storia:fascismo

Fascismo

Benito Mussolini

˙ùıd ɐıɔsɐן ɐן uou 'ɐɯıuɐ,un ıp oʇıuoɹpɐdɯı è ıs oɯsıɔsɐɟ ןı opuɐnbıuıןossnɯ oʇıuǝq

Quando l'Italia firmò il Patto di Londra, non aveva realisticamente ipotizzato che l'Impero Austro-Ungarico sarebbe potuto cadere. L'ambizione era quella di completare il Risorgimento, ottenendo non solo il Trentino e l'Istria per il principio di nazionalità, ma anche la Dalmazia. Di fatto, il Patto di Londra non menziona la città di Fiume, che in qualche modo l'Italia percepiva come sua. Nell'ottobre del 1918, la città di Fiume dichiara con un plebiscito la volontà di essere annessa all'Italia; tale richiesta non è ascoltata, e con la fine dell'Impero Austro-ungarico, secondo il principio dell'autodeterminazione di Wilson, nascono varie realtà nazionali (Romania, Ungheria, Austria, Iugoslavia e Cecoslovacchia). L'Italia non ottiene tutti i territori desiderati (Solo il Trentino, il Sudtirol e L'Istria), trovando l'opposizione di Wilson, che pochi anni dopo1) la conferenza di Parigi morirà. La delegazione italiana del Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando abbandonò la Francia per protesta, ma si rivelò una mossa controproducente: i trattati di pace andarono avanti, e l'Italia non venne mai tenuta in considerazione, perdendo una grande occasione per espandere il proprio impero coloniale2) .

Gabriele D'Annunzio

Nel 1919, il poeta D'Annunzio si mette a capo di un piccolo esercito e occupa Fiume. Il Governo è informato di questa iniziativa, ma decide di non fare nulla. Vittorio Emanuele Orlando, protagonista dei trattati, è sostituito da Francesco Saverio Nitti nel giugno del 1919, e non mette alcun ostacolo all'impresa di Fiume; la città diventa ricettacolo non solo degli insoddisfatti, ma anche di tanti militari che hanno visto i loro compagni morire nelle trincee, gli arditi3), e molti altri violenti che hanno seguito D'Annunzio nella sua impresa. D'Annunzio inizia a dialogare con la folla dal balcone, creando un «laboratorio» e un'autentica scuola per le modalità del fascismo.

D'Annunzio disprezzava Benito Mussolini, vedendolo come una persona ignorante e rozza. Se Mussolini ebbe qualcosa dalla sua parte, non fu l'intelligenza ma sicuramente l'intuito e il carisma: egli riconobbe in D'Annunzio una fonte di ispirazione e qualcosa da copiare. Mussolini, appreso da D'Annunzio, lo liquidò.

Sul piano economico e sociale, l'Italia era in condizioni disastrose: il debito pubblico era alle stelle, la lira era estremamente svalutata (i lavoratori avevano un potere d'acquisto misero), e i maggiori a soffrire da questa crisi sono i sottufficiali, quadri dell'esercito che erano stati valorizzati in guerra, e che tornati a casa si erano ritrovati con un lavoro insignificante e uno stipendio misero. Paradossalmente i ceti inferiori, specie gli operai, sono protetti dai sindacati e riescono a ottenere di più. Ai contadini era stato promesso in ambito di guerra una distribuzione di territori da poter coltivare a fine guerra; non ricevendola, essi iniziano a occupare da soli varie terre.

Politicamente, vi era un clima di estrema polarizzazione: ciascuna fazione, neutralisti e interventisti, accusava l'altra di essere responsabile della crisi e degli esiti della guerra, e ciascuno riteneva di non essere stato sostenuto e valorizzato dallo Stato Italiano. Il presidente del consiglio Francesco Saverio Nitti afferma di aspettarsi qualsiasi tipo di disordine, sia dalle forze comuniste che da quelle nazionaliste della destra, e fa appello alle forze moderate (liberali) non potendo sedare i disordini con solo le forze militari dello Stato (esercito e carabinieri), avviando una tradizione per cui se vi sono iniziative violente da parte di cittadini italiani non regolarmente iscritti nell'esercito contro i “sovversivi rossi” esse sono benvenute. È proprio questo il principio che legittima la marcia su Roma.

Amadeo Bordiga

La corrente prevalente all'interno del Partito Socialista era quella dei riformisti, che non erano contrari alla rivoluzione ma ritenevano necessario arrivarci varando prima riforme. Ciò scoraggiava i massimalisti dall'effettuare concretamente una rivoluzione.

