Prima Guerra Mondiale
La guerra è la sola igiene del mondo.Filippo Tommaso Marinetti, Manifesto del Futurismo
Le origini del conflitto della Prima Guerra Mondiale si individuano nella cosiddetta “polveriera” dei Balcani. Arriviamo da una costituzione di imperi coloniali (politica di potenza), una grande crescita economica e un periodo di crescita esponenziale dell'industria siderurgica (ferrovie e armi).
Antefatto ed Esordio
La questione balcanica
Nel 1875 nella Bosnia e l'Erzegovina (due province dell'Impero Turco Ottomano1)) c'è una rivolta di contadini cristiani: era un punto di contatto tra i due imperi, con un melting pot di elementi cristiani e musulmani. Nella continua dialettica tra impero ottomano e austro-ungarico, i Balcani sono lontani da entrambi i centri dell'Impero e pertanto punti deboli di esso. Iniziano operazioni di guerra di Serbia e Montenegro, che intervengono a favore dei contadini cristiani contro i proprietari terrieri musulmani. In ciascuno dei due Stati, c'è comunque un gran numero di musulmani nella popolazione (soprattutto in Montenegro): la scelta è del tutto politica. Nel 1856 c'era stata la guerra delle potenze europee contro la Turchia (Guerra di Crimea), e alcune zone erano rimaste sotto l'Impero Turco. La Serbia inizia in questo contesto a capeggiare il panslavismo dei Balcani: possiamo equiparare il panslavismo dei Balcani a un nazionalismo di altri Stati, e a una volontà degli slavi del sud a unificarsi. A mettere per prima lo zampino è proprio la Serbia, che in quanto Stato più forte provocherà la Guerra.
Serbia e Montenegro sono sconfitti dall'esercito turco; si sente pertanto preso in causa l'esercito zarista, che punta a estendersi nella zona dei Balcani. L'alleanza tra Serbia e Russia è la scintilla che provoca l'esplosione del conflitto.
Congresso di Berlino
Appena dopo la tensione tra Serbia e Montenegro, e l'Impero Turco, in cui era intervenuta la Russia sconfiggendo l'esercito turco, vi era stato un eccessivo rafforzamento della Serbia, nonché la promessa di formare uno Stato indipendente: la Bulgaria. Questi prospetti rafforzavano sul quadro europeo la Russia, e la Gran Bretagna, che costituiva una sorta di arbitro in Europa per i rapporti internazionali, non era mai stata favorevole al rafforzamento del controllo di un singolo Stato (o più Stati afferenti a una stessa matrice, come saranno Germania e Austria) sul continente europeo. Anche l'Austro-Ungheria, diretto concorrente della Russia, era preoccupata per il potere che stava acquisendo l'Impero Zarista. Al Congresso di Berlino del 1878, Austria e Inghilterra promisero ai turchi la protezione dalla Russia, bloccarono la nascita della Bulgaria indipendente nella zona di influenza della Russia, e si spartirono i Balcani: l'Austro-Ungheria ottenne la Bosnia-Erzegovina, mentre l'Inghilterra ebbe l'isola di Cipro.
La Russia, umiliata e temporaneamente sconfitta si deve ritirare. Il cancelliere tedesco Bismarck decise di sostenere le posizioni dell'Austria, stabilendo un'alleanza che perdurerà fino al 1918 con l'Impero Asburgico.
Nel 1881 la Francia occupò la Tunisia e l'Italia temeva ulteriori espansioni nel Mediterraneo. La Germania risentiva ancora della conquista da parte della Francia dell'Alsazia-Lorena (1871), zona ricca di carbone, industrie ecc. Nel 1882 nacque pertanto la “Triplice alleanza” tra Germania, Austro-Ungheria e Regno d'Italia. L'alleanza ha scopo esclusivamente difensivo: si può entrare in guerra solo se uno dei membri è sotto attacco. Con questo patto l'Italia rinuncia al Trentino e al Friuli Venezia Giulia, in quanto territori austriaci.
