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Grande Depressione
Il dollaro ha una discesa vorticosa, e anche chi possedeva contante si ritrova con nulla in mano: l'America mantiene tutt'oggi una memoria di questo tempo.
In questo momento si assiste a una prima globalizzazione da parte degli Stati Uniti. Nel 1932, al repubblicano Hoover segue un nuovo presidente: viene eletto il democratico Franklin Delano Roosevelt, che morirà alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Egli sostiene che non è sempre giusto attuare una politica deflazionistica: un minimo di inflazione e di debito pubblico sono necessari – questa è la testimonianza di uno Stato che investe, e che è protagonista della propria economia. Contenere il debito pubblico non vuol dire eliminarlo. Egli mette a lavoro il brain trust (un'associazione di «cervelli») la cui punta di diamante è l'economista John Maynard Keynes. Roosevelt capisce che lo Stato deve intervenire nell'economia, valorizzando anche i privati e le loro imprese: ha così inizio un connubio tra privato e intervento statale, che esalta il valore del singolo uomo. Lo Stato, che si inventa le imprese migliorando il “volto” dell'America, pertanto deve entrare in debito, riassumendo i disoccupati dalla crisi del '29-'30, dando lavoro agli imprenditori e reimmettendo nel mercato tutti: Stato, imprenditori privati, operai. Questo sistema prende il nome di New Deal.
La prima azione di Roosevelt è quella di sfruttare mediante una centrale idroelettrica il fiume Tennessee, con una serie di agenzie che fanno rinascere l'economia in determinati settori del paese. Vi è un piano per fare risollevare l'agricoltura, che rifinanzia gli agricoltori che si trovavano in miseria, dando loro un limite di produzione.