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Hegel

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1831) – Jakob Schlesinger

Georg Wilhelm Friedrich Hegel fu un filosofo idealista tedesco. A livello ideologico, ebbe un ruolo cruciale nell'edificazione dello spirito nazionale tedesco. Diede un sostegno, in particolare, all'idea che il popolo tedesco abbia una maggiore perfezione.

Come filosofo politico fu un grande sostenitore dello Stato assoluto, in cui individua il massimo benessere per i sudditi, e la massima potenzialità per l'espressione dello Spirito, dunque la massima libertà (per quanto il singolo non ne sia consapevole): Hegel vede uno stato assoluto in quanto costruito a immagine e somiglianza dell'Io. Proprio la sua ideologia parte dall'amore per la libertà, e nello specifico per la rivoluzione francese.

Vita e Opere

Hegel nacque a Stoccarda nel 1770. Divenne un grande amico di Schelling e Hölderlin1).

Nel 1804 pubblica, assieme a Schelling, il giornale critico della filosofia. Muore nel 1831 all'apice del suo successo, probabilmente di colera.

Le sue opere più significative sono:

La Fenomenologia dello Spirito, che è la sua opera più famosa, contiene figure iconografiche spesso riprese successivamente, anche da Marx. Nella sua Enciclopedia, essa viene prima della Scienza della Logica, logicamente e cronologicamente.

Filosofia

Periodo Religioso

Nel “Periodo religioso”, Hegel si occupa di sottolineare il contesto ideologico della Religione Cristiana in Germania: a differenza delle motivazioni meramente politiche dello scisma tra la Chiesa Cattolica e la Religione Anglicana in Inghilterra, o ancora quello tra Chiesa Cattolica e quella orientale — ovvero la Chiesa Ortodossa, Hegel sottolinea che in Germania Lutero aveva elaborato in modo squisitamente teorico uno scisma della religione Cristiana.

La condizione dell'uomo non è vista come sofferenza e dovere, ma felicità, in quanto spirito e corpo nella natura. L'aspetto istintuale della ragione dell'uomo viene spesso cancellato con l'auto-mortificazione, pertanto la religione non risulta veicolo di innalzamento dell'uomo, bensì di sofferenza. Giunge ad affermare che questa visione sofferente errata della religione, che dovremmo superare, è stata anche la presentazione della religione ebraica agli uomini. Nel mondo Greco vi era la totale armonia tra il divino e l'umano (quasi un'identità, considerando la natura antropomorfa degli dei). L'Ebraismo, invece, ha portato avanti una religione della scissione, in cui Dio è lontano dall'uomo e non è più simile a lui; è un Dio che non si accontenta di vedere l'uomo nella sua dimensione naturale (corpo + spirito) e si occupa di punire l'uomo quando si comporta in modo contrario al suo volere: si tratta quindi di un Dio da temere. Cristo, ovvero Dio che si fa uomo, giunge in questo mondo portando un messaggio di amore, rimarginando questa frattura tra natura e spirito, tra uomo e divino.

Hegel propone quindi una nuova visione della religione che fa riconciliare Dio e uomo, spirito e natura, in contrapposizione alla degenerazione dogmatica del Cristianesimo nel Kantismo — l'etica del dovere — con un ritorno all'unione, a Cristo e all'amore.

Possiamo già individuare qui un movimento triadico:

  1. Tesi: mondo antico
  2. Antitesi: ebraismo
  3. Sintesi: cristianiesimo

I Lineamenti di Filosofia del Diritto

Il finito è solo una manifestazione, un rendersi visibile, da parte dell'infinito. Per Hegel questo è un superamento di Schelling, con cui l'infinito non si identifica più con l'infinito, ma ne è solo una parte e una delle sue manifestazioni. Hegel risolve le differenze tra Schelling e Fichte: nella produzione del finito, l'infinito afferma se stesso, pertanto il finito è una parte necessaria dell'infinito.