La Francia e la Russia stipulano tra loro un'alleanza, a partire dal 1892, che costituisce quanto diventerà il sistema della cosiddetta “Triplice intesa” (1904-1905), che vedrà uniti Russia, Francia e Inghilterra. Mentre il nemico naturale di Francia e Russia, le prime ad allearsi, era la Germania, quest'ultima si inimicò gli inglesi nel tempo; il piano Schlieffen fu un piano della Germania per vincere una possibile futura guerra mondiale, attaccando la Francia dal nord con una guerra lampo e arrivando così a Parigi tramite il Belgio. Il Belgio però era un paese neutrale, posto sotto la protezione dell'Inghilterra, perciò la Germania promise all'Inghilterra che non avrebbe toccato il Belgio attraversandolo. Questi rapporti diplomatici erano fondamentalmente dei tentativi di instaurazione di un dialogo tra Germania e Inghilterra. Tirpitz, capo della marina tedesca, fece potenziare la marina tedesca entrando in competizione con la flotta militare dell'Inghilterra. Tra il 1904 e il 1905 l'Inghilterra siglò gli accordi con la Francia, e nel 1907 anche con la Russia: è la Triplice intesa.
La borghesia tedesca appoggiava la politica dello Stato tedesco, anche se alcuni già vedevano un pericolo in questa ostilità con l'Inghilterra.
Guerre Balcaniche
La Serbia suscitò un movimento panslavista finalizzato a riunire tutti gli Stati balcanici, portando alla nascita della Iugoslavia.
Nel 1902 Italia e Francia avevano trovato un accordo per svilupparsi colonialmente in Africa: l'Italia acconsente che la Francia si prenda il Marocco, e in cambio riceve la possibilità di occupare la Libia (Tripolitania e Cirenaica).
Le Guerre Balcaniche, nel mentre, avvennero tra il 1912 e il 1914, appena prima dell'inizio della Prima Guerra Mondiale. Esse erano finalizzate a una liberazione dei territori balcanici dall'Impero Ottomano. La Serbia vinse e ottenne il Kosovo, territorio composito, con presenza di molti serbi (ortodossi) ma anche musulmani, i quali vennero eliminati: la prima pulizia etnica della storia. La Triplice alleanza (di questa, prevalentemente l'Austro-Ungheria e l'Italia) blocca pertanto l'accesso al mare della Serbia formando lo Stato dell'Albania. La Serbia, non entusiasta, si pone come testa del movimento panslavista che porterà alla nascita della Iugoslavia. L'Austro-Ungheria patisce molto l'ascesa della Serbia, e vi è un profondo e radicato sentimento di riscatto con conseguente interesse a punire la Serbia.
Attentato di Sarajevo
Il 28 giugno 1914 a Sarajevo, Bosnia-Erzegovina (parte dell'Impero Austroungarico), l'Arciduca Francesco Ferdinando in visita fu assassinato con un colpo di pistola assieme alla moglie da parte di Gavrilo Princip. Questi faceva parte di un'organizzazione nazionalistica (La Giovane Bosnia), che voleva anch'essa liberare dall'Austria il suo territorio. La società segreta era imbevuta di ideali anarchici; alcuni dei membri della Giovane Bosnia aderivano alla Mano Nera, organizzazione anarchica basata sul principio “Unione o Morte”, con un'enfasi posta sulla potenza dell'iniziativa di attentato del singolo. L'attentato è visto dunque come la punta dell'iceberg del problema di una Bosnia che voleva uscire dalla sfera d'influenza dell'Austria.