Giolitti cercava disperatamente un accordo con i socialisti, ma questi restavano sulla linea precedente alla Prima Guerra Mondiale: Giolitti è un ministro della malavita, e non si possono trovare accordi con il Partito Liberale; al contempo, per risanare il bilancio statale, Giolitti vara una serie di riforme che sarebbero state compatibili con la sinistra: tra queste ricordiamo l'imposta progressiva sul reddito, la nominatività dei titoli azionari e una maggiore tassa di successione sui patrimoni.

Don Luigi Sturzo

Amadeo Bordiga, massimalista del Partito Socialista, riteneva necessario fondare un partito sul modello bolscevico, come élite che avrebbe guidato la rivoluzione. All'interno dei massimalisti più radicali, si creo la fazione degli «ordinuovisti», orbitanti attorno alla rivista Ordine Nuovo, guidati da Antonio Gramsci. Gramsci vede la possibilità immediata della rivoluzione, non necessariamente guidata da un partito con un'avanguardia rivoluzionaria, ma anche come una rivoluzione spontanea. Gramsci identifica le masse come vero soggetto politico: non si parla più di «folla», ma di massa. Il modello non è tanto quello del partito quanto quello del consiglio di fabbrica — il soviet.

Antonio Gramsci

Fino a questo punto l'Italia aveva avuto un sistema dei collegi elettorali uninominale, ma anche per arginare i socialisti si passa a un sistema proporzionale puro.

Il Partito Popolare Italiano, fondato nel 1919 dal sacerdote siciliano Don Luigi Sturzo, inizia a creare concorrenza come partito di massa al Partito Socialista: siamo testimoni della caduta ufficiale del non expedit. Il suo messaggio del suo partito, aconfessionale, di socialismo evangelico lo rende vincente, assieme alla sua natura interclassista: mentre il Partito Socialista aveva come target solo classe dei proletari, il Partito Popolare comprende tutte le classi, dai cattolici ai socialisti.

Mussolini, direttore dell'Avanti dal 1912 e di idee antiborghesi e anticlericali, espulso dal Partito Socialista come elemento socialista radicale rivoluzionario, aveva intenzione di effettuare una rivolta simile a quella di Pietrogrado, ma non aveva più un partito di riferimento. Con la fondazione de Il popolo d'Italia4) nel 1915, abbandonò l'internazionalismo di stampo marxista e l'idea di una rivoluzione proletaria, per assumere un'idea nazionalista e borghese. Egli riesce a raggiungere principalmente gli ex-combattenti e i produttori, includendo in quest'ultima categoria anche i proprietari delle fabbriche.

Fascio littorio

Uomo poco colto ma molto intuitivo, capisce di dover guardare anche ai ceti medi, definendo una caratteristica fondamentale del fascismo: un'ideologia in cui tutti sono in grado di trovare la propria identità e il proprio nemico, con un'unione tra socialismo e nazionalismo. Egli fa appello alla Roma classica e riprende il fascio littorio, simbolo di quel tempo; con quel simbolo è in grado di costruire un «marchio pubblicitario» prima ancora dell'idea concreta del fascismo.

Il programma di San Sepolcro del 23 marzo 1919 mette assieme la formazione socialista di Mussolini e il sentire nazionalistico del pubblico a cui si rivolge, proponendosi come terza via al PPI e al PSI. Le elezioni del 1919 non premiano il movimento dei fasci di combattimento proprio per la sua ambiguità ideologica, ricevendo meno di 4000 voti. Le grandi forze, come i socialisti e i liberali, sottovalutano la futura il neonato fascismo, senza rendersi conto che molte delle istanze che avevano portato D'Annunzio a vincere nell'impresa di Fiume erano condivise dal movimento di Benito Mussolini.

La Società delle Nazioni chiede a Giolitti di rimuovere D'Annunzio da Fiume, cosa che realizza servendosi di corpi speciali (tra cui i carabinieri) in quanto temeva che l'esercito si sarebbe schierato con D'Annunzio. Con il Trattato di Rapallo del 12 novembre 1920, Giolitti ottiene per l'Italia l'Istria e la resa libera di Fiume, ma la retorica nazionalista aveva preso il sopravvento.

Nel 1920 Giolitti diventa presidente del Consiglio, sostituendo Nitti. Per sedare le rivolte nelle fabbriche e nelle campagne adotta una politica non interventista, facendo sbollire da sè le rivolte. Per quanto questa si dimostri una strategia vincente, la borghesia si sentì ancora una volta non tutelata, vedendo lo Stato liberale come debole e non in grado di contrastare il Terrore Rosso.