Vi è un'identità tra razionale e reale, che viene espressa nella formula:

Ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale. Hegel, I Lineamenti di Filosofia del Diritto

Tutte le cose sono espresse in una forma, che è dettata dalla ragione, e la razionalità non è pura astrazione ma si realizza nella realtà finita. Se non si realizzasse, vi sarebbe un limite all'infinito, ma essendo l'infinito tale esso non ha alcun limite. Non posso possedere una forma in mente che non ha alcun corrispettivo nella realtà. Al contempo, non esiste alcun aspetto della realtà finita che non si manifesti in maniera razionale, informata2) dalle stesse forme razionali.

La produzione del finito avviene in modo inizialmente inconsapevole per l'uomo, che può tuttavia acquisirne consapevolezza per gradi, tramite sforzo razionale. Il momento dialettico è fondamentale, e lo scopo primario della filosofia per l'uomo è quello di diventare consapevoli che tutto quanto viene prodotto è informato da forme razionali. Una volta compreso che tutto ciò che è naturale è razionale e viceversa è necessario comprendere il meccanismo della produzione, che ancora avviene secondo un ritmo triadico:

  1. tesi
  2. antitesi
  3. sintesi

Il momento della sintesi è diverso da quello presente in Fichte, e ha un valore aggiunto: in Fichte non è risolutiva, ma è un punto di partenza per un altro svolgimento (sistema a sintesi aperta). In Hegel invece, la sintesi è particolarmente ricca e pregnante, risolvendo tutti gli enigmi e chiudendo definitivamente il cerchio (sistema a sintesi chiusa); per i seguaci della filosofia hegeliana è vista come un vantaggio rispetto a quella Fichtiana, tuttavia essa è in diretto conflitto con la mentalità scientifica — motivo di numerose critiche da parte di filosofi coevi.

La triade hegeliana si dipana così:

Il superamento sintetico della Natura e il nuovo ingresso dell'Idea in sé come Spirito prende il nome di Aufhebung. Questo superamento della crisi (la Natura) contiene a sua volta la crisi stessa.

Quando l'idea si fa Natura, il tramite per cui l'idea può tornare a sé è l'unico ente naturale che contiene lo Spirito: l'uomo. Come in Fichte, le tre fasi non sono cronologiche ma ideali-logiche. Ciascuna fase ha una sua disciplina di riferimento:

La dialettica è lo Spirito che si svolge nella realtà, ossia la legge logica e ontologica della ragione. Essa avviene in tre momenti:


Nel criticare l'illuminismo, Hegel critica l'eccessiva prevalenza della ragione astratta, separata dalla natura, non funzionale a spiegare la realtà e divenuta quasi una religione. Hegel critica anche Kant e il Criticismo, che secondo lui pone un ostacolo altissimo tra il mondo dell'esperienza e della natura e la coscienza che lo deve conoscere, restando nell'ambito soggettivistico. Tale separazione priva di collegamento tra mondo fenomenico e mondo noumenico è irrisolvibile secondo le teorie di Kant, quindi la filosofia kantiana resta una filosofia astratta. Del Romanticismo, Hegel non condivide invece l'eccesso dell'immersione nel sentimento, e una chiusura nel soggetto individuale.

In Fichte, Hegel individua come criticità l'assenza della formazione di una distinzione ontologica, oltre che logica, nella fase dell'antitesi (l'affermazione del non-io). Il non-io non è sviluppato e non ha quindi alcuna funzionalità.

In Schelling, Spirito e Natura sono esattamente identificati l'uno nell'altra. Hegel sostiene che l'idea, dopo la sua estrinsecazione in Natura, non possa tornare uguale all'idea. Vede pertanto la filosofia di Schelling come una “notte buia in cui tutte le vacche sono nere”, dove non si scorge alcun cambiamento e non vi è distinzione tra le parti.