Tutti gli eserciti tranne quello inglese avevano l'obbligo di leva. L'Austro-Ungheria si accorge che se avesse accusato la Serbia, sarebbe probabilmente entrata in guerra con la Russia. Quando Franz Joseph parla al kaiser tedesco, tuttavia, viene rassicurato dall'accordo della Germania con la Russia, quindi procede nel presentare un pesante ultimatum alla Serbia. La Serbia, temendo un attacco dall'Austria e la Germania, accetta tutte le condizioni. Oltre all'ultimatum, l'Austria in seguito impone la formazione di una commissione d'inchiesta per appurare se la Serbia fosse responsabile dell'attentato di Sarajevo: ingiustificata intromissione nella politica serba. La Serbia, pur garantendo che avrebbe fatto il possibile per trovare il responsabile dell'attentato, non può accettare i termini presentati dall'Austria; questo crea all'Austria il pretesto per dichiarare, dopo un mese, guerra alla Serbia. In quel mese, gli eserciti vengono mobilitati e l'Austria si confronta con il kaiser per determinare la viabilità di una guerra (non aveva un esercito molto ingente). Fa in modo che anche lo zar, con cui l'imperatore austro-ungarico ha rapporti di parentela, desista da attaccare l'Austro-Ungheria.
Il Conflitto
L'1 agosto 1914, l'Austria dichiara guerra alla Serbia. L'alleanza era di carattere prettamente difensivo, ma l'Austria presenta la guerra come necessaria, e la sua posizione come difensiva, non offensiva, in quanto il primo atto di guerra era stato l'assassinio dell'Arciduca. A questo punto la Germania, per la triplice alleanza, è costretta a intervenire: sempre l'1 agosto dichiara guerra alla Russia. Il giorno successivo, il 2 agosto, ha inizio la campagna tedesca in Belgio. Questo territorio, con numerose città fortificate, non risulta affatto semplice e «indolore» da attraversare, come la Germania aveva invece promesso all'Inghilterra. La Germania è estremamente brutale in Belgio, assediando i roccaforti e combattendo con i locali, pertanto l'Inghilterra decide di dichiarare guerra alla Germania. A questo punto le truppe si stanziano in Alsazia e in Prussia Orientale, in quest'ultima comandati dal maresciallo Paul von Hindenburg2). Non riescono ad arrivare a Parigi, e si aprono due fronti: con i francesi e con gli inglesi, combattendo le battaglie della Marna.
Da guerra-lampo che sarebbe dovuta essere, diventa una «guerra di posizione», poiché vi era uno squilibrio a favore delle capacità difensive rispetto a quelle offensive. Sul fronte occidentale da un lato si hanno le forza dell'Alleanza (austriaci e tedeschi) e dall'altro francesi e inglesi. Per molti chilometri, entrambe le fazioni hanno disposto un filo spinato lungo la trincea, a volte doppia, in mezzo vi è la “terra di nessuno”. Vengono sperimentate nuove armi tra cui mitraglie, lanciafiamme, carri armati e anche armi chimiche (il gas iprite, che trae il nome dalla città Ypres dove veniva usato); è una carneficina.
Nel 1914 viene imposto un blocco navale dalla Gran Bretagna nei confronti della Germania, impedendo l'arrivo delle materie prime necessarie alla costruzione delle armi e per sfamare l'esercito. La Germania deve aumentare l'efficienza nella pianificazione della distribuzione delle scorte (è significativo l'intervento di Walther Rathenau, che vede la fine del liberismo). Infine la Germania si ribella, e con una flotta sottomarina attacca i rifornimenti inviati dagli Stati Uniti per sostenere l'Inghilterra. Nasce il sistema dei convogli: navi mercantili accompagnate da navi militari.
Nei progetti dell'impero tedesco sarebbe dovuta essere una guerra-lampo, cosa che non avvenne: fu invece una guerra di grande logoramento, una guerra di trincea. La trincea fu proprio la protagonista di questo conflitto. I soldati soffrirono pesantemente e vi furono tentativi di ribellione, ad esempio da parte dei soldati francesi. Sul fronte orientale è importante ricordare la battaglia di Tannenberg e le due battaglie dei laghi Masuri tra l'esercito tedesco e l'esercito russo. La Russia, fiaccata da queste lotte, era in grande sofferenza: all'inizio del 1917 la Germania aveva vinto sul fronte orientale, pur essendo fuori dalla tabella di marcia del Piano Schlieffen.
