato per anni non hanno saputo prendere consapevolezza della morte.

Numero autem in primis et illos qui vacant nulli rei nisi vino ac libidini; enim nulli occupati sunt turpius. Ceteri, etiam si teneantur vana imagine gloriae, tamen errant speciose; licet enumeres mihi avaros, licet enumeres iracundos vel exercentes odia, vel iniusta bella, isti omnes peccant virilius: labes proiectorum in ventrem ac libidinem est inhonesta.

Io metto al primo posto anche quelli che non hanno tempo per nessuna cosa se non per il vino e la lussuria; nessuno infatti è occupato in modo più vergognoso. Tutti gli altri, anche se sono deviati da una falsa immagine di gloria, sbagliano tuttavia sotto un’apparenza di decoro (in modo apparentemente decoroso). Contami pure gli avari, gli iracondi, o coloro che si impegnano in odi (pl. di odio) o guerre ingiuste, tutti costoro peccano in modo più virile: la colpa di quelli che si abbandonano al ventre e alla lussuria è disonesta.

  • numero → verbo principale (1 pers. singolare)
  • qui → relativa
  • vacant → regge il dativo
  • turpius → avv. al comparativo
  • licet enumeres → congiuntivo presente, con valore concessivo

Anche Seneca fa una distinzione dei peccati: quelli di lussuria ecc. sono i peggiori.

Excute omnia tempora istorum, aspice quam diu computent, quam diu insidientur, quam diu timeant, quam diu colant, quam diu colantur, quantum occupent vadimonia sua atque aliena, quantum convivia, quae iam sunt ipsa officia: videbis quemadmodum vel mala sua, vel bona, non sinant respirare illos.

Esamina tutti i momenti (di vita) di costoro, guarda quanto tempo fanno i conti, quanto tempo insidiano gli altri, quanto tempo temono le insidie, quanto tempo ossequiano, quanto tempo sono ossequiati, quanto tempo occupano i loro impegni giudiziari e quelli degli altri, quanto tempo (occupino) i convivi che ormai sono loro stessi dei doveri, vedrai come o i loro mali o i loro beni non permettano a quelli di respirare.

  • quam → regge una serie di interrogative indirette (anafora)
  • quantumvariatio rispetto a quam
  • videbis → regge una specie di interrogativa indiretta

Vi è l’immagine della carriera raggiunta che ha conseguenze sulla dimensione fisica (respirare). Mala et bona è quello che in greco è chiamato aprosdòketon (conclusione inaspettata).

Denique convenit inter omnes nullam rem posse excerceri bene ab homine occupato, non eloquentiam, non liberales disciplinas, quando districtus animus recipit nihil altius sed respuit omnia velut inculcata. Hominis occupati est nihil minus quam vivere: scientia nullius rei est difficilior. Vulgo sunt professores aliarium artium et multi, vero ex his visi sunt pueri percepisse quasdam, admodum ita ut etiam possent precipere: tota vita est dicendum vivere et, quod fortasse magis miraberis, tota vita est discendum mori.

E infine, in generale si è d’accordo che nessuna attività può essere esercitata bene dall’uomo occupato. Non l’eloquenza, non le arti liberali. Dal momento che (il suo) l’animo impegnato non riceve più niente in profondità ma rigetta tutte le cose come inghiottite a forza. Niente è più estraneo all’uomo occupato che vivere: di nessuna cosa c’è un’arte più difficile. Tra il popolo ci sono maestri di tutte le altre discipline, e tanti, e in verità tra questi sono stati visti dei giovani avere appreso queste (discipline) in modo tale che le potevano anche insegnare: per tutta la vita bisogna imparare a vivere e, cosa che forse ti meraviglierà di più, per tutta la vita bisogna imparare a morire.

  • convenit → impersonale
  • nullam rem posse → infinitiva
  • quando → causale
  • difficilior → comparativo di difficilis
  • sunt professores → principale
  • ex his visi sunt → correlativa alla principale
  • quasdam percepisse → infinitiva
  • ita ut […] possent → consecutiva
  • discendum est → gerundivo in forma impersonale
  • vivere tota vita → figura etimologica
  • morior → v. deponente
  • miraberis → futuro

Respuit è un termine fisiologico (“vomita”), così come inculcata.


LEZIONE MANCANTE


[???] aliquid cibi quemadmodo saturo [???] quod nec desiderat et [???] propter canos aut rugas: [???] sed fuit diu.

~11:00

Tutte le cose sono state recepite alla sazietà. Di tutto il resto la sorte ordinerà come vuole, la vita ormai è sicura. A questa può essere aggiunto qualcosa, detratto niente, e può essere aggiunto così come un qualche cibo a un convitato ormai sazio e pieno (cibo che) non desidera ma prende (lo stesso). Non c’è dunque motivo per cui tu pensi che un tale abbia vissuto a lungo a causa dei capelli bianchi o delle rughe. Quello non ha vissuto a lungo, ma è stato a lungo al mondo.

  • huic → dativo di hic,haec,hoc
  • [???]
  • quod nec desiderat → pronome relativo neutro legato a cibo
  • itaque non est quod → tipica forma del riassunto di Seneca (v. oratoria, retorica degli avvocati)
  • putes → congiuntivo
  • vixisse diu quemquamquemquam (da quisquam) è soggetto dell’infinitiva retta da putes

~22:00

Seneca rimane sul linguaggio del cibo per indicare come gli occupati si saturino dei piaceri senza goderne veramente, ma accumulandoli quantitativamente.

Quid enim si putes navigasse [???] saeva tempestas tulit huc et illuc ac egit in orbem per eadem spatia vicibus ventorum furentium ex diverso? Ille non navigabit multum, sed iactatus est multum.

~25:00

Cosa penseresti che ha navigato molto colui che una crudele tempesta ha scaraventato di qua e di là appena uscito dal porto e ha portato in tondo per gli stessi spazi di mare a causa dei venti spiranti in ogni direzione? Egli non ha navigato molto, ma è stato sballottato molto.

  • quem → soggetto dell’infinitiva con navigasse
  • huc et illuc → avv. di luogo

L’uso dello iactatus rievoca il linguaggio dell’Eneide. Si ha ancora la metafora della navigazione. L’ultima frase è assolutamente parallela a quella di tre versi prima.

  • latino/de_brevitate_vitae.txt
  • Ultima modifica: 2021/11/05 15:39
  • da alex2003super