Dal 1921, anno di nascita del Partito Comunista5), nasce anche il Partito Nazionale Fascista. Nonostante le conseguenti violenze e distruzioni da parte delle squadracce fasciste, lo Stato non reagisce, volendo ripristinare l'ordine senza sporcarsi le mani. In questo momento Mussolini non è ancora il leader assoluto del movimento come lo diventerà in seguito: i ras6), capi degli squadristi, spesso nemmeno riconoscono Mussolini come capo di questa Italia de facto militarizzata. Tra i più violenti ras ricordiamo Italo Balbo, Dino Grandi e Roberto Farinacci.

A fomentare le violenze è soprattutto la paura del pericolo rosso: target frequenti sono infatti proprio le sedi e gli ambienti del Partito Comunista e dei suoi aderenti, tra cui anche la sede del giornale Avanti e varie camere del lavoro. Vi sono disordini di braccianti che vogliono di più dai padroni, soprattutto in Emilia, Puglia e nella Pianura Padana, e gli squadristi si pongono a servizio delle campagne; anche qui lo Stato non dice nulla, mentre i fascisti dichiarano loro stessi costituire lo spirito dello Stato.

È in questo periodo che nasce il culto fascista della giovinezza, in quanto uno degli elementi fondamentali del fascista era la forza fisica e l'intrinseca virilità del potere. Ricordiamo che molti giovani squadristi non erano ancora maggiorenni, e quest'esperienza era vista come un'uscita dalla noiosa vita di tutti i giorni.

I fascisti vengono percepiti dalla borghesia e dai liberali come un argine contro il pericolo rosso: lo stesso Giolitti decide di includere elementi fascisti nella lista del blocco nazionale, che comprendeva i principali partiti conservatori italiani, con il fine di arginare i partiti di stampo socialista e comunista. Con le elezioni del 1921, pertanto, entrano 35 deputati fascisti al Parlamento. Quando il governo di Giolitti cadrà nel giugno dello stesso anno, seguiranno Ivanoe Bonomi e Luigi Facta come presidenti del Consiglio, che cercheranno sulla stessa linea di controllare e contenere i fascisti. I socialisti riformisti (Turati, Treves, Matteotti, Modigliani) cercano di convincere i massimalisti ad accordarsi con i liberali in funzione antifascista, ma i massimalisti non vedono una differenza tra i liberali e i fascisti. Trovando impossibile un accordo, i riformisti escono dal Partito Socialista e formano il PSU – Partito Socialista Unitario.

Nel frattempo avviene la Marcia su Roma (27 ottobre 1922), come iniziativa spontanea delle forze fasciste; infatti, Mussolini non si trovava a Roma, bensì era a Milano, e non era stato l'ideatore della Marcia. Vittorio Emanuele III non si oppone al volere dei fascisti di compiere un assalto al Parlamento, vedendo una maggiore minaccia nei socialisti, e non dichiara uno stato d'assedio. Mussolini viene allora convocato a Roma dagli squadristi e si mette a capo della rivolta: occupa il Parlamento, dove pronuncia il «discorso del bivacco». Con questa orazione millanta la possibilità che avrebbe avuto di occupare militarmente l'aula del Parlamento e rivendica la sua decisione spontanea di non averlo fatto, in quanto moderato per sua volontà.

Per ingraziarsi la classe borghese, il Partito Nazionale Fascista toglie le principali tassazioni aggiunte da Giolitti: l'imposta sulle successioni e quella che aveva reso nominali le azioni di Stato; mette in primo piano l'esercito e inizia a uniformare le idee di patria e il fascismo: chi non è fascista diventa automaticamente antipatriottico. Istituisce anche la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), con cui reprime ogni opposizione. Mussolini fu il primo a realizzare una forma di stato totalitario, dove gli organi dirigenziali del partito coincidono con quelli dello Stato: i cittadini sono irregimentati e lo Stato si occupa del loro excursus in ogni momento della loro vita, anche nell'infanzia e nel tempo libero. Viene inserito il dopolavoro (quello ferroviario, quello dei tranvieri ecc.), e le leggi dettate dal governo centralizzato nella figura di Mussolini investono sia lo Stato che la Società Civile. L'Italia Fascista risulta comunque un totalitarismo imperfetto, in quanto restano ancora la figura del Re e del Papa; ciò non avviene nella Germania Nazista e nell'Unione Sovietica, che sono invece totalitarismi perfetti.