La Fenomenologia dello Spirito

Prima parte

Nella prima fase della Fenomenologia, Hegel espone con una prospettiva diacronica (a differenza di quella sincronica dell'Enciclopedia)) le varie tappe nello sviluppo della “storia romanzata della coscienza”, con cui questa si accorge di aver prodotto il dato osservato. Queste tappe sono rappresentate da figure ideali storiche, dei veri e propri idealtipi/archetipi funzionali alla sua dimostrazione del processo conoscitivo; involontariamente, ciò fa di Hegel il primo autentico filosofo della storia.

La Coscienza è così strutturata:

Tesi: la certezza sensibile del singolo oggetto in sé è per sé (il semplice quid) è totalmente soggettiva, è legata al contesto in cui è conosciuto, e risulta pertanto priva di alcun valore. L'oggetto conosciuto in cui ci imbattiamo non è un oggetto generale universalizzato tramite i trascendentali, ma un oggetto ben specifico. L'oggetto risulta del tutto esterno e potenzialmente anche ostile.

Antitesi: nella percezione invece si distingue l'oggetto in un certo modo perché chi conosce unifica tutte le informazioni sul soggetto. La coscienza dell'oggetto è coscienza di sé, in quanto soggetto unificatore del punto di vista della conoscenza.

Sintesi: con l'intelletto ci si sposta dalla dimensione prettamente sensibile a quella entrando nella dimensione mentale, arrivando a spiegare l'equivalente dell'Io Penso kantiano. L'Io si appropria dell'oggetto, portandolo da una dimensione oggettiva a sensibile alla mente e al soggetto che conosce: la cosa conosciuta è fenomeno per l'Io. La coscienza così si risolve nell'auto-coscienza, come produttori di fenomeno.

Lo svolgimento triadico della conoscenza è costituito da:

  1. Certezza sensibile (tesi)
  2. Percezione (antitesi)
  3. Intelletto (sintesi)

Davanti all'oggetto osservato, non bisogna compiere l'errore di universalizzarlo: da un altro soggetto e/o in un altro contesto (o da un'altra prospettiva) l'esistenza di tale è osservato in modo differente. Affinché questa cosa avvenga appieno, è necessario passare dalla certezza sensibile alla percezione, unendo tutte le proprie conoscenze sensibili. La coscienza diventa il centro unificatore di tutte le conoscenze sensibili giungendo alla percezione, il “qui e ora”, “hic et nunc”. Il cambio della prospettiva successivo si risolve nell'intelletto, con cui tutto diventa fenomeno5). Non vi è più, rispetto a Kant, la differenza tra gnoseologia e ontologia (fenomeno e noumeno).

L'osservatore acquisisce Auto-Coscienza in quanto centro di produzione di ogni cosa che conosce: in modalità dialettico-antitetica, è quindi necessario uscire da sé, incontrando così le altre coscienze, con cui si ci si deve confrontare. Nel momento dialettico dell'autocoscienza, essa si pone come soggetto; il giovane Hegel descrive l'arrivo di Cristo come Dio che si rende uomo, pertanto seguendo l'amore nell'ottica del Cristianesimo si giunge al confronto tra le autocoscienze. In seguito, però, Hegel riconosce che questa è una soluzione troppo semplice al problema della dialettica tra le coscienze: sostiene che è invece necessario attraversare un conflitto, una guerra necessaria all'unità con l'altro. Un esempio di questo tipo di conflitto è il dialogo tra la servitù e la signoria. La storia dell'umanità è una storia di lotte, che inizia dall'autocoscienza che si imbatte nelle altre autocoscienze e lotta per vincerle, subordinandole: allo stesso tempo il padrone si serve del suo servo, vivendo del lavoro del servo che ha sottomesso, ma il servo lavorando fornisce la sussistenza al padrone, diventando “servo del suo servo”. Il servo, che ha paura della morte, serve il padrone e nel far ciò realizza se stesso, si autodisciplina e produce tramite il lavoro delle opere che permangono, diventando indipendente e autonomo; a differenza di Marx, qui non si parla di indipendenza economica, ma solo di libertà spirituale. Il percorso avviene secondo le seguenti tappe:

In un momento di elevazione spirituale, mi accorgo di essere io stesso Dio — per l'umanità questo è il periodo storico del Medioevo. Con l'ascesi verso Dio, la «storia romanzata della coscienza» passa dal soggettivo al collettivo.