La Rivoluzione Russa avviene nel contesto della Prima Guerra Mondiale: la Russia, che è giunta allo sfinimento, cerca di trovare una soluzione. La prima strada individuata è quella della Prima Rivoluzione Russa: a marzo 1917 (nel calendario russo febbraio, da qui “Rivoluzione di febbraio”) viene rovesciato il regime zarista e lo zar con tutta la famiglia Romanov vengono posti in prigionia sotto tutela. Subito dopo la Rivoluzione d'ottobre tutta la famiglia verrà uccisa. I nobili scappano dalla Russia, e prende il potere il principe L'Vov: non è né un governo zarista né uno socialista-democratico; si tratta un governo moderato, favorevole alla continuazione della guerra, che crollerà sotto il peso della pressione dei socialdemocratici (che nel corso della battaglia si definiranno Comunisti) guidati da Lenin. Lenin si batté per la resa incondizionata della Russia, che si materializzò nella pace di Brest-Litovsk (1918): la Russia perde tutta l'Ucraina, la Polonia, la Romania e tutto il territorio al di là di Riga. Ciononostante la Russia era in un clima di ottimismo: faro di un socialismo concreto e realizzato, dopo aver abbattuto con successo il regime zarista. Con la pace definitiva, dopo il Trattato di Versailles, alcuni territori verranno riguadagnati per la Russia.
Il 1917 è un anno cruciale per una serie di motivazioni. Dopo l'uscita di scena della Russia, in quest'anno entrarono in guerra gli Stati Uniti d'America. Gli USA entrarono in guerra per più motivi; la principale ragione era legata alla sicurezza commerciale e l'orgoglio nazionalistico: la Germania aveva potenziato la propria flotta con i sommergibili, attaccando le navi inglesi e americane portando a una serie di perdite: erano colpite sia le nave commerciali che quelle passeggere. Nel 1912 il piroscafo del Lusitania viene fatto affondare. La WW1 non risulta tragica per gli USA: essa è combattuta fuori dal suolo americano e non è devastante quanto per l'Europa. Il Presidente democratico Woodrow Wilson scrive 14 punti per definire il futuro assetto dell'Europa, tra cui:
- libera navigazione sui mari → i sommergibili tedeschi erano un problema
- principio di auto-determinazione dei popoli (riconoscimento di entità nazionali che possono rivendicare il loro diritto a identità/indipendenza da governi sovra-nazionali, e territorio, il che definisce uno Stato): secondo questo principio, diverse entità sarebbero dovute nascere, e l'Austro-Ungheria si sarebbe pressoché dovuta dissolvere
- vocazione contro la guerra → prima di avviare operazioni belliche, le Nazioni si sarebbero dovute avvalere di uno strumento sovranazionale: Società delle Nazioni
- non attaccare la Russia comunista, ma cercare un compromesso dopo la pace di Brest-Litovsk (la Russia era un elemento di equilibrio nel panorama europeo)
Una volta che vedono risolta la Guerra, gli USA tendono a ritirarsi dall'Europa. Nella Società delle Nazioni non partecipano gli Stati Uniti (non c'è più Woodrow Wilson come Presidente).
I protagonisti del primo dopoguerra tedesco furono Hindenburg e Ludendorff: sul fronte occidentale sembra che l'esercito tedesco si sia ripreso, quindi questo decide di compiere una grande offensiva; tuttavia, con l'arrivo degli americani l'Impero Austroungarico viene sconfitto e subito dopo segue la resa del kaiser tedesco Guglielmo II (1918) con la nascita della Repubblica di Weimar. Secondo il giovane Adolf Hitler, il sentimento nato in Germania era la mancanza di orgoglio nazionale dovuta al socialismo, un cancro da eliminare che pugnalava alle spalle la Germania.
L'Italia
Pur essendo legata alla Triplice Alleanza (con Austro-Ungheria e Germania, a scopo difensivo) dal 1882, essa non si aspettava la partecipazione dell'Italia. La Francia gareggiava con l'Italia per l'Africa, cercando di espandere il proprio territorio di impero coloniale. L'Italia non aveva ancora completato il suo risorgimento: mancavano ancora la Venezia Tridentina e la Venezia Giulia (Trento e Trieste). La Francia aveva occupato il Marocco, l'Algeria e la Tunisia, mentre l'Italia la Libia. Tuttavia, Trento e Trieste erano ancora in mano all'Austria, in contrasto al principio di autodeterminazione. Salandra, liberal-conservatore fissato da Giolitti, fa dichiarare la neutralità dell'Italia.