Giacomo Matteotti

Nel 1923 è pubblicata la Legge Acerbo, che dà 2/3 dei seggi in Parlamento a chi riceve la maggioranza dei voti. Alle elezioni di aprile 1924, Mussolini riprende da Giolitti l'idea di creare una lista che venga votata da tutti (la Lista Nazionale, spesso detta «listone») contenente candidati fascisti, candidati liberali di destra e candidati cattolici, provenienti dal Partito Popolare di Sturzo (troppo di sinistra) e diventati così fascisti. Per garantire che il listone riceva un tale numero di voti, Mussolini militarizza i seggi elettorali e fa controllare che tutti votino il Partito Fascista. Il 20 maggio del 1924 Giacomo Matteotti, il presidente del Partito Socialista Unitario, si alza e parla denunciando i brogli elettorali operati dal Partito Fascista. 10 giorni dopo, Matteotti è prelevato da una macchina e rapito da sicari fascisti. Il suo corpo viene trovato ad agosto nell'Agro Pontino, comportando uno scandalo che mette in cattiva luce Mussolini: l'omicidio, che non era stato richiesto da Mussolini, era un'iniziativa degli squadristi. Per protesta, i deputati non fascisti (1/3 del parlamento) compiono una secessione dal Parlamento, la Secessione dell'Aventino, richiedendo che il Re riprenda il controllo della situazione; Vittorio Emanuele III non reagisce, e Mussolini è ora totalmente incontrastato. A gennaio 1925, Benito Mussolini pronuncia un discorso alle Camere, in cui si prende la responsabilità civile e morale del delitto; Mussolini capisce che non subirà ripercussioni.

Alcuni antifascisti, tra cui Gobetti (direttore di Rivoluzione Liberale) e i fratelli Rosselli (che pubblicavano Giustizia e Libertà) scappano in Francia (principalmente a Parigi), e poco dopo vengono uccisi da sicari fascisti. Vi è una serie di provvedimenti, a partire dal 1925, con cui vengono eliminate tutte le possibili voci di opposizione; tutti i partiti che non sono il PNF e che non vi si sono accordati vengono dissolti: molti dei loro aderenti sono uccisi, imprigionati o relegati al confino. Il confino era una punizione ideata da Mussolini: chi era in disaccordo con il regime fascista era mandato in paesi sperduti (paesi di montagna, isolette sperdute ecc., v. Ventotene), lontano da casa propria. È inoltre istituito un tribunale speciale per stabilire se una persona è oppositrice del regime. L'impianto teorico del fascismo proviene da Gentile: la nazione italiana dev'essere esaltata dallo stato fascista e l'unico modo per essere patriottici è essere fascisti: essere socialisti o comunisti equivale a essere nemici della Nazione Italiana.

Dal 1925 viene eliminata la libertà di stampa, e nel dicembre del medesimo anno la separazione dei poteri e la carica di Presidente del Consiglio, sostituita dal “capo del governo primo ministro segretario di Stato”. Il Parlamento cessa di avere la sua funzione, e Mussolini è responsabile solamente davanti al Re. Nel novembre 1926 le leggi fascistissime eliminano tutti i restanti principi di uno stato liberale: vengono soppressi tutti i partiti diversi dal PNF e tutte le associazioni che istigano al rovesciamento dell'ordine sociale, viene reintrodotta la pena di morte.

Mussolini si fa dare l'appellativo romano di «dux» (Duce), e afferma di voler riportare lo splendore dello Stato italiano: l'Impero Romano. Mussolini opera parlando direttamente alla «pancia» della folla, con le adunate oceaniche, mediante mezzi di propaganda quali i cinema e grazie a opere ciclopiche come Cinecittà. Il regime fascista vuole stare in dialogo e interfacciarsi costantemente con la folla, dando voce a tutti ma togliendo loro il potere. Vengono introdotti i cinegiornali, con un'assidua esaltazione e sacralizzazione della figura del Duce e delle sue presunte imprese. Nasce l'Istituto Luce, che tutt'ora costituisce un serbatoio di fonti su questo periodo in quanto produceva i cinegiornali.

In questo periodo avviene l'«addomesticamento» dei Ras. I reduci dell'arditismo, pur riconoscendo il Duce come loro capo, avevano ancora degli individualismi. Mussolini nomina Farinacci (ex ardito) come capo fantoccio del Partito Fascista; egli sottostà al fascismo, ma per via della sua personalità viene costretto a dimettersi (1926) e sostituito da Augusto Turati, seguito da Achille Starace, che ristruttura lo Stato e sarà il capo di partito negli anni '30; tra i vari provvedimenti sostituisce la figura del sindaco con quella del potestà. Nel 1938 viene introdotto il Gran Consiglio del Fascismo, che come governo-ombra ha più potere del Governo effettivo; ne fanno spesso parte membri del governo. Questo Consiglio è proprio quello che vota la sfiducia a Mussolini e lo fa imprigionare all'arrivo degli Americani nel 1943; verrà tuttavia liberato da un'azione di Hitler, e coloro che avevano votato la sfiducia vengono fucilati, e tra essi c'è Galeazzo Ciano, genero di Mussolini.