Lo sviluppo della Ragione ha un ritmo di sviluppo anch'esso triadico. Nel Rinascimento inizia la scienza vera e propria: la filosofia della natura. Dal punto di vista dell'idealismo, Hegel lo legge come un'autocoscienza e una ricerca di qualcosa di diverso da sé.

Pertanto, secondo Hegel non si entrerà mai nell'eticità vera (concreta, oggettiva), ma si potrà solo ambire alla moralità (astratta, soggettiva). L'individuo come Spirito si realizza solamente come parte attiva dell'unità politico-territoriale di cui fa parte.

Seconda parte

Nella Fenomenologia, la seconda parte è molto più breve rispetto alla prima ed appare come una bozza (molti dei concetti sono ripresi e approfonditi nell'Enciclopedia). Sembra essere meno strutturata diacronicamente.

Come il resto della filosofia Hegeliana, anche la seconda parte ha uno svolgimento triadico.

L'approccio è ancora una volta diacronico, e segue la storia dello Spirito vero che è inizialmente l'eticità, arriva nella cultura e sfocia nella moralità (ritorno in sé).

Enciclopedia

Nell'Enciclopedia non solo i momenti dello Spirito si susseguono gli uni agli altri diacronicamente, ma si comprendono anche e soprattutto reciprocamente in modalità sincronica. Da questa prospettiva, lo spirito è valorizzato ed elevato.

La triade principale è:

Scienza della Logica

La scienza della logica hegeliana, che si inserisce come prima parte dell'Enciclopedia delle Scienze Filosofiche in Compendio, è una scienza matematica astratta che si materializza nel concreto e reale: come sempre, per Hegel, tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale. La disciplina della Logica studia l'idea in sé (tesi): momento astratto, concettuale della triade primaria. Egli ha intenzione di fare corrispondere la trattazione delle forme astratte alla trattazione diacronica del pensiero filosofico che ha già affrontato nella Fenomenologia dello Spirito. Lo sviluppo delle forme astratte del pensiero viene storicizzato, perché il reale si configura solo su un piano diacronico, storico; alla storia non si sfugge, nemmeno se si parla di forme astratte.

La Logica, come scienza delle idee in sé per sé, studia l'intelletto che coglie la realtà come se fosse fatta da singoli fotogrammi (non il suo sviluppo in fieri), come se l'intelletto cristallizzasse ogni singolo momento di sviluppo del reale. L'intelletto pertanto non ne coglie il movimento, e costruisce dei concetti «purificati», forme che si sono realizzate dal punto di vista storico-fenomenologico, senza trattare l'aspetto storico, ma cristallizzate come dinamica, e non direttamente corrispondenti alla realtà. Queste categorie sono considerate al di fuori della storia, e hanno il loro contraltare nella fenomenologia. L'intelletto, nella fase dell'idea, non coglie quel movimento del reale che invece si coglie a livello fenomenologico, e li coglie come forme della ragione.

Le categorie hegeliane non hanno alcuna attinenza alle categorie kantiane12). Hegel non può affermare che le sue categorie sono «forme vuote», perché essendo le categorie enti razionali, non possono che essere anche reali; pertanto egli le affronta in modo astratto nella Logica, ma la descrive in termini concreti nella Fenomenologia (“contraltare” dell'Idea in sé per sé). Non c'è un noumeno, l'unica realtà è quella fenomenica13), il pensiero è libero e svincolato, e l'Io conosce direttamente la realtà. Il pensiero è assoluto14), ossia senza vincoli.