Nel contesto dei nazionalismi europei a cui si assistette con la Prima Guerra Mondiale, deve però nascere un primo dibattito nella stampa italiana circa la partecipazione del Bel Paese alla guerra. Vi sono due schieramenti: i neutralisti e gli interventisti. All'interno di questi ultimi vi erano gli interventisti di sinistra e gli interventisti di destra.
Tra i neutralisti ci sono Giolitti e la Chiesa, nonché i socialisti riformisti (Turati) che seguono l'internazionalismo socialista ma adottano la formula “né aderire né sabotare”3). Gli interventisti di sinistra erano favorevoli alla guerra accanto alla Francia e all'Inghilterra: Gaetano Salvemini (che aveva pesantemente criticato Giolitti) e Cesare Battisti (tridentino irredentista: la prima guerra mondiale è un processo di indipendenza), nonché i socialisti rivoluzionari (o sindacalisti rivoluzionari) che guardando alla Russia vedevano la guerra come mezzo per avviare la rivoluzione proletaria.
Tra i socialisti rivoluzionari vi era Benito Mussolini, direttore del quotidiano “L'avanti”, organo ufficiale del PSI. Quando si dichiara a favore dell'intervento viene espulso dal partito socialista, e fonda un nuovo giornale “Il Popolo d'Italia” in cui si dichiara comunque socialista.
Tra i leader del nazionalismo italiano, che costituiva la fazione interventista di destra, ricordiamo Corradini, che elabora la teoria delle nazioni proletarie e delle nazioni borghesi, impossessandosi della terminologia marxista per volgerla in senso nazionalista: secondo la sua visione dell'Europa, era giunto il turno delle nazioni proletarie nell'assumere il potere. Per vincere le nazioni borghesi bisogna schiacciare il socialismo (oscura la necessità di venire alle armi), il parlamentarismo e la democrazia, viste come perdite di tempo e fughe di potere. Mazzini era invece orientato alla democrazia, e sostenitore della «giovine europa». Gli intellettuali che appoggiano il nazionalismo sono i futuristi, movimento che inneggia alla velocità e al progresso, all'abbattimento della morale borghese per rifondare l'umanità: Papini e Marinetti (autore del Manifesto del Futurismo), che sentivano il bisogno di lavare l'Europa con il sangue.
L'Italia si era dichiarata neutrale (in parlamento prevalgono i neutralisti), ma l'opinione pubblica formata da intellettuali ed esponenti di vari movimenti (es. futurismo, nazionalismo, sindacalismo rivoluzionario) premeva per l'intervento. D'Annunzio risalta in primo piano: egli sarà protagonista della conquista e governo di Fiume, zona non attribuita all'Italia ma alla Iugoslavia. D'Annunzio mostra la via a Mussolini e in seguito a Hitler, che prenderanno la dialettica con le masse direttamente da D'Annunzio, nel loro saper cogliere l'interesse della folla.
Tra marzo e aprile 1915, Sidney Sonnino fa accordi segreti con rappresentanti del governo britannico su consiglio di Giolitti; si concretizza un affare — il Patto di Londra: nel caso in cui lo Stivale fosse entrato in guerra con l'Austro-Ungheria, l'Italia avrebbe compiuto il proprio risorgimento, ottenendo diversi territori tra cui Trentino, il Friuli-Venezia-Giulia, l'Alto Adige, l'Istria, la Dalmazia, le colonie tedesche in Africa. Non vi è dietro alcun anelito nazionalistico: è pura politica di potenza, finalizzata ad ampliare sempre di più l'Italia.