Finora vi era stata la tradizione «libera Chiesa in libero Stato» e il principale partito dei cattolici era all'epoca era il Partito Popolare di Sturzo (non accordatosi con i fascisti). Per ottenere i consensi dei cattolici moderati e dei sacerdoti Mussolini decide di fare un trattato, un concordato e una convenzione, che prendono collettivamente il nome di Patti Laternanensi (1929), con cui effettua una serie di concessioni allo Stato Pontificio ingraziandosi Papa Pio XI, che fu un Papa particolarmente connivente con il fascismo, sperando di eliminare la laicità dello Stato. Il trattato tra i due Stati stranieri sancisce il mutuo riconoscimento. Nel concordato si accorda che i sacerdoti sono liberi dalla leva militare, e viene stabilito il matrimonio concordatario: se ci si sposa in Chiesa, automaticamente (a meno di particolari dispense) viene reso civile, e dunque valido in Comune, il matrimonio (ma non viceversa). Il divorzio è abolito, e Mussolini, che non si era sposato e aveva avuto una figlia fuori dal matrimonio, pur di avere il sostegno il Papa appoggia l'idea della sacralità del matrimonio. Nella convenzione, lo Stato italiano rifonde i territori della Chiesa, stabilendo una congrua somma da pagare al Papa e risolvendo la questione romana. La G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) e i Figli della Lupa erano tuttavia entrati così in diretta concorrenza con l'Azione Cattolica.

Vengono introdotti dei premi (in merce e denaro) per le famiglie e per chi ha figli. Vengono equiparate alcune scuole cattoliche a quelle di Stato e viene istitutuito l'insegnamento obbligatorio della religione cattolica in tutte le scuole, di ogni ordine e grado. Nel 1984, a opera di Bettino Craxi7), viene riformulato il concordato: tra i vari cambiamenti è rimosso l'obbligo di educazione alla religione.

Ascari eritrei con mitragliatrici FIAT

Mussolini manda un esercito in Etiopia nel 1935 e, con molta difficoltà, la conquista nel 1937. La propaganda rappresenta la vittoria come immediata e priva di sforzo. Vittorio Emanuele III è nominato Imperatore. Il primo elemento di razzismo presentato dal fascismo, con le leggi del 1938 e la pubblicazione del Manifesto di Difesa della Razza, è rivolto proprio agli africani. Vengono schiavizzati gli etiopi e il regime procede introducendo un'ideologia di purezza razziale simile a quella nazista nei confronti degli ebrei.

Fino alle leggi fascistissime, Mussolini aveva mantenuto un regime economico liberista, ma in seguito instaura il protezionismo, per rivalutare forzosamente la lira.


1)
nel 1921
2)
perdendo quello che viene definito il “posto al sole”
3)
Truppe d'assalto grazie a cui sono state ottenute varie vittorie, es. Isonzo
4)
sottotitolo: quotidiano dei combattenti e dei produttori
5)
formato dagli ordinuovisti Gramsci e Togliatti
6)
capi delle tribù etiope con cui erano entrati in contatto ai tempi di Adua
7)
Craxi sarà protagonista di Tangentopoli: nel 1992 si viene a sapere mediante semplici investigazioni di una tangente pagata da un ente privato ad alcuni rappresentanti dello Stato per vincere una commessa statale. Questa tangente fa scovare altre tangenti, e un piccolo giudice di Milano che se ne stava occupando viene a scoperchiare una serie di tangenti, fino alla maxi-tangente Enimont, da un miliardo di lire, che monopolizzava la vendita del petrolio in Italia. Dopo la sconfitta del fascismo, in Italia si era creato il sistema del Pentapartito: DC, Repubblicani, Socialisti, Liberali, Socialdemocratici, tutti partiti di centro-sinistra opposti al fascismo. Scoperchiata Tangentopoli, si va ad analizzare il nebuloso sistema con cui questi apparati di partito si tenevano in vita e stipendiavano i loro membri (anche il PCI lo faceva). Si scopre che i grandi gruppi monopolistici italiani pagavano tangenti come mantenimento di questi partiti per fare passare i propri progetti, e l'intascatore della Maxitangente era Bettino Craxi.
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  • Ultima modifica: 2022/06/17 10:20
  • da fra.don03