La triade che compone l'idea in sé per sé, è fatta da tre dottrine:

Quanto più ci interessa nella triade dell'essere è la conclusione/tesi: il divenire, una ricapitolazione della storia della filosofia, con cui l'essere acquisisce la possibilità di passare da potenza ad atto. La triade essere-nulla-divenire, recuperato da antichi filosofi quali Parmenide, è il percorso dell'essere che cerca la sua luce: possibilità di passare dalla potenza all'atto. A questo punto il pensiero, che è divenire, può cadere nella problematica in cui è caduto Fichte: la cattiva infinità—passare da essere a non essere e di nuovo all'essere all'infinito. Questo infinito non si qualifica sul piano ontologico e pertanto non ha più alcun significato. L'essere annuncia così il proprio fallimento, e passa a trovare il proprio arké fuori di sé: l'essenza.

L'essenza è proprio questa ricerca dell'arké fuori di sé, ed è logica di riflessione. L'oggetto ha diversi modi di porsi davanti al soggetto, tutti separati gli uni dagli altri. L'essenza non si trova, tuttavia, ma si trova una rappresentazione di essa: il fenomeno; essendo tutti soggettivi, non si ha una risoluzione unitaria. Devo accorgermi che tutta l'essenza non è altro che realtà in atto, ovvero la realizzazione hic et nunc della stessa possibilità che si era vista con il divenire; così si passa quindi alla logica del concetto.

Hegel divide il concetto in soggettivo, oggettivo e idea. Il concetto apprende alla perfezione la struttura dialettica della realtà. Essendo questa in movimento, sul piano astratto e intellettivo, l'unico modo per cogliere correttamente la realtà in divenire è il concetto. Il concetto è rappresentazione astratta della realtà, e in quanto la realtà è sempre in divenire e in movimento, il concetto è una precisa fotografia di quel movimento. L'ultima categoria della logica è l'idea, e in particolare l'idea assoluta (absolutus), che è sia astratta che concreta. L'idea concreta è la realtà, idea che esce fuori di sé: è questo il momento dell'alienazione e diventa natura; siamo giunti al secondo anello — l'antitesi — spazzatura del sistema hegeliano.

Filosofia della Natura

Alla filosofia della natura dedica molto poco, nonostante sia un passaggio fondamentale. È sviluppata in modo intermedio a Schelling e Fichte. Essa è ripartita in:

Il punto di approdo è l'organismo animale, di cui l'uomo è la forma più alta e fa sì che si possa passare alla filosofia dello Spirito.

Filosofia dello Spirito

La triade della Filosofia dello Spirito è:

Nello Spirito, diviso in soggettivo, oggettivo e assoluto, Hegel inizia dallo Spirito soggettivo, che è così strutturato:

L'Antropologia tratta dell'uomo appena arrivato dal regno animale, che è fatto da corpo e da una parte spirituale (anima), che è razionale; quest'ultima comprende il carattere e l'intuizione dell'individuo, che lo rende diverso da un altro, e non è più un elemento esclusivamente naturale. Gli altri animali, secondo Hegel, non possiedono un'anima ma solo un atteggiamento caratteriale che non è condotto in maniera razionale, ed è totalmente istintuale. La razionalità fa individuare a Hegel l'uomo come vetta del processo di produzione all'interno della natura, ed è studiata nelle tre fasi della vita:

Giunti alla maturità, si esce nuovamente dalla natura e ci si mette in gioco nello studio dello Spirito con la Fenomenologia, strutturata in:

Hegel rimanda alla Parte Prima della sua precedente opera Fenomenologia dello Spirito; la Seconda Parte è prevalentemente nello Spirito Assoluto (manca tuttavia, ad esempio, l'analogia con l'Antigone e la frattura tra la legge degli uomini e la legge di Dio).