Giolitti aveva ispirato le trattative con i britannici, ma egli voleva si parlasse con gli inglesi per contrattare esclusivamente la neutralità dell'Italia: sosteneva che l'Italia (proveniente dalla difficile guerra di Libia, risultata in rivolte e perdita conseguente di uomini, mezzi e armi) avrebbe guadagnato più da stare ferma che da entrare in guerra. Sonnino invece si fa guidare dall'ambizioso Vittorio Emanuele III, e assieme ad Antonio Salandra sostiene la politica di potenza contrattando con gli inglesi. Si afferma l'idea nell'opinione pubblica che il blocco parlamentare, con tutte le voci che si confrontano e una pluralità di opinioni, sia qualcosa di negativo in quanto ostacoli il funzionamento dello Stato; questi principi gettano le basi per una dittatura.
Il 24 maggio 1915 l'Italia entra in guerra, in modo alquanto confusionario: essendo stato tenuto segreto il patto di Londra, l'uomo comune non sa nemmeno contro chi sta combattendo. Entrando in guerra solo contro l'Austro-Ungheria, l'Italia mostra un comportamento ipocrita a livello internazionale e si crea un clima di guerra civile in cui il re, di fatto, ha compiuto un colpo di stato. Pressata, dichiara successivamente guerra agli altri Stati minori che fiancheggiano l'Austria. Con i tedeschi non vi sono battaglie e la situazione rimane ambigua: i tedeschi entravano e uscivano dall'Italia senza essere attaccati. Pressata da tutti i lati e accusata di doppio gioco, con la caduta di Salandra nel 1916, ad agosto dichiara guerra anche alla Germania.
Luigi Cadorna, capo delle forze militari italiane, inaugura il principio delle «spallate», avanzando a tutti i costi e mantenendo l'offensiva. Questo principio viene applicato su due fronti di combattimento:
- uno sul Trentino, dove al costo di moltissime vite la tattica sembra funzionare, grazie anche alla morfologia del territorio montuoso, e nel 1916 si tiene una spedizione punitiva contro l'Italia da parte dell'esercito Austro-Ungarico, che porta a una pesante sconfitta e alla dimissione di Salandra
- l'altro fronte è l'Isonzo, dove si contano ben 12 battaglie, ripetuti attacchi ordinati da Cadorna4)
Dopo l'acquisizione di Gorizia nel 1916 l'Italia ha perso le forze, e le successive spedizioni punitive di cui è oggetto lasciano numerosi feriti e morti. Nel frattempo i tedeschi vincitori sul fronte orientale ritornano all'Isonzo e sfidano gli italiani a Caporetto (oggi in Slovenia), dove si ha una significativa disfatta italiana di cui sono responsabili i comandanti Cadorna e Badoglio: si creano varchi nelle trincee e i tedeschi si avvalgono della tecnica dell’infiltrazione; si ritirano al Po e molti vengono uccisi a Tagliamento. In questo momento storico stiamo perdendo Venezia-Giulia, Veneto e Colli Euganei.
A Cadorna è tolto il controllo delle forze armate che passa ad Armando Diaz: una tattica difensiva e prudente, diametralmente opposta a quella di Cadorna. Ritirandosi sempre più, si fanno arrivare gli austriaci fino a Vittorio Veneto dove vengono vinti a ottobre 1918.
La presidenza del consiglio passa a Vittorio Emanuele Orlando, che sarà in seguito il capo della delegazione italiana nel Trattato di Versailles (1919), e diverrà il capro espiatorio contro cui si scatenerà la rabbia degli italiani per non avere ottenuto con il Trattato di Trianon (1920) quanto era stato promesso con il Patto di Londra (1915). Orlando ottiene la vittoria a Vittorio Veneto anche grazie agli accordi fatti con gli industriali (ad esempio la FIAT), che aumenta la produzione di macchine belliche.
Il 3 novembre l'Austro-ungheria firma la resa all'Italia: era stata fiaccata, assieme alla Germania5) dalla controffensiva dell'intesa dopo l'entrata in guerra degli USA. Le questioni importanti vengono discusse nel 1919 a Versailles, dove l'Italia viene marginalmente considerata.