La Psicologia è il momento sintetico. Hegel aveva risolto la Fenomenologia nello Stato, che consentiva la realizzazione della coscienza dell'uomo. Hegel qui fa invce un «passo indietro», riportando lo Spirito Soggettivo in quella fase della Ragione (nella Fenomenologia dello Spirito) con la contrapposizione tra lo Spirito e l'oggetto da conoscere, in cui aveva individuato lo Stato come Spirito collettivo.

Lo Spirito teoretico cerca di conoscere le forme in modalità astratta, e vuole fare metafisica piuttosto che formarsi una conoscenza naturale. L'approccio risulta fallimentare, perché non vi è contatto con la natura reale. Lo Spirito pratico pertanto cerca delle sensazioni di piacevolezza ristabilendo un contatto con la natura; lo Spirito pratico sembra darci la libertà, ma in realtà ci intrappola all'interno della natura. Subentra quindi un atteggiamento intermedio tra Spirito teoretico e pratico, che costituisce la sintesi: lo Spirito libero. Questo è caratterizzato dalla volontà, che unita alla ragione comprende tutti gli aspetti dell'oggetto studiato, sia quelli formali che quelli sensitivi; esso vive la concretezza dell'oggetto esterno a lui padroneggiandola e avvertendola come suo prodotto. Spirito libero = Ragione + Volontà. La ragione come sola sensibilità e senza la volontà non può, infatti, apprezzare l'oggetto osservato come proprio prodotto.

Lo Spirito liberato sul piano conoscitivo può passare alla fase successiva: lo Spirito oggettivo, in cui lo Spirito si mette in confronto e relazione con gli altri spiriti soggettivi: è il momento della comunità. Lo svolgimento è più articolato che nella Fenomenologia ed è costruito sulla triade:

Il Diritto «astratto» è una guida alla comprensione di ciò che è il diritto. L'astrazione è infatti un elemento fondamentale del diritto (le leggi non sono specifiche e riferite ai singoli casi, ma le medesime regole fanno testo per tutti gli individui). Kant era già entrato in questo ambito con gli imperativi categorici, ma nei Lineamenti della Filosofia del Diritto e nell'Enciclopedia, Hegel definisce i principli formali del diritto. Il diritto considera in modo astratto il soggetto che, al termine dello sviluppo dello spirito soggettivo, aveva preso conoscenza di sé in quanto produttore: questi diventa persona o maschera giuridica, in quanto dotato di diritti e uguale a tutti gli altri davanti alla legge. Il primo diritto è il diritto alla proprietà (“questo è mio”), e l'istituzione principe del diritto è il contratto. Il contrario del diritto è il delitto, ossia una violazione di una norma del diritto. In caso di delitto, ovvero di colpa, al reo viene applicata la pena, che costituisce un superamento della colpa: il reo che sconta la pena pertanto deve essere contento di scontarla: l'atto di scontare la pena è un ritorno al diritto in modo più consapevole. Il processo giuridico è riassunto pertanto da una triade:

La moralità studia il comportamento dal punto di vista soggettivo e astratto: l'individuo che ha scontato la pena vuole redimersi, pertanto si assegna degli ideali morali, il cosiddetto “proponimento”. Quando questo proponimento diventa intenzione ben diretta, esso deve dirigersi, affinché sia valido, a una meta universale, oggettiva. Questo modo astratto di volere il bene oggettivo e assoluto, tuttavia idealizza il bene, e traccia un solco quasi irreparabile tra noi e il bene15).

Un compito infinito non è più uno sforzo che nobilita16): l'uomo non può mai raggiungere Dio in quanto è estremamente imperfetto, mentre Dio è estremamente perfetto. La vera moralità è dunque fuori dalla portata dell'uomo, e qui subentrano le discrezioni delle leggi del cuore. L'altro rischio è quello di ricadere nella condizione dell'ironia romantica, un eccessivo distacco che porta alla fase dell'“anima bella”, che non si sporca mai con nulla.

Hegel fu il primo a creare una distinzione tra i termini «moralità» ed «eticità» e a dare la patente di scienza alla seconda. L'eticità non è scienza del bene, ma del comportamento, ed è applicata in ambito soggettivo-astratto: ciò che è astratto17) è soggettivo in quanto individuale. La prospettiva hegeliana è profondamente diversa da quella marxiana, tuttavia sia Marx che Hegel individuano nella società il problema dell'individualismo della classe borghese, che non permette una visione unitaria/comunitaria dello sviluppo dello spirito, e di conseguenza dello Stato, che secondo Hegel è la realizzazione tangibile dello Spirito sulla Terra.

L'eticità è la morale del diritto, è la morale che assume le forme del diritto, ma soprattutto è il diritto che assume la sostanza della morale: è il bene attuato concretamente. Tutto ciò permette di superare l'unilateralità del diritto nella moralità. Essa è così strutturata:

Nell'eticità, la tesi è dunque la famiglia, che Hegel va a recuperare da Aristotele18). Essa è formata da:

Le famiglie che costituiscono la società civile si devono pertanto dare delle regole per disciplinare la vita comune e vivere pacificamente assieme.

L'antitesi dell'eticità all'interno delo Spirito oggettivo è la società civile. L'approccio di Hegel all'analisi della società civile è dialettico, e guarda da una prospettiva dal basso, di contrasto e superamento dell'ostacolo. Essa è separata dallo Stato, e determinati incarichi che oggi attribuiamo a uno Stato liberale sono propri della società civile, e a carico della coscienza civile del cittadino:

Hegel immagina che una corporazione possa regolamentare e dirigere i propri appartenenti, come una sorta di «polizia interna».

Il momento sintetico dello Spirito oggettivo è lo Stato: ritorno in sé della famiglia dopo essere uscita in società; essa torna come «famiglia allargata», arricchitasi entrando in contatto con le altre famiglie e lo fa in modo unitario. Lo Stato è sostanza etica consapevole di sé, Spirito visibile sulla terra: si prende la responsabilità dei suoi sudditi cittadini, così come un padre di assume la responsabilità dell'educazione dei figli. I sudditi non sono soggetti allo, bensì elementi dello Stato. Non vi è assolutamente una visione contrattualistica: lo Stato esiste prima di noi, e noi abbiamo senso solo perché parti dello Stato. La Democrazia non esiste: è solo moltitudine non educata, pericolo per la sostanza etica. D'altro canto non può essere uno strumento formale per garantire diritti individuali20), poiché è la sede dove tali diritti iniziano a esistere: lo Stato è fondamento, non un semplice controllore. Egli rifonda la tripartizione del potere:

La forma ideale dello Stato è la monarchia costituzionale. Non ci può essere un diritto internazionale che regoli i rapporti tra gli Stati in quanto ciascuno Stato ha il diritto di esprimersi nella maniera più compiuta: si tratta di una giustificazione della guerra, in quanto manifestazione dello Spirito Assoluto. In Sulla Filosofia della Storia Hegel mostra come lo sviluppo della storia segue questo corso, ed è opposto a una visione provvidenzialistica della storia (la Provvidenza è una concezione irrazionale): il modello che Hegel propone è l'espansione razionale dello Spirito assoluto in divenire, che tende a volersi esprimere al massimo. La Storia diventa pertanto palcoscenico dell'astuzia dello spirito, che a volte si serve di determinati popoli, circostanze e individui per svilupparsi sempre di più e sempre al meglio. Il singolo individuo si sente pertanto realizzato nell'esprimersi liberamente come parte dello Spirito assoluto: nel popolo tedesco si incarna pertanto questa tendenza alla libertà che si materializzerà nell'idea di lebensraum (Spazio vitale) nel nazismo.

Nello Spirito assoluto, oltre all'Enciclopedia, bisogna ricordare i Lineamenti della Filosofia del Diritto.

Lo Spirito assoluto è lo Spirito che dopo essersi realizzato nel concreto torna all'idea. La triade dello Spirito assoluto è un ritorno ideale e consapevole alla parte razionale dopo un Aufhebung:

Cambia il modo in cui è rappresentato lo spirito: la sua rappresentazione è sempre più concettuale/spirituale.

L'arte è così strutturata:

Visto che lo Spirito è più forte delle forme che dovrebbe esprimere il manufatto artistico, si ha una smaterializzazione dell'arte: morte naturale per sovrabbondanza dello spirito; si torna a Schelling.

La Religione è a metà tra l'intuizione dell'artista che crea e la filosofia nella sua razionalità (quest'ultima è l'ultimo passaggio). È rappresentazione che io mi faccio di Dio (ha comunque una dimensione sensibile) e non procede dialetticamente/razionalmente, ma tramite dogmi, che non mi rendono ragione dello Spirito. L'assoluto diventa sempre una rappresentazione in me, non riesco ad assumerlo in modo universale ma sempre soggettivo. È una religione che proviene dall'esterno e va accettata.

Il sentimento costituisce la prima forma di percezione di Dio da parte della Coscienza (il sentimento è qualcosa in più rispetto all'intuizione artistica). Esso porta alle religioni, che sono ripartite in:

Il passaggio alla religione assoluta, che vede la visione di Dio ideale uscire di sé in una naturale, superare la natura e giungere alla dimensione concettuale, sancisce il passaggio dalla religione alla filosofia. La religione risulta funzionale a comprendere lo Spirito Assoluto nella sua rappresentazione, ma la prassi religiosa dell'uomo moderno deve dissolversi nell'agire secondo etica (moderna eticità): Hegel non è dunque profondamente credente, ma come espone nella maturità, la rappresentazione di Dio coincide con quella dello Spirito, ed Hegel è un idealista.

Passati alla filosofia, ove lo spirito è divenuto concetto e non più rappresentazione (Dio), l'Idea è Spirito. La filosofia è contemporaneamente anche storia della filosofia, e si presenta in ottica idealistica hegeliana non solo come un metodo di approccio allo spirito (puramente concettuale), ma anche come un metodo che vede il dipanarsi di sé stesso storicamente. Secondo Hegel, dopo di lui la filosofia non ha più niente da mostrare, riprendendo la concezione secondo cui l'idealismo è un sistema di sviluppo dello Spirito in chiave storica di cui Hegel è il culmine.

Schema complessivo

Realizzato con Diagrams.net (aka draw.io) da Alessandro.

1)
Massimo esponente del romanticismo filosofico
2)
Ossia munita di forma
3)
Hegel chiama la Natura la “spazzatura” del sistema, tuttavia un passaggio necessario
4)
Come in Schelling, la Fisica organica serve a risalire all'uomo, che è l'unico essere dotato di Spirito
5)
La realtà come appare a me
6)
Nuova versione dell'atteggiamento stoico
7)
Monachesimo (ora et labora), con cui si cerca di realizzarsi, ma ultimamente si sta cercando Dio nella propria opera
8)
v. tavole osservative di Bacone
9)
v. Faust di Goethe che si scontra con il proprio destino
10)
Ciò che non si spiega non ci fa ragionare
11)
v. Antigone
12)
I trascendentali—forme vuote che l'intelletto usa per sussumere sotto di sé la realtà, facendola divenire realtà fenomenica
13)
Il fenomeno è posto dallo stesso pensiero
14)
Termine con accezione storica
15)
Di questo errore accusa Kant
16)
a differenza di Fichte — v. Streben
17)
Ognuno ritiene sia giusto qualcosa di diverso
18)
“La più piccola società che esiste”
19)
Per Hegel, i due termini sono equiparati
20)
Come invece sostenevano Locke, Kant
21)
Nonostante monoteistica, ha una forma della rappresentazione del Dio come persona, ed è pertanto ritenuta arretrata. Questo non è in contrasto con le sue altre teorie della religione, poiché ha sempre descritto sotto una luce negativa il Dio degli ebrei, pertanto è equiparato alla religione pagana.